Salute

Aritmie cardiache: quando preoccuparsi se il cuore perde il ritmo

Il cuore batte circa 100.000 volte al giorno, spesso senza che ce ne accorgiamo. Ma quando il ritmo cambia, il corpo ce lo segnala. «La chiave è la consapevolezza», conclude il dottor Della Bella. «Ascoltare il proprio corpo, non sottovalutare i segnali e affidarsi a uno specialista: è così che si prevengono le conseguenze più gravi delle aritmie» 

Palpitazioni, battito irregolare, senso di affaticamento o mancanza di fiato: sono alcuni dei segnali che il cuore può inviare quando qualcosa non va nel suo ritmo. Ma cosa significa davvero “aritmia”? E quando bisogna preoccuparsi? Ne abbiamo parlato con il dottor Paolo Della Bella, primario dell’Unità Operativa di Aritmologia ed Elettrofisiologia cardiaca dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, tra i massimi esperti italiani di disturbi del ritmo cardiaco.

Aritmie cardiache: quando preoccuparsi

«Per aritmie si intende un disturbo del ritmo cardiaco che esula dalla normale regolazione del battito», spiega Della Bella. «Si va dalle semplici extrasistoli — spesso innocue — agli episodi di tachicardia o di fibrillazione. Alcune interessano gli atri, altre i ventricoli, e in base a dove si originano cambia la gravità. In generale, le aritmie atriali hanno una prognosi più benigna, mentre quelle ventricolari vanno considerate con maggiore attenzione».

La fibrillazione atriale, ad esempio, pur non essendo immediatamente letale, può aprire la strada a complicanze gravi come scompenso cardiaco o ictus cerebrale, se non viene diagnosticata e trattata in tempo.

Quanto sono diffuse le aritmie in Italia

Le aritmie sono più comuni di quanto si pensi. «È difficile dare un numero preciso», chiarisce il cardiologo, «ma la fibrillazione atriale colpisce una quota crescente della popolazione con l’aumentare dell’età: si stima tra lo 0,5% e il 5% degli adulti, con una prevalenza nettamente maggiore dopo i 65 anni». Spesso il problema è asintomatico: molte persone scoprono di avere un’aritmia solo in occasione di controlli per altri motivi.

Aritmie cardiache: chi è più a rischio?

Il dottor Dalla Bella spiega che alcuni fattori aumentano la probabilità di sviluppare un’aritmia significativa:

  • Precedenti cardiaci come infarto, miocardite o cardiomiopatia;
  • ipertensione arteriosa non trattata;
  • sedentarietà, fumo e consumo eccessivo di alcol;
  • in alcuni casi, predisposizione ereditaria.

«L’ipertensione è un nemico silenzioso», avverte Della Bella. «Può restare asintomatica per anni, ma a lungo andare provoca danni ai vasi sanguigni e al cuore. Il ventricolo si ispessisce (ipertrofia), gli atri si dilatano e questa dilatazione predispone alla fibrillazione atriale».

Anche lo stomaco può influire sul ritmo cardiaco

Un aspetto curioso ma reale è il legame tra apparato digerente e cuore. «Disturbi gastrici, esofagiti o reflusso possono riflettersi sul ritmo cardiaco attraverso un riflesso chiamato gastro-cardiaco», spiega lo specialista.
«Può succedere, ad esempio, che dopo un pasto abbondante o una bevanda gassata il battito acceleri. Nella maggior parte dei casi è un fenomeno fisiologico, ma se succede spesso, soprattutto in associazione a palpitazioni, va segnalato al cardiologo».

Aritmie cardiache: i sintomi da non ignorare

Non tutte le aritmie si manifestano allo stesso modo – spiega il dottor Della Bella – Alcuni segnali però meritano attenzione:

  • Palpitazioni o battito irregolare;
  • senso di stanchezza o fiato corto durante attività abituali;
  • capogiri o sensazione di svenimento;
  • riduzione della capacità di sforzo nel tempo.

«Molte persone attribuiscono questi sintomi all’età o all’ansia, ma è importante parlarne con un medico», sottolinea Della Bella. «Meglio una visita in più che una in meno».

Prevenzione e diagnosi: dal controllo della pressione al monitoraggio digitale

La prevenzione comincia dallo stile di vita: non fumare, limitare l’alcol, mantenere un peso sano e praticare regolarmente attività fisica. «Oggi abbiamo anche strumenti di auto-monitoraggio sempre più precisi, come smartwatch o sensori che registrano il battito. Questi dispositivi possono aiutare a cogliere eventuali irregolarità, ma la diagnosi va sempre confermata dallo specialista».

Tra gli esami più utili ci sono l’elettrocardiogramma (ECG), l’Holter cardiaco, l’ecocardiogramma e, nei casi selezionati, la risonanza magnetica cardiaca o lo studio elettrofisiologico.

Quando serve il pacemaker o il defibrillatore

Oltre alle aritmie da battito accelerato, esistono anche i blocchi di conduzione, in cui il cuore si ferma per alcuni secondi. «Sono disturbi del ritmo non necessariamente mortali, ma possono provocare svenimenti pericolosi, ad esempio alla guida», spiega Della Bella. «In questi casi il trattamento con pacemaker è risolutivo. La tecnologia dei dispositivi è ormai miniaturizzata: piccoli chip sotto la cute monitorano il cuore per anni e trasmettono i dati in tempo reale al centro di controllo».

Le aritmie più pericolose

Il cardiologo individua una sorta di “podio” delle aritmie più gravi:

  1. Fibrillazione ventricolare, che provoca arresto cardiaco immediato.
  2. Tachicardia ventricolare, che può evolvere nella precedente.
  3. Fibrillazione atriale cronica, che nel tempo può portare a ictus e scompenso cardiaco.

«Fortunatamente oggi riusciamo a identificare in anticipo la maggior parte dei soggetti a rischio grazie ai test genetici e agli esami di screening», precisa Della Bella. «In molti casi si procede con l’impianto preventivo di un defibrillatore, che salva letteralmente la vita».

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Francesco Bianco

Giornalista professionista dal 1997, ha lavorato per il sito del Corriere della Sera e di Oggi, ha fatto interviste per Mtv e attualmente conduce un programma di attualità tutte le mattine su Radio LatteMiele, dopo aver trascorso quattro anni nella redazione di Radio 24, la radio del Sole 24 Ore. Nel 2012 ha vinto il premio Cronista dell'Anno dell'Unione Cronisti Italiani per un servizio sulle difficoltà dell'immigrazione. Nel 2017 ha ricevuto il premio Redattore del Gusto per i suoi articoli sull'alimentazione.
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