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Sclerosi multipla: nuove speranze dal trapianto di staminali

Già usato per alcuni tipi di tumore, ha dato risultati positivi su 20 pazienti in Gran Bretagna

«La nuova terapia ha mostrato risultati notevoli». Sono bastate queste poche parole, pronunciate dal neurologo britannico Basil Sharrack, per accendere la speranza in migliaia di malati colpiti da sclerosi multipla in tutto il mondo. L’annuncio, fatto al Royal Hallamshire Hospital di Sheffield, è di quelli che fanno rumore: il trapianto di cellule staminali autologhe, già usato contro alcuni tumori del sangue e delle ossa, ha permesso di riazzerare e ricostruire da capo il sistema immunitario di 20 malati con sclerosi multipla recidivante-remittente, migliorandone le condizioni di vita. I dati sono ancora preliminari, e ottenuti su un numero molto esiguo di persone, ma bastano le testimonianze dei pazienti per capire la portata della svolta.

«Prima non riuscivo nemmeno a tenere il cucchiaio in mano per mangiare da solo, mentre ora sono tornato a pedalare, nuotare, e sono perfino intenzionato a riprendere a camminare», afferma Steven Storey, uno dei pazienti sottoposti alla sperimentazione. «Non potevo lavarmi e vestirmi da sola, non avevo neppure la forza per tenere in braccio mia figlia – racconta Holly Drewry – mentre ora ho di nuovo la mia indipendenza e posso fare tutto con la mia piccola Isla». A due anni di distanza dal trapianto, Holly non ha più avuto recidive e la risonanza magnetica non mostra segni di attività della malattia.

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Questi risultati davvero sorprendenti sono stati ottenuti seguendo un protocollo simile a quello usato nei malati di cancro. Il trattamento, durato tre anni, ha dapprima distrutto il sistema immunitario dei malati attraverso la chemioterapia, e poi lo ha rigenerato trapiantando le loro stesse cellule staminali del sangue prelevate in precedenza e poi coltivate in laboratorio.

«Dobbiamo ricordare che questo trattamento è molto aggressivo e comporta rischi significativi», sottolinea Emma Gray della Multiple Sclerosis Society, che invita i pazienti a non affidarsi al primo sedicente esperto che d’ora in poi offrirà questo genere di terapia: «deve essere eseguita in un centro accreditato – ammonisce Gray – oppure deve rientrare in una sperimentazione clinica». E che la terapia non sia una passeggiata di salute, lo dimostrano anche le parole di Paul Kirkham, che ha deciso di sottoporsi al trattamento pagando di tasca propria 30.000 sterline: «ti manda davvero al tappeto, avrei quasi preferito affrontare 10 round con Mike Tyson».

I ricercatori britannici sono molto soddisfatti degli esiti della sperimentazione, ma per il momento cercano di calmare i facili entusiasmi, sottolineando che il trapianto di staminali non è per tutti. «Dobbiamo ricordare che questo trattamento è adatto solo ai pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente, con almeno due o più recidive significative negli ultimi 12 mesi, che non rispondono alle terapie tradizionali e che combattono contro la malattia da almeno 10 anni», afferma il neurologo Sharrack.

E a chi si chiede come mai questa terapia già usata nel cancro sia stata sperimentata solo ora per questa malattia neurologica, ecco la risposta nelle parole di Richard Burt della Northwestern University di Chicago, il primo ad aver provato il trapianto di staminali nella sclerosi multipla nel lontano 1995 e oggi coordinatore della sperimentazione internazionale che coinvolge anche Stati Uniti, Svezia e Brasile: «c’è stata molta resistenza da parte del mondo farmaceutico e accademico. Questa non è una tecnologia che si può brevettare, ma noi siamo riusciti a raggiungere questi risultati anche senza il supporto dell’industria».

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