Salute

Smog e rischi per la salute: le 9 cose da sapere

Il blocco del traffico funziona davvero? Cosa rischiano pelle e polmoni? Può essere utile indossare una mascherina? Gli esperti rispondono

Quando salgono i livelli di polveri sottile nell’aria, la risposta della politica si limita al blocco della circolazione delle auto. Questo nonostante sia noto da tempo che è del tutto insufficiente. Anche perché il legame tra smog e rischi per la salute è particolarmente problematico. Sono moltissime le malattie croniche, e non solo quelle respiratorie, che vengono favorite dalla presenza di particolato e altre sostanze nell’aria. Le limitazioni che vengono prese in genere servono a qualcosa? E noi, intanto, quali rischi corriamo ad uscire di casa? Come possiamo proteggerci? Ecco le risposte degli esperti.

Smog e i rischi per la salute: pochi giorni di blocco del traffico sono davvero utili?

«La letteratura scientifica negli ultimi anni ha mostrato l’efficacia della chiusura dei centri urbani per circa due settimane al traffico privato, con una riduzione dell’11-41% degli eventi asmatici acuti». Giovanni Viegi è Direttore dell’Istituto di Biomedicina e Immunologia Molecolare (IBIM) del CNR a Palermo e Professore di “Effetti dell’inquinamento sulla salute” all’Università di Pisa. Ovviamente i risultati migliori si ottengono con politiche a lungo termine. Questo non significa necessariamente abbandonare le auto. «La California ha mostrato che, con politiche adeguate di controllo delle emissioni, tra il 1994 ed il 2011 è stato possibile ottenere riduzioni tra il 15 ed il 54% nelle emissioni di ossidi di azoto, PM2.5 e PM10, a fronte di un incremento del 38% del traffico veicolare e del 30% della popolazione».

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Smog e i rischi per la salute: l‘inquinamento può causare bruciore agli occhi?

«Sì», risponde Paolo Nucci, direttore della clinica oculistica dell’Università degli studi di Milano e presidente della Società italiana di oftalmologia pediatrica. «Questo è dovuto soprattutto alle polveri sottili, che alterano il film lacrimale producendo congiuntiviti e in rari casi cheratiti (una malattia che colpisce la cornea). Questo riguarda soprattutto i bambini, perché a un metro da terra si concentrano maggiormente le polveri inquinanti. La precauzione più indicata consiste nell’usare lacrime artificiali per lubrificare gli occhi e allontanare le polveri».

I bambini sono più colpiti dall’inquinamento da gas di scarico e polveri sottili?

«Sì, ma non dipende solo dalla loro altezza», spiega Giovanni Viegi del CNR. «Il loro sviluppo polmonare e i loro meccanismi di difesa sono infatti ancora in evoluzione. Inoltre i bambini inalano un maggior volume di aria per peso corporeo rispetto agli adulti».

L’inquinamento aumenta il catarro e può causare tosse?

«Certo, si tratta dei cosiddetti effetti a breve termine», spiega Viegi. «Tra questi ci sono anche la dispnea (mancanza di respiro) e il respiro sibilante, così come alcune infezioni respiratorie. L’esposizione all’inquinamento può produrre anche ricadute di patologie preesistenti. Sul lungo periodo si può registrare invece un incremento del rischio di disturbi più seri, come la broncopneumopatia cronica ostruttiva e persino i tumori polmonari».

Smog e i rischi per la salute: l‘inquinamento aumenta il rischio di tumori?

«Purtroppo sì e il polmone in particolare ne è l’organo bersaglio», spiega Paolo Crosignani dell’associazione Medici per l’ambiente, già primario della struttura di Epidemiologia ambientale presso l’Istituto dei tumori di Milano. «Le combustioni prodotte dai motori delle auto sono fonti di idrocarburi aromatici e di altri irritanti che, favorendo i processi infiammatori, facilitano la comparsa di tumori, specie quando il soggetto esposto all’inquinamento è anche fumatore».

Quali malattie della pelle possono essere provocate o peggiorate dall’inquinamento?

«Le più comuni sono le dermatiti irritative e allergiche», ricorda Antonio Cristaudo, Responsabile del servizio di dermatologia allergologica professionale e ambientale dell’Istituto dermatologico San Gallicano di Roma. «Le dermatiti seborroiche, l’acne, la disidrosi, la dermatite atopica e le dermatiti di natura infettiva possono peggiorare a causa dell’inquinamento, che può inoltre aggravare i segni dell’invecchiamento cutaneo. La pulizia con latti detergenti e l’uso di creme emollienti già da soli sono sufficienti a prevenire le conseguenze minori».

Esiste un legame tra inquinamento, infarti e ipertensione?

«Sì, anche se non è diretto», sottolinea Bruno Trimarco, docente di malattie dell’apparato cardiovascolare presso l’Università Federico II di Napoli. «Sono gli effetti a lungo termine dell’inquinamento a contribuire a patologie a carico dell’apparato cardiocircolatorio. Il legame è emerso già a partire dalla fine del secolo scorso. In quell’epoca studi dimostrarono che l’incremento degli inquinanti atmosferici contribuiva a un aumento del numero di infarti e ricoveri per scompenso cardiaco, angina pectoris e altre patologie cardiovascolari. Una ricerca sponsorizzata dall’Unione europea, pubblicata nel 2004 e condotta in 23 città europee, ha dimostrato invece un aumento diretto della mortalità generale nelle 24 ore successive ai picchi di inquinamento».

Smog e i rischi per la salute: le mascherine davanti a naso e bocca offrono una reale protezione?

«Dipende dal tipo», spiega Giovanni Viegi del CNR. «Secondo la norma europea En149, garantiscono una maggiore protezione delle vie respiratorie quelle classificate come Ffp1, Ffp2 e Ffp3. Sono cioè capaci di proteggere dalle particelle di più piccole dimensioni. Attenzione però. Tutte si inumidiscono dopo circa otto ore d’uso e vanno quindi sostituite. Meglio preferire quindi quelle con valvole di respirazione che riducono la formazione di condensa. Per l’utilizzo nel traffico, mentre si cammina a piedi o si va in bicicletta, le più indicate sono comunque le Ffp1».

Lo smog ci accorcia la vita?

«Sì, come dimostra il programma europeo Clean Air For Europe», spiega Bruno Trimarco. «In media ogni cittadino europeo vive 8,6 mesi in meno a causa delle polveri fini, con un primato negativo per la Pianura padana dove la riduzione dell’aspettativa di vita è di 2-3 anni circa. In Italia invece lo studio EpiAir, pubblicato nel 2009 e condotto in 10 città, ha dimostrato un aumento immediato della mortalità per cause naturali pari allo 0,69% in seguito a ogni incremento nell’aria di 10 microgrammi per metro cubo di polveri sottili PM10».

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