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Giornata mondiale contro il cancro. Sfatiamo i falsi miti

Ecco l’occasione giusta per combattere un nemico sempre insidioso: l’ignoranza.

Giornata mondiale contro il cancro

Giornata mondiale contro il cancro

Mille italiani ogni giorno si ammalano di tumore. Nonostante migliorino le terapie e aumenti la sopravvivenza, il cancro uccide in Italia poco meno di 180.000 persone ogni dodici mesi, circa 8,2 milioni nel mondo. Ma diminuire il rischio di ammalarsi è possibile. Ecco perché lo slogan della Giornata Mondiale del Cancro, che si celebra il 4 febbraio, è proprio ‘We can. I can’ (Noi possiamo, Io posso, ndr).
Da anni circolano molte notizie che generano allarmi ingiustificati, o, al contrario, eccessivo ottimismo. Così, di volta in volta, un singolo cibo o un prodotto di uso quotidiano viene additato come nemico pubblico numero uno, oppure una terapia alternativa viene promossa come panacea. Nell’analisi della sterminata produzione di studi scientifici seri su quello che realmente può provocare il cancro e ciò che aiuta a tenerlo lontano non si può essere superficiali, semplificando il risultato di anni di ricerche con uno slogan a effetto. Ecco allora la verità sulle più diffuse credenze inesatte o palesemente false.

I deodoranti provocano il cancro al seno

I deodoranti possono provocare il cancro al seno
La questione se i deodoranti possano o no causare il cancro al seno sembra l’ultima trovata di una corrente ideologica alternativa all’uso di prodotti di tipo industriale, ma solleva anche molti interrogativi in relazione ad alcuni loro ingredienti. La possibilità che il cloruro di alluminio, il cloridrato di alluminio e i sali di zirconio, consentiti nei deodoranti fino a certe concentrazioni e utili nella riduzione di batteri e odore, siano causa di mutazioni specialmente a carico dei geni Brca-1 e 2 ne ha fatto dei pericolosi indiziati nell’aumento del rischio di questo tumore. Tra le sostanze considerate sospette sono finiti anche i parabeni: utilizzati come antimicrobici, hanno la caratteristica di comportarsi come gli estrogeni, facendo nascere il sospetto che possano a loro volta essere implicati nello sviluppo del cancro.
Ma la pubblicazione di specifici studi su questi aspetti ha smentito qualsiasi ipotesi di correlazione. «Il legame tra uso di deodoranti e cancro al seno è pari a zero», spiega Antonio Moschetta, professore associato di medicina interna all’Università degli Studi di Bari e ricercatore Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro). «Non esiste un collegamento tra l’incidenza del tumore e la capacità di indurre mutazione o di favorire la proliferazione tumorale di molti di questi composti chimici».

Gruppo San Donato

La carne alla griglia è dannosa

La carne alla griglia è estremamente dannosa
Da tempo si parla della relazione tra carne grigliata e rischio di cancro, poiché la cottura alla brace determina la conversione delle proteine della carne in amine-eterocicliche (Hca) e la formazione di idrocarburi policiclici aromatici (Pah) che rimangono nei fumi e possono contaminare la carne. Recenti studi hanno collegato il consumo di carne grigliata a un incremento del rischio di cancro del pancreas, mentre le Hca sono state associate a un significativo aumento del cancro del colon, della prostata e dello stomaco. «Il consumo di carne grigliata è stato accostato alla maggior incidenza di cancro dello stomaco», spiega Mara Fornasarig, gastroenterologa del Centro di riferimento oncologico di Aviano (Pordenone), «ma, in uno studio nel quale è stata esaminata la cancerogenicità delle Hca in modelli animali, si conferma che i livelli registrati nel cibo non sono sufficienti a spiegare l’evoluzione di un processo di sviluppo tumorale. I problemi possono eventualmente insorgere con un consumo costante e continuativo. Il consiglio è di evitare di cuocere le verdure sulla stessa griglia usata per la carne e di associare al consumo di carne grigliata quello di verdure fresche, come carote e pomodori, che contengono sostanze antiossidanti in grado di neutralizzare le Hca».

La pillola è pericolosa

La pillola contraccettiva è pericolosa

Le concentrazioni di ormoni possono influenzare lo sviluppo di certi tumori e questo ha indotto a domandarsi se anche la pillola anticoncezionale possa comportarsi nello stesso modo, dal momento che contiene sia estrogeni che progesterone. Alla luce dei dati scientifici, le donne che utilizzano la pillola possono stare tranquille. Francesco Raspagliesi, direttore dell’unità di oncologia ginecologica dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, conferma infatti che i risultati emersi nel corso dell’ultimo convegno della Società italiana della contraccezione incoraggiano l’utilizzo della pillola, visti gli effetti protettivi che ha contro il cancro dell’ovaio e dell’endometrio. Secondo un’analisi comparativa di studi, già dopo un anno di utilizzo della pillola il rischio di cancro all’ovaio diminuisce e dopo cinque scende al 50%. Inoltre, le donne portatrici delle mutazioni in Brca1 o Brca2 (a rischio di cancro al seno e all’ovaio) che utilizzano la pillola riducono la probabilità di sviluppare cancro all’ovaio in maniera proporzionale al tempo di utilizzo del contraccettivo. Nello stesso modo, anche il rischio di cancro all’endometrio risulta ridotto.

L’aloe ha proprietà antitumorali

L’aloe ha proprietà antitumorali

Affermare che l’aloe da sola possa prevenire o curare i tumori è molto pericoloso, oltre che profondamente sbagliato. «Non ci sono studi che confermino l’utilizzo delle sostanze presenti nell’aloe come antitumorali nell’uomo», spiega Luca Cancian, oncologo radiologo al Centro di riferimento oncologico di Aviano. La fama di antitumorale dell’aloe vera nasce dalla testimonianza di un frate francescano, padre Romano Zago, che ne vantò le proprietà anticancro, dando il via a numerose ricerche scientifiche. «Da allora le sostanze contenute nell’aloe sono state molto studiate», conferma Moschetta, «ma nessuna si è rivelata in grado di combattere il cancro». Anzi, meglio fare attenzione a capsule e sciroppi a base di aloe che possono dare effetti collaterali anche gravi. «Per quanto riguarda invece l’uso di gel per trattare le afte che si formano in bocca come conseguenza dei trattamenti chemioterapici, anche se non ci sono dati scientifici certi sull’efficacia molti pazienti lo trovano utile per favorire un effetto antinfiammatorio, lenitivo e rigenerante delle mucose», conclude Cancian.

La creatina provoca il cancro del testicolo

La creatina provoca il cancro del testicolo

Le proprietà anabolizzanti della creatina hanno finito per attribuire effetti cancerogeni a questa molecola presente in tutte le cellule del corpo, specie in relazione al cancro del testicolo, ma non esiste a oggi alcuna certezza che l’utilizzo di creatina negli sportivi possa determinare un aumento di incidenza di tumore testicolare. «Teoricamente, il rischio potrebbe derivare dalla facilitazione nella produzione di amine-eterocicliche, potenzialmente cancerogene per la vescica», puntualizza Alessandro Bertaccini, medico specializzato in urologia e ricercatore presso la Clinica urologica dell’Università degli Studi di Bologna, «ma studi recenti sollevano molti dubbi sull’associazione tra il consumo a dosi molto elevate o per lunghi periodi di creatina e amine-eterocicliche, sulla cui formazione verosimilmente intervengono altri fattori».

Il vaccino anti-HPV non riduce i rischi

Il vaccino anti-HPV non riduce i rischi

L’Hpv (Human Papilloma Virus) è uno dei più comuni virus trasmessi sessualmente. Non vi sono dubbi sull’azione protettiva del vaccino nelle ragazzine che non hanno ancora avuto il primo rapporto, perché il Papilloma Virus è responsabile del tumore al collo dell’utero, ma recentemente si è scoperta anche un’associazione al tumore della vescica. «In particolare sono i sottotipi 16 e 18 quelli associati a questo tipo di cancro, e oltretutto la loro presenza caratterizza le forme più aggressive», spiega Bertaccini. «Al contrario, per quanto riguarda lo sviluppo del tumore alla prostata non emergono certezze, dal momento che gli studi condotti fino a oggi sono pochi e discordanti sui risultati».

Il telefonino fa venire il tumore al cervello

Il telefonino fa venire il tumore al cervello

In più occasioni ci si è interrogati sugli effetti che i campi elettromagnetici a radiofrequenza (Rf-Emf) emessi dai telefoni cellulari hanno sulla salute. L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro di Lione ha effettuato una revisione dei più importanti studi su questo tema (pubblicata nel 2011 su Lancet Oncology), focalizzandosi sul legame tra esposizione a Rf-Emf e tumori, soprattutto quelli del cervello e del sistema nervoso centrale come neuroma, meningioma, glioma e glioblastoma. Le conclusioni del gruppo di lavoro classificano i Rf-Emf come «possibili» cancerogeni per l’uomo. L’ipotesi è che il riscaldamento prodotto dalle radiazioni influenzi il metabolismo, favorendo la crescita tumorale. L’uso del cellulare fa dunque venire il cancro? «Stando alla classificazione dell’Agenzia, un “possibile” cancerogeno non è “certo” né “probabile”», spiega Moschetta. «E poi va fatta un’altra considerazione: al momento i tumori al cervello restano rari nonostante la massiccia diffusione dei cellulari in tutto il mondo, ma servono studi a lungo termine per capire appunto le conseguenze dell’uso protratto negli anni». Nel frattempo la parola d’ordine è cautela, riducendo quanto più possibile i tempi di utilizzo del telefonino e ricorrendo agli auricolari.

L’olio di palma è cancerogeno

L’olio di palma è cancerogeno

Il dibattito sulla sicurezza dell’olio di palma è sempre più infuocato, dal momento che sembra che una dieta ricca di questo alimento provochi un innalzamento dei livelli di colesterolo totale nel sangue e, soprattutto, di colesterolo cattivo (Ldl) rispetto a quello buono (Hdl). «L’olio di palma», spiega Anna Villarini, biologa e nutrizionista dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, «è presente in un ampio ventaglio di prodotti da forno, nei gelati, nelle creme spalmabili e in alcuni cibi confezionati. Si tratta di un olio vegetale ma composto in gran parte da grassi saturi, quali acido stearico, laurico e palmitico». In grandi quantità, l’acido palmitico contribuisce alla formazione delle placche nelle arterie, favorendo il danno cardiovascolare, e si è ipotizzato che il suo consumo si associ all’incremento di sostanze infiammatorie circolanti nel sangue. «È noto», conclude Villarini, «che uno stato di infiammazione favorisca lo sviluppo, oltre che di patologie cardiovascolari come l’aterosclerosi, anche di alcuni tumori». Ma ancora non ci sono evidenze scientifiche che correlino l’olio di palma al rischio oncologico.

di Enrico Orzes tratto da OK Salute e benessere ottobre 2015

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