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Oceani sempre più caldi, boom di batteri pericolosi

I danni possono derivare sia dal contatto con acque contaminate sia dal consumo di pesci infetti. Preoccupa anche l'aumento delle alghe infette

Il surriscaldamento del pianeta è pericoloso per la natura e di conseguenza anche per la nostra salute. Una nuova indagine dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura lancia l’allarme: a causa della temperatura più alta dell’acqua dei mari e degli oceani, molti batteri, come ad esempio il pericoloso Vibrio vulnificus, riescono a proliferare anche in zone dove prima morivano.

Anche le alghe tossiche, che mettono in pericolo la nostra salute, stanno aumentando. Hanno ormai superato il centinaio quelle che hanno effetti negativi sul nostro organismo, soprattutto a causa delle tossine che producono, e che possono causare problemi gastrointestinali, ma anche neurologici. I danni possono derivare sia dal contatto con acque contaminate sia dal consumo di pesci infetti, come nel caso dell’alga ciguatera molto comune negli allevamenti.

Gruppo San Donato

«La quasi totalità del calore prodotto dal riscaldamento globale causato dall’uomo dagli anni ’70, circa il 93%, è stato assorbito dall’oceano, che agisce da ‘tampone’ – spiega uno degli autori, Dan Laffoley -, ma questo ha richiesto un prezzo. Siamo stupiti dalla scala e l’estensione degli effetti sull’intero ecosistema evidenziati da questo rapporto».

Il documento, stilato da 80 scienziati di 12 Paesi, ha anche valutato altri effetti del riscaldamento globale sugli oceani. Diverse specie di meduse, tartarughe, uccelli marini e plancton si sono spostati di 10 gradi a nord per trovare acque a temperature sopportabili, e questo ha influito sulle popolazioni di mammiferi marini.

Il surriscaldamento sta danneggiando gli habitat, con un effetto sulle popolazioni di pesci. In Africa orientale e nell’Oceano Indiano il calore ha già distrutto parte delle barriere coralline, indispensabili ai pesci per sopravvivere. «Nel sud est dell’Asia ad esempio – si legge nel documento – la resa delle battute di pesca diminuirà nei prossimi decenni fino al 30% se le emissioni continueranno ai livelli attuali».

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