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Nino Frassica: «Lavoro tanto per paura di invecchiare»

A cominciare a spiazzarmi è stato il cambio della decina, quando cinque anni fa ho compiuto i fatidici sessanta. Quella cifra così tonda, quel 6 che mi apparteneva solo all’anagrafe ma non certo nello spirito, e che mi piombava addosso improvvisamente come un corpo estraneo, mi dava proprio fastidio. E mi faceva anche un po’ paura.

E adesso che ne ho 65 è pure peggio. Il passare degli anni impone dei cambiamenti nello stile di vita e spesso anche delle rinunce. E per uno spirito come il mio, che non si tirerebbe mai indietro davanti a niente, questo diventa difficile da accettare.

Gruppo San Donato

Il mio timore più grande è quello di apparire inadeguato, se non addirittura ridicolo. Per questo, quando ad esempio in un programma televisivo mi chiedono di entrare ballando come facevo nel glorioso Indietro tutta dell’amico Renzo Arbore, adesso rifiuto: il confronto con quegli anni risulterebbe fuori luogo.

Così come non ha più senso quell’abbigliamento un po’ eccentrico e molto giovanile che mi ha sempre divertito, magari indossato per scatenarmi in discoteca fino a notte fonda come amavo tanto fare. Problemi che fino a poco tempo fa non mi ponevo, e che invece adesso mi fanno riflettere ogni volta che se ne presenta l’occasione.

La resistenza fisica non è più quella di prima
E poi c’è un timore strettamente legato alla salute. Se prima correvo e saltavo come un grillo, adesso la resistenza fisica non è più quella di prima e sono terrorizzato dall’idea di eventuali traumi e fratture, che andrebbero a incidere anche sul mio lavoro, costringendomi a sospenderlo per un bel po’ di tempo. Ed ecco allora che sul set di Don Matteo intimo all’appuntato di partire all’inseguimento di un criminale al posto mio, fingendo una divertente, ma falsissima, pigrizia: in realtà voglio solo evitare un affanno sicuro.

Del resto, più passano gli anni, e più quella paura delle malattie che ho sempre avuto aumenta. Non amo ricorrere ai medicinali e ultimamente sto facendo molta più attenzione al regime alimentare, misurando alimenti come il vino, il sale e le fritture, e abolendo totalmente i superalcolici. La mia pecca, lo so, è quella di non praticare alcuno sport: preferisco di gran lunga una partita a carte, a flipper, o un solitario al computer!

Ma in compenso, appena posso scappo dall’inquinamento di Roma per correre nella mia casa di Messina a fare il pieno di sana aria di mare, che per me resta uno dei principali motivi di salute e benessere. Anche perché non la vivo come una vacanza, che magari include escursioni, spostamenti e organizzazione, ma come una forma di riposo fisico e mentale: mi godo la spiaggia tutto il giorno senza fare nient’altro, e torno del tutto rigenerato.

Mi infastidisce sentirmi dare del «lei»
Ma indubbiamente la paura più grande, quella maggiormente legata all’avanzare dell’età, è il rischio di poter perdere, in un futuro il più lontano possibile, la mia indipendenza e autosufficienza, soprattutto dal punto di vista della parola, della vista e dell’udito. E allora, poiché fortunatamente al momento ne sono ben lungi, sta esplodendo in me una voglia prepotente di reagire al tempo che passa e riempio le mie giornate di vita e di lavoro, di impegni e di entusiasmo, facendo qualsiasi cosa ogni volta che mi si presenta un’occasione apprezzabile.

Tant’è che sto lavorando molto più di prima, impegnandomi sul fronte della tv, della radio e del cinema. E mi diverto come un matto. E poi, dal momento che la mia indole alla fine prevale su tutto, frequento sempre e solo persone molto più giovani. Ho amici di trenta o quarant’anni a cui somiglio molto più che ai miei coetanei: con i «giovani» chiacchiero e discuto volentieri di tutto per mantenermi sempre al passo con i tempi, e mi fanno sentire proprio come uno di loro. E soprattutto mi danno del tu. Capisco che il «lei» sia una forma di rispetto e cortesia, ma sapeste quanto mi infastidisce…

Nino Frassica

Testimonianza raccolta da Grazia Garlando per OK Salute e benessere settembre 2016

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