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Federica Pellegrini: l’ansia mi bloccava e non riuscivo più a nuotare

"Nel 2008 ho interrotto una gara perché mi mancava l’ossigeno: ho scoperto poi di soffrire di broncospasmo. Mi sono curata, ma la paura di rivivere quella sensazione aveva preso il sopravvento"

Quel malore che ho accusato nel dicembre 2008 agli Assoluti Invernali di Genova, quando durante gli 800 stile libero ho smesso di nuotare dopo appena 300 metri, non era una crisi di panico o una manifestazione di stress, come avevano scritto i giornali.

Avevo dovuto abbandonare la gara perché non riuscivo più a respirare. In acqua avevo tentato inutilmente di rallentare il ritmo: in assenza di ossigeno, ero bloccata dalla sensazione di annegare.

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Ovviamente, dopo l’iniziale soccorso degli addetti dell’ambulanza a bordo piscina, mi sono sottoposta a tutti gli esami necessari. Grazie al test di provocazione bronchiale con metacolina è stato facile diagnosticarmi una forma abbastanza seria di broncospasmo: soffrivo di un restringimento dei bronchi del 50%. In pratica, sotto sforzo respiravo la metà di una persona normale.

Gli specialisti mi hanno spiegato che il problema, nel mio caso, era provocato da un’allergia alle muffe presenti nell’acqua della piscina. Da allora ogni giorno prendo il mio Broncovaleas, due spruzzate mezz’ora prima dell’allenamento. E il problema fisiologico è scomparso.

Purtroppo, però, dal punto di vista psicologico la situazione è peggiorata. Dopo quella gara, l’ansia è diventata il mio guaio più grave: temevo di rivivere le sensazioni provate in quella terribile performance, anche se razionalmente sapevo che non sarebbe potuto riaccadere. Continuavo a rimuginare: «non ce la faccio, non ce la faccio!», e mi si chiudeva la gola. Quando l’ansia toccava l’apice, non riuscivo nemmeno a entrare in acqua: arrivavo ai blocchi di partenza e correvo via.

Sono andata avanti così per alcuni mesi: per esempio, ai Primaverili di Nuoto a Riccione ho dovuto rinunciare alla mia batteria dei 400 metri stile libero. Nel mentre, oltretutto, si avvicinavano i Mondiali di Roma 2009, una tappa importante nella mia carriera. Avrei dovuto partecipare ai 400 metri stile libero, gara difficile per me a livello mentale, e per giunta con l’obiettivo della medaglia d’oro.

LA SOLUZIONE DEL MIO MENTAL COACH: ANALISI IN STUDIO E SIMULAZIONI DI GARA

Dovevo per forza trovare una soluzione! Il mio mental coach, vista l’urgenza del recupero, mi ha suggerito un doppio supporto: analisi in studio un paio di volte alla settimana e simulazioni di gara in allenamento, con tanto di costume lungo. All’inizio mi fermavo prima del traguardo, vittima dell’ansia. Poi, piano piano, ho cominciato a prendere confidenza con il problema e a padroneggiare gli strumenti per fronteggiarlo, ovvero l’immaginazione e la concentrazione. Il trucco consiste nel convincersi che la paura è solo una questione di testa e che fisicamente, invece, vada tutto bene.

Lo ammetto: non è stato un percorso facile, ma alla fine sono riuscita a controllare l’ansia. Risultato? Nonostante la tensione accumulata, ai Mondiali di Roma ho conquistato l’oro nei 400 metri stile libero, nonché il record del mondo. Potete immaginarvi la soddisfazione, dopo tutti gli sforzi fatti! Quella vittoria ha segnato una svolta nel mio approccio all’ansia, anche se ovviamente il problema non è scomparso del tutto.

Da allora, però, è cambiato il mio modo di viverlo: con il passare del tempo, ho imparato a sconfiggere le crisi attraverso la concentrazione. Dopo le Olimpiadi di Londra del 2012, nonostante i pessimi risultati ottenuti, ho smesso di frequentare il mio mental coach, ormai pronta ad affrontare da sola un nuovo ciclo. Oggi sono più serena e più sicura di me: se dovesse riproporsi il problema, saprei arginarlo usando la testa. Stranamente, tra l’altro, mi è capitato di soffrire d’ansia soltanto nelle gare minori, dove non ricevo particolari pressioni esterne.

Che dirvi, allora? Dalla mia esperienza ho imparato che le persone che soffrono d’ansia hanno bisogno di sostegno. Se capita a voi non vergognatevi, quindi, di chiedere aiuto! È inutile cercare di superare questo tipo di problema da soli: si perdono molte energie e senza ottenere un risultato tangibile. Per riuscire a vincere l’ansia è indispensabile ricorrere a un professionista, tenendo ben presente che i tempi di recupero non sono immediati e non sono uguali per tutti. Si tratta sempre di un percorso lungo, variabile a seconda della gravità del problema.

Federica Pellegrini (confessione raccolta da Nicole Cavazzuti per OK Salute e benessere di luglio/agosto 2014)

 

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