Sessualità

Sesso anale: la guida completa a prova di scienza

Non è una prerogativa dei maschi omosessuali: rappresenta una novità eccitante per tutte le coppie e spesso impedisce che si cerchi appagamento altrove

Il sesso anale nella scienza

La più grande banca dati del pianeta, che raccoglie i resoconti di tutti gli esperimenti e gli articoli scientifici da oltre cinquant’anni (Pubmed), restituisce ben 139.897 pubblicazioni quando si inseriscono nel motore di ricerca le parole-chiave «anal sex», sesso anale in italiano. Naturalmente la maggior parte di questi lavori scientifici non trattano direttamente il sesso anale. La loro numerosità però a ben comprendere come questo comportamento, sia diventato parte del quotidiano, e quindi argomento di studio per lo scienziato e per il sessuologo medico. Del resto in un recente sondaggio è emerso che un uomo su tre rivela di fare sesso anale. Le donne che affermano di concedersi ogni tanto il sesso anale si fermano al 15 per cento del totale. Secondo gli esperti però il dato sarebbe sottostimato.

Sesso anale anche nel mondo animale

Come la masturbazione e il sesso orale, quello anale non può essere definito contro natura. La penetrazione anale (attenzione: sia omo che eterosessuale!) è stata osservata negli oranghi, nei macachi, nei gorilla e nelle scimmie-ragno e scimmie-scoiattolo. Già nel 1970 il grande zoologo Desmond Morris aveva scovato una coppia di orangutan eterosessuali in cui la penetrazione era esclusivamente, e magari con mutuo piacere, anale. Questi classici esperimenti, compiuti da molti laboratori nel mondo, suggerivano nell’animale da laboratorio quello che sanno un po’ tutti nella propria privatissima sperimentazione domestica. Per una serie di motivazioni, che ora racconterò, il sesso anale è per noi umani particolarmente eccitante. Proprio come succede ai ratti.

Gruppo San Donato

Il sesso anale non è prerogativa delle coppie omosessuali

sesso anale Non è prerogativa delle coppie omosessuali

Per cominciare, dimentichiamo per un attimo l’equazione sesso anale = omosessualità maschile. Per quanto possa sorprendere, la penetrazione anale non è più frequente tra gli omosessuali rispetto alle coppie eterosessuali. Né questa modalità di far sesso è quella esclusiva nei maschi che fanno sesso con i maschi. Negli incontri omosessuali, il sesso orale è infatti più frequente di quello anale.

Ma perché l’anopenetrazione è così eccitante, tanto che il marchese de Sade la giudicava l’unico modo decente di accoppiarsi? Il primo motivo è la trasgressione, una delle molle più potenti che governano i comportamenti sessuali umani.

Sesso anale significa trasgressione?

L’aspetto psicologico della penetrazione anale si completa riconoscendo uno stimolo specifico dovuto proprio all’asimmetria di questa modalità di accoppiamento. Il maschio penetratore si garantisce la quota maggiore di piacere fisico e psicologico. Chi riceve la penetrazione non necessariamente ne trae piacere. Al contrario, può esperire un intenso dolore. Quindi il rapporto anale ha un significato simbolico di possesso totale, da una parte, e di dedizione completa all’amante, dall’altra. Una vera e propria dinamica di potere. E ciò può essere tremendamente eccitante per entrambi.

Antidoto alla monotonia

sesso anale Antidoto alla monotonia

La ripetizione e la monotonia delle modalità di accoppiamento esercitano un effetto di riduzione del desiderio, tanto quanto la novità rappresenta un potente stimolo erotico. Capiamo bene il significato adattativo di questa strategia della natura, tutt’altro che originale, essendo largamente praticata da quasi tutti gli animali. Contribuisce all’evoluzione della specie rimescolando e migliorando, per così dire, il materiale genetico grazie allo stimolo generato dalla novità. Ecco quindi che l’alternativa anale costituisce per molte coppie un modo per continuare a mantenersi tali (cioè coppie) senza per questo cercare stimoli al di fuori della stessa coppia.

La “famosa” fase anale 

L’opportunità di conoscere sensazioni provenienti da parti del corpo non frequentemente esplorate, come la sensibile regione anale, può aumentare l’intensità del piacere sessuale. E riportarci bambini, se Freud aveva ragione a sostenere che la seconda fase dello sviluppo psicosessuale, terminata quella orale, è proprio la fase anale. Tra i 18 e i 36 mesi impariamo a provare piacere nel gestire i movimenti sfinterici autonomamente, sviluppando allo stesso tempo interesse per gli escrementi. Se da una parte questo interesse viene ben presto sanzionato dall’ambiente in cui cresce il bimbo, dall’altro rimarrà più o meno presente nell’inconscio. In alcuni si creerebbe una «fissazione anale» che può essere:

  • ritentiva quando se ne ottiene un eccesso di gratificazione libidica essendo penetrati o comunque stimolati (erotismo anale),
  • espulsiva quando è centrale il bisogno quasi compulsivo di penetrare analmente (sadismo anale).

Riemerge l’istinto

Vi è infine da considerare un’altra freccia nell’arco della penetrazione anale. I glutei costituiscono un importante ornamento sessuale, così importante che, ancora secondo Desmond Morris, si è dovuto replicare sul davanti, in forma di visibilissime mammelle, quando ha perso di visibilità acquisendo la postura eretta. Ma questa visibilità riemerge prepotentemente nell’accoppiamento da dietro. Il rapporto anale ha quindi una valenza di (ri)esporre alla vista e al tatto del penetrante i glutei e contemporaneamente di far recuperare una dimensione animalesca e ferina che, in determinati contesti sessuali, può essere molto stimolante. Anche in questo caso, la stimolazione olfattiva più o meno collegabile agli escrementi può generare in alcuni un surplus di eccitazione. Quasi riecheggiasse l’eco di un comune passato dove l’accoppiamento sessuale non poteva prescindere dalla percezione di quegli odori che, da quando abbiamo inventato la cura del corpo, consideriamo, altrimenti, ripugnanti.

Il sottile confine tra piacere e dolore

sesso anale Il sottile confine tra piacere e dolore

Chiarite quali siano le spinte a penetrare analmente, cerchiamo di valutare quali possono essere quelle a essere penetrati e penetrate. Sono molte, infatti, le persone disponibili o che addirittura ricercano attivamente l’anopenetrazione. In quelle culture dove l’integrità dell’imene è considerata un bene prezioso dal punto di vista religioso, o comunque indispensabile per mantenere o accrescere il proprio ruolo sociale, il rapporto anale ha costituito e costituisce un’alternativa a quello vaginale, riservato al contesto coniugale. Nella stessa logica, la penetrazione anale rappresenta un metodo anticoncezionale, naturalmente imperfetto e disequilibrato, ma efficace in mancanza d’altro.

Piacere e dolore hanno spesso indistinti confini

Ho sempre pensato che il mercato possa dare informazioni preziose agli scienziati, soprattutto sui temi controversi. Se un oggetto viene prodotto e acquistato significa che funziona e risponde a un bisogno. Quindi se esistono vibratori e dildo doppi, anatomicamente conformati per permettere la contemporanea penetrazione vaginale e anale, e se questi oggetti sono usati da coppie eterosessuali o lesbiche, così come ovviamente per l’autoerotismo, significa che la penetrazione anale può essere particolarmente piacevole. Stiamo quindi compiendo, con il mio gruppo di ricerca, studi specifici per capire quanto la penetrazione anale sia capace di stimolare, per altra via, il complesso clitoro-uretro-vaginale. Si tratta di quella complicata e variabile regione anatomica un tempo nota come Punto G. Non mi stupisco, quindi, quando una paziente mi racconta di avere veri e propri orgasmi anali, magari, ma non necessariamente, facilitati dalla contemporanea stimolazione del clitoride esterno.

Il sesso anale è eccitante per oltre la metà delle donne 

Eccitante per oltre la metà delle donne 

Due ricercatori di Zagabria hanno pubblicato sulla rivista americana Archives of Sexual Behaviors uno studio scientifico su una settantina di donne, tra i 18 e i 60 anni, che avevano praticato i rapporti anali. Il 79,1% riferiva che la prima penetrazione anale era stata dolorosa, ma che il dolore era sensibilmente diminuito nei rapporti successivi. Circa un terzo (il 27,7%) aveva quindi rapporti anali regolarmente senza alcun dolore. Oltre la metà (il 58,1%), pur provando un po’ di dolore, li giudicava comunque eccitanti e piacevoli.

Ciò suggerisce che, come tutto quello che riguarda il sesso, molto dell’arte d’amare dipende dall’uso, dall’apprendimento, dalla costituzione e dai gusti. Ma anche dalla personalità, se ha ragione il mio collega anglosassone Stuart Brody, che sostiene che i rapporti anali sono più frequenti nei cosiddetti stili di attaccamento «insicuri», quasi fossero conseguenza di una personalità fragile e bisognosa di essere accettata.

I rischi per la salute

A differenza della vagina, organo copulatorio per eccellenza, la regione anale non possiede particolari difese meccaniche e immunitarie nei confronti della penetrazione. Per questo i rapporti anali non protetti sono da considerarsi ad alto rischio di malattie sessualmente trasmissibili. In molte comunità gay e tra le prostitute più informate e attente alla propria salute, si usano per la penetrazione anale profilattici appositi ben rinforzati, o l’escamotage del doppio profilattico. Ciò serve a ridurre il rischio di rottura, ovviamente più probabile quando, anziché la vagina sana capace di lubrificarsi e dilatarsi per accogliere falli di ogni dimensione, si penetra una mucosa con scarsissime capacità lubrificative e con un riflesso automatico di chiusura serrata dello sfintere, che peraltro impariamo fin dalla culla.

Nel sesso orale è consigliato sempre il preservativo 

Consigliato sempre il preservativo 

Il sesso anale non è quindi il compagno ideale della promiscuità sessuale. Traumi fisici con piccolissime o più cospicue ferite sanguinanti non sono rarissimi, soprattutto quando

  • l’anatomia dei partner non aiuta,
  • la penetrazione non è avvenuta con gradualità,
  • non si usano i lubrificanti adatti (sempre a base acquosa, e mai la vasellina: i derivati del petrolio riducono le capacità difensive del preservativo!),
  • chi è penetrato non è esperto, affiatato al partner, o sufficientemente eccitato e quindi capace di rilassare volontariamente la mucosa anale.

Le prostatiti clinicamente evidenti, come pure quelle silenziose che chiamiamo subcliniche, sono tutt’altro che rare. Tutt’altro che improbabile è trovare nella prostata infiammata l’Escherichia Coli, un batterio ubiquitario, ma presente soprattutto nell’intestino, che quando raggiunge la ghiandola, ovviamente attraverso l’uretra che la collega all’esterno, può diventare patogeno. Infine, un ultimo consiglio, che può sembrare assolutamente ovvio: quando si passa dalla penetrazione anale a ogni altra penetrazione, cambiare preservativo è assolutamente obbligatorio!

Emmanuele A. Jannini, professore di Endocrinologia e Sessuologia Medica Università degli Studi di Roma Tor Vergata

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