
Non si tratta di una malattia psicologica vera e propria, ma la sindrome del marito miserabile è una condizione molto diffusa. Si tratta di un comportamento che interessa uomini maturi che si chiudono emotivamente all’interno della coppia. Il marito o il compagno, soprattutto dopo molti anni di relazione, può rivelare un atteggiamento emotivamente distante, passivo-aggressivo o cronicamente insoddisfatto.
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Sindrome del marito miserabile, un atteggiamento che logora
Il marito “miserabile” non è necessariamente cattivo o maltrattante. È più spesso assente, anche quando è fisicamente presente. Non condivide, non partecipa, non ascolta. Anzi: spesso si lamenta, critica, si rinchiude nel suo mondo fatto di routine, televisione, abitudini consolidate. È come se avesse rinunciato a vivere davvero la relazione, lasciando l’altra metà della coppia a portare tutto il peso della comunicazione, dell’organizzazione familiare, della vita emotiva.
Da dove nasce questa sindrome?
Le cause possono essere molteplici:
- L’invecchiamento e la pensione: perdere il lavoro o il ruolo sociale può scatenare una crisi d’identità.
- Aspettative deluse: un senso di fallimento personale o professionale può portare al ritiro.
- Modelli culturali maschili rigidi: molti uomini non sono stati educati a esprimere emozioni o a comunicare in modo sano.
- Carenza di stimoli esterni: se la coppia vive isolata o in una routine troppo stretta, è facile spegnersi.
- Problemi psicologici: come depressione mascherata o ansia cronica non riconosciuta.
Che impatto ha sulla coppia?
Chi vive accanto a un partner “miserabile” spesso si sente sola, non vista, svuotata. Col tempo, può sviluppare sintomi psicosomatici, calo del desiderio, rabbia repressa, senso di colpa. Alcune donne iniziano a pensare alla separazione. Altre cercano rifugio altrove. Ma spesso il primo passo è la frustrazione silenziosa, che mina la qualità della vita e il benessere individuale.
Si può fare qualcosa per la sindrome del marito miserabile?
Sì, ma servono consapevolezza, comunicazione e volontà reciproca di uscire dalla stasi.
- Parlare apertamente con il partner può aiutare a rompere la spirale del silenzio.
- Chiedere supporto a uno psicoterapeuta di coppia può fare la differenza, anche in età matura.
- Ritrovare attività comuni, anche semplici (una passeggiata, un hobby condiviso), può riaccendere il senso di vicinanza.
- Per l’uomo, imparare a riconoscere ed esprimere le proprie emozioni è fondamentale. Non è mai troppo tardi.
Perché se ne parla solo ora?
Per molto tempo, le crisi relazionali nella terza età sono state invisibili. Si pensava che “ormai la coppia è fatta così”, che “tanto si resta insieme per abitudine”. Ma oggi, grazie anche alla maggiore attenzione al benessere mentale e alla crescita della longevità attiva, sempre più persone si interrogano sulla qualità della relazione anche dopo i 60 anni. E non si accontentano più di un affetto tiepido o spento.