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Gravidanza: molte coppie restano involontariamente senza figli perché male informate

Molte persone non sono consapevoli del declino della fertilità, soprattutto di quella femminile, che inizia già a partire dai 35 anni

Molte coppie restano involontariamente senza figli e questo accade perché, talvolta, sono male informate. Spesso, infatti, la maternità viene procrastinata non solo a causa di scelte personali e consapevoli, come il desiderio di dedicare le proprie energie ad altri aspetti della propria vita, ma anche perché non si è stati correttamente informati sui limiti della vita fertile, in particolare nella donna.

Molte coppie vanno incontro al fenomeno chiamato PIC, cioè Permanent Involuntary Childlessness

«Da uno studio scientifico emerge che il 56% dei ginecologi italiani che lavorano in strutture ospedaliere pubbliche e private ritengono non rara la possibilità di avere un figlio spontaneamente e senza aborto dopo i 44 anni e fino ai 50. Il 49% è convinto che la PMA possa sopperire completamente al declino naturale della fertilità femminile, mentre solo il 44% dei medici sa come calcolare la riserva ovarica di una donna, ossia la quantità di ovociti disponibili nelle ovaie per iniziare una gravidanza», interviene Mario Mignini Renzini, Direttore dell’Unità Operativa di Ginecologia e Responsabile del Centro di Medicina della Riproduzione Biogenesi – convenzionato con il S.S.N. – degli Istituti Clinici Zucchi di Monza, del Gruppo San Donato.

Gruppo San Donato

«Questi medici non sono in grado di informare correttamente i pazienti sulla fertilità e sulla sua preservazione. Il risultato di questa disinformazione è che un numero sempre più elevato di donne è colpito da ciò che chiamiamo PIC, cioè Permanent Involuntary Childlessness. Si tratta di donne che, con i loro partner, non hanno avuto figli non per scelta ma per non avere saputo per tempo che, con il passare degli anni, raggiungere questo obiettivo sarebbe diventato difficile o addirittura impossibile. E veramente in pochi raccontano che la medicina della riproduzione non è in grado di sopperire completamente al declino della fertilità».

Ci si illude che una gravidanza, anche molto dopo i 45 anni, sia sempre possibile

Spesso donne e uomini sono condizionati dai falsi miti legati alle gravidanze giunte in età avanzata, che creano vane illusioni. Anche i personaggi pubblici che intraprendono questo percorso talvolta non fanno cenno a eventuali programmi di procreazione medicalmente assistita, lasciando quasi sempre intendere che tutto sia avvenuto in maniera naturale e spontanea. «Viene dunque spontaneo pensare che il raggiungimento di una gravidanza, anche molto dopo i 45 anni, sia un evento altamente probabile. La non informazione e la mala informazione possono generare illusioni errate nelle coppie», spiega Francesca Zucchetta, Psicologa-psicoterapeuta esperta in tematiche di infertilità di coppia e Procreazione Medicalmente Assistita del Centro di Medicina della Riproduzione Biogenesi presso gli Istituti Clinici Zucchi di Monza, del Gruppo San Donato.

Quando però la gravidanza tarda (o non arriva mai) la coppia può andare incontro a «stupore o negazione, reazioni di disorientamento legate alla discrepanza fra la sensazione di sentirsi giovani e forti, pronti anche a diventare genitori, e il responso medico che invece sottolinea l’età attempata della riserva ovarica. A ciò, di conseguenza, si associano il dispiacere e il senso di colpa per non averci pensato prima, di aver dato priorità ad altro, pensando, ingenuamente, di avere una lunga prospettiva. Il tempo ormai trascorso, magari per aspettare che anche uno dei due partner maturi una motivazione, pone dunque un momento di riflessione importante che può generare sconforto e l’improvvisa consapevolezza di un evento incerto», continua Zucchetta.

Il declino della fertilità inizia a 35 anni

Ogni donna, alla nascita, possiede una riserva di circa 400.000 ovuli e si calcola che, quando si trova nella fase della pubertà ed entra nel periodo fertile, disponga di circa 300.000 ovuli. A partire dai 35 anni la fertilità subisce un rapido declino e le chance di avere un figlio in maniera naturale dopo i 40 anni sono estremamente ridotte. «Una donna in buona salute di circa 30 anni ha, ogni mese, una probabilità di concepimento che si aggira attorno al 10-15%. Le probabilità di concepimento all’età di 40 anni diminuiscono fino al 5% e nella maggior parte dei casi diventano quasi nulle già a partire dai 45 anni», prosegue il professor Mignini Renzini. Per una donna di 43 anni che riesce a concepire, nel 50% dei casi vivrà un aborto spontaneo, dovuto ad anomalie degli embrioni incompatibili con la vita. «E se la PMA può essere un grande aiuto per le coppie che non riescono ad esaudire il desiderio di maternità in maniera naturale, è giusto chiarire che queste tecniche non possono prolungare la fertilità ben oltre i limiti naturali, con percentuali di concepimento sovrapponibili a quelle naturali».

Gravidanza in età avanzata: i rischi per la donna

Come dicevamo poco fa, una donna over 40 che riesce a rimanere incinta può andare incontro ad alcune problematiche che mettono in pericolo la sua salute. «Il rischio di aborto e di anomalie cromosomiche, ad esempio, è molto elevato così come possibili complicazioni, quali ipertensione e diabete gestazionale. Nello specifico, l’ipertensione gestazionale, conosciuta anche come preeclampsia, può causare problemi gravi al feto e alla madre, quali danni permanenti a reni e fegato. Nella maternità in età avanzata aumentano i casi di distacco della placenta, travaglio prematuro e placenta previa», continua Mignini Renzini.

Gravidanza in età avanzata: i rischi per il nascituro

Una gravidanza in età avanzata può comportare anche rischi per il nascituro:

  • nascita prematura: alcune complicazioni della gravidanza, come ad esempio il diabete e la preeclampsia, possono provocare ritardi di crescita o altri problemi a carico del feto, tali da richiedere il ricorso ad un parto prematuro, che può danneggiare alcuni organi quali occhi e i polmoni;
  • difetti alla nascita: la possibilità di avere un bambino affetto dalla sindrome di Down, ad esempio, aumenta con l’avanzare dell’età materna: se a 25 anni il rischio di concepire un figlio non sano è pari a 1 su 1.250, a 40 anni è di 1 su 100. Sopra i 35 anni, consigliamo alle pazienti di sottoporsi a test di screening prenatale non invasivi (NIPT); in caso i risultati mostrino un aumentato rischio di difetti alla nascita, suggeriamo test di conferma diagnostica più invasivi quali amniocentesi e villocentesi, che possono evidenziare con certezza eventuali malformazioni;
  • aborto spontaneo o morte intrauterina: nelle gravidanze dopo i 40 anni sono più frequenti i casi di aborto spontaneo o morte intrauterina del feto. Probabilmente questo è legato alla maggior incidenza di problemi cromosomici a carico del feto, fattore che a sua volta è causa di interruzione spontanea della gravidanza.

Informarsi e valutare tutte le opzioni

Per evitare che le coppie restino involontariamente senza figli è necessario fare cultura sulla prevenzione. «La prima regola da seguire, specie per la donna, è quella di concepire possibilmente prima dei 35 anni. Se non sussistono le condizioni per concepire in giovane età, se ci si deve sottoporre a cure mediche invasive come quelle chemioterapiche, o se si è affette da patologie ginecologiche croniche che possono influenzare negativamente la fertilità, come ad esempio l’endometriosi, consigliamo di valutare la propria prognosi riproduttiva con uno specialista in Medicina della Riproduzione che può magari consigliare il ricorso per tempo alla crioconservazione dei propri gameti, da poter utilizzare eventualmente negli anni futuri», suggerisce il professore. «Per le coppie che invece cercano da più di 9-12 mesi una gravidanza senza successo, consigliamo di richiedere un consulto e sottoporsi ad un check up presso un centro specializzato di medicina della riproduzione», conclude.

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Chiara Caretoni

Giornalista pubblicista, lavora come redattrice per OK Salute e Benessere dal 2015 e dal 2021 è coordinatrice editoriale della redazione digital. È laureata in Lettere Moderne e in Filologia Moderna all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha accumulato diverse esperienze lavorative tra carta stampata, web e tv, e attualmente conduce anche una rubrica quotidiana di salute su Radio LatteMiele e sul Circuito Nazionale Radiofonico (CNR). Nel 2018 vince il XIV Premio Giornalistico SOI – Società Oftalmologica Italiana, nel 2021 porta a casa la seconda edizione del Premio Giornalistico Umberto Rosa, istituito da Confindustria Dispositivi Medici e, infine, nel 2022 vince il Premio "Tabacco e Salute", istituito da SITAB e Fondazione Umberto Veronesi.
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