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Tumore alla vescica: sintomi, fattori di rischio e terapie

Il tumore alla vescica ogni anno in Italia colpisce 21.000 uomini e 5.000 donne. È il quinto cancro più diagnosticato a livello generale. La sua incidenza è in continuo aumento:  secondo le stime della Società Italiana di Urologia Oncologica (SIUrO), nel 2030 potrebbero arrivare a 35.000

È il tumore più comune tra i 60 e i 70 anni. Colpisce tre volte di più gli uomini, anche se negli ultimi anni le diagnosi tra le donne stanno aumentando.

Nel 95% dei casi si tratta del carcinoma a cellule di transizione. Decisamente più rari l’adenocarcinoma e il carcinoma squamoso primitivo. Tre volte su quattro interessa le pareti laterali della vescica. Il tumore della vescica può diffondersi localmente e a distanza per via linfatica, dapprima ai linfonodi e successivamente, attraverso il circolo sanguigno, ai polmoni, al fegato e alle ossa.

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Quali sono i sintomi? 

I sintomi non sono specifici, ma comuni a molte altre malattie dell’apparato urinario. La diagnosi quindi può essere rallentata.

Generalmente si manifesta con:

  • ematuria, cioè la presenza di sangue nelle urine e la formazione di coaguli,
  • la sensazione di bruciore alla vescica quando si comprime l’addome,
  • la difficoltà e il dolore a urinare,
  • la maggior facilità a contrarre infezioni.

Più la malattia va avanti, più questi sintomi diventano gravi.

Fattori di rischio 

Il comportamento che fa impennare il rischio di sviluppare il tumore alla vescica è il fumo di sigaretta. Fumare aumenta di 4-5 volte il rischio di sviluppare questo tumore. Il fumo non causa solo dell’insorgenza del tumore alla vescica, ma colpisce l’intero apparato uro-genitale, soprattutto le vie urinarie superiori reno-uretali. Scopri qui i metodi più efficaci per smettere di fumare.

Tra gli altri:

  • mangiare spesso e in grandi quantità fritture e grassi,
  • alcune professioni, come chi lavora nelle industrie tessili, del cuoio, della gomma e dei coloranti per la loro esposizione cronica alle ammine aromatiche e nitrosamine,
  • eventuali radioterapie che hanno coinvolto la pelvi,
  • l’assunzione di farmaci come la ciclofosfamide e la ifosfamide,
  • l’infezione da parassiti come Bilharzia e Schistosoma haematobium, diffusi in alcuni paesi del Medio Oriente,
  • fattori genetici.

Quali sono le terapie?

Generalmente si pensa all’intervento chirurgico. Si può procedere in diversi modi:

  • la resezione transuretrale, per neoplasie di piccole dimensioni non infiltranti,
  • la cistectomia (asportazione dell’organo) parziale o totale, a seconda dello stadio clinico, dell’aggressività e del tipo di tumore,
  • il trattamento intravescicale con il bacillo di Calmette-Guerin (BCG, lo stesso che si usava per vaccinare contro la tubercolosi) che, depositato direttamente nella vescica sulle lesioni neoplastiche, ne provoca l’eliminazione. È utile soprattutto per evitare che la malattia si ripresenti.

L’approccio terapeutico oggi comunque prevede interventi combinati, che possono vedere impiegati, in combinazioni varie, chirurgia, chemioterapia o immunoterapia e radioterapia.

Quali sono i tassi di sopravvivenza? 

La sopravvivenza a cinque anni, in Italia, è di circa l’80% sebbene sia molto frequente la probabilità di recidiva – cioè della ricomparsa del problema anche a distanza di tempo.

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