Salute

Mal di schiena, gli esami e i farmaci

Dalla radiografia alla risonanza magnetica, quali analisi fare in caso di lombalgia. Solo dopo una diagnosi corretta si passa alla cura farmacologica più adatta

Attacco di lombalgia? Prima di buttare giù medicine a gogo senza criterio leggete qui.
«Nel mal di schiena il dolore è un sintomo, bisogna scoprire la causa», spiega Feliciantonio Di Domenica (puoi chiedergli un consulto), direttore del dipartimento di riabilitazione ortopedica al Gaetano Pini di Milano.

Gli esami da fare
«La radiografia è il primo passo da fare: mette in luce la struttura delle ossa e lo spazio tra le vertebre, così si può capire se la lombalgia o la cervicalgia dipendono da una discopatia o se sono legate ad altri problemi», continua Di Domenica.
Quando questo primo risultato richiede qualche approfondimento, il medico richiede una Tac, che pone in evidenza le ossa con un maggiore dettaglio e permette di ottenere una ricostruzione tridimensionale.
Ancora più raffinata è la risonanza magnetica.
Se sono necessarie ulteriori indagini, il medico può consigliare una scintigrafia, nel caso ci sia il sospetto di lesioni secondarie legate ad altre patologie ossee.
L’elettromiografia, che analizza l’attività elettrica del muscol, consentirà di valutare bene un’ernia del disco.

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I FAMACI UTILI NELLA FASE ACUTA

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Nella fase acuta del mal di schiena i farmaci risultano quasi sempre indispensabili.
«Il medico può prescrivere i Fans, antinfiammatori non steroidei (il più popolare è l’aspirina), che si possono assumere al massimo per una settimana e sempre associati a gastroprotettori», spiega Annamaria Burato, responsabile della struttura semplice di terapia antalgica all’ospedale Maggiore di Chieri (Torino).
Un’alternativa sono i corticosteroidi (cortisone), che hanno un potente effetto antinfiammatorio e a volte vengono associati a un analgesico, ma vanno assunti sotto stretto controllo medico, perché possono avere numerosi effetti collaterali.
In alcuni casi si usano anche i cosiddetti anticox 2, che però possono incrementare il rischio di problemi cardiovascolari.
Molto più soft, invece, i miorilassanti, per sciogliere la muscolatura.
Terminata la fase acuta, per combattere il dolore ci sono gli analgesici, più o meno potenti a seconda delle situazioni.
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Ultimo aggiornamento: 14 ottobre 2009

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