Salute

Ipotiroidismo: tutti i vantaggi della terapia con levotiroxina liquida

Disponibile in Italia dal 2012, ora è stata approvata anche in America. I benefici per i pazienti in termini di qualità di vita sono tanti

Quando si parla di cura dell’ipotiroidismo, si parla automaticamente di terapia con levotiroxina. Forma sintetica dell’ormone tiroideo T4, la levotiroxina è sulla lista dei farmaci essenziali dell’Organizzazione Mondiale delle Sanità e tra i più efficaci e prescritti in tutto il mondo: solo in Italia, infatti, si stima sia affetto da ipotiroidismo un 1 cittadino su 25.

Nel nostro Paese, da ormai cinque anni, è disponibile anche nella formulazione liquida che è stata approvata a febbraio 2017 anche dalla Food and Drug Administration americana.

Gruppo San Donato

Gli italiani sono stati i primi al mondo a prescrivere la versione liquida

A determinare il successo della terapia liquida rispetto a quella in compresse e capsule, sono stati proprio gli endocrinologi italiani, che hanno iniziato per primi in Europa e nel mondo a prescriverla e a evidenziarne i benefici per i pazienti. Facciamo il punto sull’ipotiroidismo in Italia e parliamo dei vantaggi della formulazione liquida con Andrea Lenzi, Presidente della Società Italiana di Endocrinologia.

Ci sono novità sulla comprensione del perché insorge l’ipotiroidismo?

«Grandi novità sull’insorgenza e sulle cause non ce ne sono, però oggi sappiamo che l’ipotiroidismo è una malattia molto più diffusa di quanto non si pensasse un tempo. In passato si pensava di fare diagnosi di ipotiroidismo solo quando c’erano sintomi conclamati e importanti, come riduzione della forza fisica o riduzione della capacità ideativa. Oggi invece teniamo in considerazione anche l’ipotiroidismo sub-clinico, quando i segnali fisici non sono ancora evidenti, ma ci sono i cosiddetti segni biochimici, cioè il TSH che si alza e gli ormoni tiroidei solo leggermente abbassati o normali. Questi casi sono molto più frequenti di quanto non pensassimo».

I casi di ipotiroidismo in Italia sono in aumento?

«Un’epidemiologia è difficile da stimare, perché sono decine di migliaia i pazienti che hanno appunto un ipotiroidismo sfumato, sub-clinico. In realtà la diagnosi sui sintomi non è molto facile, mentre sulle analisi sì, quindi consiglio di fare un esame del sangue specifico non appena si manifestano i primi sintomi fisici».

Una delle cause più frequenti dell’ipotiroidismo è la tiroidite cronica autoimmune: in che senso la sintomatologia di questa patologia può essere sfumata?

«In caso di tiroidite cronica autoimmune la ghiandola tiroide si infiamma e piano piano la sua funzionalità diminuisce. Questa riduzione può essere molto graduale nel tempo e quindi il paziente non si accorge che cambia il suo stato di salute, abituandosi a certi sintomi, come sonnolenza al risveglio ed un maggiore torpore costante, una modificazione della cute, una difficoltà nella digestione e una riduzione delle agilità e capacità di movimento, difetti di memoria.

Tutti sintomi che, se il paziente non è più giovanissimo, attribuisce alla vecchiaia e quindi trascura considerandoli normali, ma che invece riguardano il mal funzionamento della tiroide. Se la patologia non è identificata e trattata correttamente, si correla inoltre a un aumentato rischio metabolico e cardiovascolare se la persona è anziana, infertilità nella donna e complicanze gravidiche e fetali se è più giovane».

La terapia con levotiroxina può essere difficile da seguire perché una volta iniziata è da assumere a vita e al paziente è richiesto qualche sacrificio. Con la formulazione liquida, però, le persone affette da ipotiroidismo hanno una migliore qualità di vita e una maggiore aderenza alla terapia. Come funziona?

«Da molti anni, esattamente dal 1927, noi endocrinologi abbiamo avuto la possibilità di utilizzare l’ormone tiroideo, prima era estratto dalla ghiandola tiroidea di maiale. Solo negli anni Cinquanta si arrivò all’attuale forma di ormone dosato, prima estrattivo e poi sintentico, con cui siamo stati in grado di fornire al paziente una riserva di ormone assunto alla mattina, che l’organismo può utilizzare per tutta la giornata. L’ormone sintetico ci ha dato un grande vantaggio e ancora di più ne abbiamo con la sua formulazione liquida, perché nella soluzione abbiamo direttamente la molecola che il nostro organismo produce normalmente direttamente assorbibile e il paziente non deve fare altro che berlo».

Quali sono i vantaggi della levotiroxina liquida?

«Prima di tutto è una terapia più semplice sa seguire, perché si possono accorciare i tempi di attesa tra l’assunzione dell’ormone e il pasto successivo, cioè la colazione dato che la levotiroxina si prende la mattina. Nella terapia con compresse e capsule l’intervallo di tempo raccomandato è di almeno mezz’ora o più, mentre con la formulazione liquida si può accorciare a circa dieci minuti.

Rispetto alle altre formulazioni, l’assorbimento dell’ormone in soluzione liquida è pressoché completo, cosa che non avviene quasi mai con le compresse a causa degli errori che commettono inevitabilmente i pazienti. Non si può poi non considerare il vantaggio che il preparato di tiroxina liquida offre per il trattamento dei pazienti che non possono deglutire o che sono alimentati con sondino. E i vantaggi per i bambini con ipotiroidismo congenito».

Quali sono i maggiori errori che i pazienti commettono nell’assunzione della tiroxina in compresse o in capsule?

«L’errore maggiore è assumere l’ormone troppo vicino al pasto del mattino non rispettando i tempi. Questo perché il paziente prende la compressa quando si alza, ma poi, un po’ per la fretta dell’uscire, un po’ per le sue abitudini alimentari, fa colazione troppo presto, rendendo difficile l’assorbimento dell’ormone da parte dell’organismo.

Il secondo errore dei pazienti è non rispettare l’astinenza da altri medicinali, perché la formulazione in compresse può interagire con gli altri farmaci, in particolare quelli che si prendono la mattina, cioè i cosiddetti inibitori di pompa protonica contro le gastriti o le esofagiti da reflusso. La formulazione liquida, invece, non ha interazioni con nessun altro farmaco».

È vero che la levotiroxina è un farmaco difficile da dosare sul paziente?

«Ogni paziente è un unicum e ha un bisogno di ormone tiroideo in quantità personalizzata diversa da tutti gli altri. La diversa necessità dipende dal sesso, dall’età, dall’attività fisica giornaliera, dalla quantità e dalla sensibilità dei recettori dell’ormone tiroideo del paziente. Quindi il dosaggio dell’ormone tiroideo è differente da persona a persona e noi endocrinologi dobbiamo cercare di definirlo nel modo più preciso possibile».

Cosa accade se il dosaggio è sbagliato, è troppo o troppo poco? Come si capisce? Quali sono i segnali?

«Il paziente capisce quando la terapia che sta seguendo lo fa stare bene. Se invece la terapia è in eccesso possono esserci dei primi sintomi di ipertiroidismo, quindi tachicardia, extrasistole, difficoltà a dormire, fino ad arrivare a tremori o a fenomeni di tachicardia parossistica, quando il cuore batte troppo rapidamente. Nel caso contrario, ovvero se l’ormone è poco, rimangono i sintomi dell’ipotiroidismo sub clinico, quindi addormentamento, rallentamento delle funzioni vitali, dall’intestino al cuore, e tendenza alla depressione».

Ci sono cibi da evitare o cibi consigliati per chi segue la terapia con levotiroxina?

«Direi di no. Noi endocrinologi suggeriamo cibi ricchi di iodio e sale iodato per quanto riguarda la prevenzione di malattie tiroidee, ma non esistono cibi assolutamente da evitare o preferire durante la terapia con tiroxina. Se si mangia alla giusta distanza dall’assunzione di levotiroxina, non ci sono problemi di tipo alimentare».

Giulia Masoero Regis

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