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Il metodo Mézières: cura senza farmaci per i dolori del nervo cranico

Focus di Giancarlo Fratocchi, che cura Maria Grazia Cucinotta

Chi ne soffre, come Maria Grazia Cucinotta, giura che è come una coltellata, un pugno in faccia, una fitta lancinante che ti spacca in due. La nevralgia del trigemino interessa 5 persone su 100mila ed è una sindrome dolorosa che colpisce uno dei nervi cranici più complessi. Il trigemino ha origine nell’area della tempia e si dirama lungo tre branche: la prima raggiunge occhio e fronte, la seconda la mascella, la terza la mandibola.

Cause. Nella maggior parte dei casi le crisi sono scatenate dalla compressione di un vaso sanguigno su un tratto del trigemino, ma le cause di questo conflitto neurovascolare sono tuttora sconosciute. Raramente la nevralgia è conseguenza di condizioni o malattie quali ascessi dentari, otiti, tumori benigni, aneurismi. Nel caso di Cucinotta, il problema era un’infiammazione dei nervi cervicali propagata fino al nucleo trigeminale.

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Sintomi. Il dolore è molto intenso, colpisce in genere un solo lato del volto, spesso nell’area del naso e delle gengive, va e viene, a intermittenza, e si ripete con frequenza variabile: può durare da alcuni secondi a una giornata intera, a volte si protrae per mesi.

Diagnosi. Si basa soprattutto sulla descrizione dei sintomi, ma la nevralgia non è facile da identificare perché inizialmente si può confondere con mal di denti o sinusite. Una risonanza magnetica può escludere possibili cause del dolore come tumori e sclerosi multipla e individuare l’eventuale vaso che comprime il trigemino.

Farmaci. Il più efficace è la carbamazepina, seguito dalla difenilidantoina, entrambi antiepilettici. Il problema è che circa il 70% dei pazienti, dopo alcuni anni di terapia, diventa resistente ai farmaci. Così, per mantenere l’efficacia, occorre incrementare sempre di più la dose, aumentando di conseguenza anche gli effetti collaterali. Quando ciò avviene è il caso di valutare un intervento.

Interventi. A seconda del tipo di dolore e delle caratteristiche del paziente, il neurochirurgo sceglierà fra vari tipi di interventi, dalla decompressione vascolare, che prevede una piccola apertura del cranio in anestesia generale per inserire del materiale isolante fra nervo e vaso sanguigno, alle tecniche mininvasive per distruggere le fibre nervose responsabili della trasmissione del dolore.

Terapie alternative. Per tenere a bada il dolore si possono provare l’agopuntura e il metodo Mézières, utile nel caso in cui la nevralgia del trigemino sia provocata da un’infiammazione dei nervi cervicali, come è accaduto a Cucinotta, cui è possibile affiancare la terapia manuale.

Metodo Mézières: è una rieducazione posturale personalizzata, basata sul concetto che le catene muscolari accorciate determinano una cattiva posizione del collo e di conseguenza dolori, perciò è necessario allungarle attraverso una serie di esercizi sotto la guida di un fisioterapista qualificato. Le sedute si svolgono una volta alla settimana e durano circa un’ora. Al termine di ciascuna, si prova un senso di benessere e di leggerezza. Soltanto in alcuni casi, si possono avvertire formicolii all’estremità degli arti, tremori oppure dolenzie, che scompaiono in breve tempo. A volte si avverte un sollievo dal dolore fin dalla prima seduta. Il trattamento è controindicato in gravidanza (soprattutto nei primi tre mesi), in caso di infezioni, tumori, malattie degenerative dei muscoli.

Terapia manuale: è un sistema di mobilizzazioni e manipolazioni, sempre affidate alle mani di un fisioterapista esperto, utile per ripristinare il corretto movimento di aree specifiche pregiudicato da disturbi muscolo-scheletrici e nervosi. Il trattamento prevede due sedute alla settimana, di circa mezz’ora ciascuna, da integrare con alcuni esercizi da fare a casa.

Giancarlo Fratocchi – docente di fisioterapia all’Università La Sapienza di Roma e segretario dell’Associazione Italiana per il Metodo Mézières

 

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