Salute

Frattura delle costole: cause, sintomi, diagnosi, cure

La rottura di una o più coste è dolorosa ma raramente pericolosa. Si affronta con il riposo e gli antidolorifici

Focus a cura di Alberto Ventura, responsabile del centro di Chirurgia articolare mininvasiva all’Istituto ortopedico Gaetano Pini di Milano.

La frattura di una o più coste (o costole) è un evento doloroso ma solo in pochi casi pericoloso. Sussiste un rischio importante se frammenti di osso della gabbia toracica vanno a danneggiare organi importanti come i polmoni, il cuore, il fegato, i reni, la milza o le arterie del torace.

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CAUSE. Le cause più frequenti delle fratture alle costole sono i traumi, come gli incidenti automobilistici, sul lavoro e nel corso di attività sportive che prevedono contatto fisico, quali il calcio, il basket, le arti marziali e la boxe.

SINTOMI. In caso di frattura di una costola, si prova dolore forte e continuo, che si accentua durante la respirazione e quando ci si china.

DIAGNOSI: una radiografia al torace è di solito sufficiente per individuare la frattura alle coste. Se si sospetta l’interessamento di organi vitali si può approfondire l’indagine con una Tac o una risonanza magnetica.

TERAPIA. Per le fratture costali non sono necessari né ingessatura né interventi chirurgici. Lo stesso vale per le quattro costole fluttuanti, ossia le ultime della gabbia toracica.
Bisogna solo osservare un periodo di riposo finché non cessano i dolori (in genere da 3 a 20 giorni) e attendere che si completi il processo di calcificazione, cioè la formazione del cosiddetto callo osseo (in media sei settimane).
Da evitare la posizione distesa, che accentua i dolori: bisogna dormire in posizione semiseduta. Per lenire i dolori si assumono per bocca farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans) o paracetamolo. Per le persone che non possono prendere queste medicine è opportuno un bendaggio toracico, altrimenti sconsigliato perché favorisce lesioni cutanee e disturba la respirazione.
Per ridurre i tempi di guarigione si può ricorrere, in alcuni casi, a un ciclo di magnetoterapia: anche se la tecnica non è validata da studi scientifici, ci sono evidenze cliniche che gli impulsi elettromagnetici sfruttati in questa terapia alternativa siano di aiuto nell’accelerare la riduzione del dolore. Per avere benefici servono in genere dieci applicazioni quotidiane.

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