Salute

Focolaio meningite in Lombardia: cosa dicono i medici

Gli esperti della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali fanno il punto sul focolaio epidemico di meningococco C in provincia di Bergamo e chiedono alla popolazione di non farsi prendere dal panico

La meningite torna a far paura nel Basso Sebino, tra i comuni lombardi di Villongo, Paratico, Castelli Calepio e Predore: un uomo di 54 anni è stato ricoverato all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo dopo essere stato colpito da sepsi da meningococco, la stessa che dieci giorni fa si era portata via la moglie, lasciando sgomenta un’intera comunità. Quello dell’uomo, che era stato sottoposto alla profilassi antibiotica precauzionale senza andare incontro all’effetto auspicato, è il sesto caso registrato nella zona: dei cinque precedenti, come ha confermato in queste ore l’Istituto Superiore di Sanità, quattro (due mortali) sono sono stati causati dal ceppo C e uno dal ceppo B. Il tipo di meningococco che ha colpito l’uomo, invece, è ancora sconosciuto ma è altamente probabile si tratti anch’esso del sierogruppo C.

L’arma più potente contro la meningite è la vaccinazione

«In caso di focolai epidemici da meningococco C, come quello in corso nella bergamasca, è opportuno rafforzare la vaccinazione anti-meningococcica. Questa pratica viene caldeggiata soprattutto se, come suggeriscono le raccomandazioni internazionali, in un’area ristretta l’incidenza dell’infezione risulta superiore a 10 casi per 100.000 abitanti nell’arco di tre mesi» conferma Marcello Tavio, Presidente della SIMIT – Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali. Come ha dichiarato l’assessore al Welfare, Giulio Gallera, le autorità sanitarie stanno proprio seguendo queste indicazioni, attuando un’ampia offerta vaccinale nell’area colpita dal focolaio. Un servizio straordinario che viene erogato negli ambulatori, nelle scuole, nelle aziende e attraverso i medici di famiglia. L’Istituto Superiore di Sanità, infatti, ribadisce che, intervenendo in modo rapido e massivo, il focolaio può essere circoscritto evitando un’epidemia su larga scala. Tuttavia bisogna tener conto del fatto che il vaccino inizia ad avere efficacia dopo 15-20 giorni dalla somministrazione, quindi fino a quel momento potrebbero verificarsi nuovi casi.

Gruppo San Donato

Vaccinando i bambini c’è più protezione anche per gli adulti

La vaccinazione rimane la più importante arma di prevenzione in nostro possesso tanto che, se le persone colpite dall’infezione avessero aderito a questa pratica, molti casi non si sarebbero verificati. Purtroppo, però, la vaccinazione dei bambini, che è raccomandata e non obbligatoria, è ancora lontana dall’ottenere una copertura soddisfacente. «Basti pensare che nel 2018 i bambini di due anni che in Italia risultavano vaccinati per il meningococco C erano l’84,93% del totale» si rammarica Massimo Galli, Past President della SIMIT. «E questo è un problema perché una più ampia copertura vaccinale nei più piccoli porterebbe anche alla riduzione della circolazione di questi batteri anche tra gli adulti ma come sempre, e come è accaduto anche in Toscana nel 2016, la paura della malattia spinge molti a richiedere la vaccinazione solo quando il focolaio è in atto e mai prima».

Nessun allarmismo: i casi di meningite sono in linea con quelli degli anni precedenti

I dati raccolti dalla sorveglianza nazionale delle malattie da meningococco mostrano chiaramente come in Italia circolino normalmente sia il sierogruppo C sia quello B, tanto che dal 2010 si sono verificati circa 200 casi di meningite ogni anno, senza sostanziali variazioni. I numeri, quindi, sono in linea con i trend studiati «e pertanto non è giustificata alcuna forma di allarmismo» fanno sapere gli esperti della SIMIT. «Anzi, se si pensa che il 5-10% dei giovani tra i 15 e i 25 anni è portatore sano di meningococchi e questa condizione riguarda, per un periodo più o meno lungo dell’esistenza, la totalità degli esseri umani, a sviluppare realmente la malattia sono in pochissimi». Purtroppo gennaio è il mese con più segnalazioni, che hanno una grande eco sulle nostre testate, perché il meningococco è trasmesso per via aerea e circola più facilmente nei luoghi chiusi e affollati, nei quali ci si rintana in questo periodo.

Chiara Caretoni

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