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Fase 2 e PMA: ripartono i trattamenti di fecondazione assistita in piena sicurezza

Anche i trattamenti di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) possono riprendere ma gli operatori sanitari e i pazienti devono attenersi al protocollo di sicurezza siglato dalla SIGO

Le coppie che hanno deciso di ricorrere alla Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) per avere un bambino possono finalmente tirare un sospiro di sollievo. Il Centro Nazionale Trapianti e il Registro PMA dell’Istituto Superiore di Sanità, infatti, hanno dato il via libera alla ripresa dei trattamenti, pur mantenendo un alto profilo di sicurezza.

Fase 1: cicli di PMA sospesi e rimandati

Sebbene non ci fossero (e non ci sono tuttora) prove scientifiche che dimostrassero un rischio di trasmissione del coronavirus attraverso le pratiche di PMA, la Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) ha ritenuto opportuno esprimere alcune raccomandazioni in merito. Nelle settimane di lockdown e di piena emergenza sanitaria, infatti, l’approccio è stato quello di attendere il passaggio del picco delle infezioni prima di intraprendere nuovi cicli di fecondazione assistita. Mettendo, di fatto, in standby le coppie con problemi di fertilità. Questa scelta è stata presa fondamentalmente per evitare lo spostamento delle persone e l’accesso alle strutture cliniche, contenendo possibili contagi. Inoltre, gli specialisti hanno preferito scongiurare eventuali ingressi al pronto soccorso che talvolta possono essere necessari dopo un ciclo di PMA. Le uniche procedure garantite sono state quelle già in corso e le attività di crioconservazione della fertilità nelle pazienti oncologiche.

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Cicli di PMA sospesi: quali sono le conseguenze?

Ma cosa ha comportato la sospensione dei trattamenti di Procreazione Medicalmente Assistita? In Italia il 30% delle pratiche di PMA viene eseguito in coppie in cui il partner femminile ha già più di 40 anni. Più si tarda con l’avvio delle cure e maggiori sono le possibilità di insuccesso per queste persone. Stando a quanto riporta la SIGO, ogni mese di inattività determina una mancata esecuzione di circa 7000-8000 trattamenti tante sono le coppie che intendono intraprendere queste procedure. A ciò corrisponde una potenziale perdita di natalità mensile di circa 1500 bambini.

Fase 2: i cicli di PMA riprendono ma bisogna attenersi al protocollo della SIGO

Oggi, con il graduale avvio della cosiddetta fase 2, anche i trattamenti di PMA possono finalmente riprendere. Affinché le procedure vengano eseguite in piena sicurezza, la SIGO ha redatto un protocollo per tutelare i pazienti e gli operatori sanitari. «La nostra priorità era dare una risposta a tutte quelle coppie che avevano intrapreso un percorso di fecondazione assistita o che erano in procinto di farlo» commenta Nicola Colacurci, Coordinatore del gruppo di interesse speciale (GISS) in Medicina della Riproduzione della SIGO. «Parliamo di persone che negli ultimi due mesi hanno vissuto con grande sofferenza l’ansia del tempo che scorre e il timore di perdere definitivamente le proprie chance riproduttive».

PMA nella fase 2: cosa prevede il protocollo della SIGO

Il protocollo messo a punto dalla SIGO favorisce il ricorso alla tele-medicina, soprattutto per le prestazioni di consulto, refertazione e assistenza. L’erogazione di tali servizi “virtuali” ridurrebbe al minimo la permanenza nelle sale di attesa e negli ambulatori. Oltre poi alle indicazioni per la riorganizzazione degli spazi e delle attività e il corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, il protocollo prevede l’introduzione di tre triage. Questi costituiscono dei passaggi obbligati di verifica dello stato di salute delle coppie e degli operatori sanitari durante il percorso della PMA. Nel caso in cui uno dei due partner manifestasse sintomi lievi durante uno di questi step, è sottoposto a test sierologico. Diversamente, in presenza di una sintomatologia da coronavirus conclamata, il protocollo dispone che si rimandino il prelievo ovocitario o il transfer di embrioni congelati. Per consultare l’intero documento, clicca qui.

Chiara Caretoni

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