Salute

Ebola: quando baciare un tronco di banano serve ad arginare la minacciosa diffusione del virus

In Sierra Leone le cerimonie funebri durano dieci giorni in cui il cadavere viene baciato e abbracciato, diffondendo il virus. La terapia comportamentale ACT ha permesso alle stesse popolazioni di trovare l’alternativa nel rispetto della propria religione

Intervenire sui comportamenti che possono diffondere il virus Ebola, ma nel rispetto di tradizioni, valori religiosi e cultura delle popolazioni dell’Africa occidentale. E’ quanto è riuscita a fare l’organizzazione no profit Commit and act in Sierra Leone, con un programma di terapia comportamentale che ha consentito di trovare un’alternativa a uno dei momenti più importanti per la comunità ma anche più pericolosi per la diffusione del virus: la cerimonia funebre.

Nella tradizione religiosa della Sierra Leone il rito funebre dura più di dieci giorni, durante i quali il cadavere viene vegliato in casa, abbracciato e baciato da parenti e amici. Incomprensibile per noi occidentali visto che il virus Ebola si trasmette anche da cadavere. “Ma per alcune popolazioni è invece molto difficile, praticamente impossibile rinunciare a questi aspetti della propria religione, strettamente legati alla propria cultura, e ai valori dettati da quella cultura” spiega Giovambattista Presti, professore di Psicologia Generale all’Università Kore di Enna. “Significherebbe disonorare i propri morti, con il rischio anche di finire emarginati dalla comunità”. A questo si aggiunge il fatto che in molte comunità indigene il concetto di virus non esiste e che Ebola, come altre malattie, sono considerate il risultato di una maledizione.

Gruppo San Donato

Grazie al programma di Commit and act, è stata trovata la soluzione che protegge le persone dal contagio e al tempo stesso rispetta valori e religione: “Il cadavere viene inumato dopo essere stato bruciato, e veglia e funerale vengono celebrati con un simulacro del cadavere, una sorta di totem, un tronco di banano – continua Presti – che poi viene sepolto. E questo è in pieno accordo con i principi religiosi della popolazione della Sierra Leone”.

A nessun occidentale sarebbe venuta in mente una soluzione simile, e infatti sono state le popolazioni locali a trovare questa alternativa al rito funebre, grazie al lavoro fatto dagli esperti e dagli assistenti sociali di Commit and act, attraverso la Acceptance and Commitment Therapy (ACT), una terapia che ha come obiettivo principale la flessibilità psicologica.

“Il percorso di cambiamento consta principalmente di due fasi – spiega Presti – la prima è abbassare i livelli di resistenza cognitivi: tutti noi siamo resistenti al cambiamento, anche a cambiamenti più piccoli, come spostare qualcosa in casa”. Utilizzando l’ACT cosa succede? “Cerco di spiegarlo in maniera molto semplice. Quello che viene fatto è portare a considerare gli ostacoli al cambiamento come delle ‘chiacchiere’ della mente: la mente ci dice certe cose, che a volte ci sono utili e a volte no; e ci sono degli esercizi specifici per imparare a osservare la mente e a distinguere queste chiacchiere. La seconda fase è stato far trovare alle popolazioni stesse una soluzione all’interno del loro sistema di valori. Quindi non è stato più ‘io l’ho sempre fatto così e continuo a fare così’, ma è stato un ‘proviamo a pensare se ci possono essere soluzioni che sono compatibili con’. Da questo percorso è nata la soluzione che ha individuato nel tronco di banano il simulacro che poteva sostituire il cadavere. E sempre attraverso questo percorso tracciato dall’ACT alla popolazione della Sierra Leone sono stati forniti altri strumenti per contrastare la diffusione del virus, dalle norme igieniche a come trattare i casi sospetti”.

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