Salute

Diagnosi preimpianto, in Italia funziona così

Solo le coppie sterili hanno diritto ad accedere alle tecniche di procreazione assistita e quindi allo screening prima della fecondazione in vitro. Resta fuori chi ha malattie genetiche

In Italia la diagnosi preimpianto era vietata in base alla legge 40, ma la Corte Costituzionale ha annullato il divieto nel 2009. Da quel momento alcuni centri italiani di Pma (procreazione medicalmente assistita) hanno iniziato a praticare la procedura.
C’è un però. La legge 40 prevede che alle tecniche di procreazione assistita possano avere accesso solo le coppie infertili, con tanto di certificato medico a sottoscrivere la sterilità. Questo vale anche per le coppie che vogliano fare la diagnosi genetica preimpianto.
In teoria, restano tagliate fuori tutte quelle coppie fertili che hanno un problema di rischio genetico. Ci sarà il ginecologo di buon cuore che stilerà un certificato di infertilità pur di consentire a una coppia portatrice di fibrosi cistica o talassemia la diagnosi preimpianto? Questo potrà succedere, anche se sarebbe contro la legge.
Altro problema tutto italiano. Come trovare un centro attrezzato per la Pgd? A tutt’oggi non esiste un registro nazionale specifico. Esiste un registro nazionale dell’Istituto superiore di sanità con l’elenco dei centri di Pma ma non è precisato quali facciano la Pgd.
Centri pubblici? Privati? All’Istituto superiore di sanità non danno indicazioni. Le strade sono due: chiamare ogni centro di Pma indicato nell’elenco online o chiedere a un ginecologo esperto. E c’è una terza via, praticata già prima del 2009: andare all’estero, in Paesi come il Belgio o la Spagna. I costi, nei centri privati italiani o stranieri, si aggirano sui 7-8mila euro.
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Ultimo aggiornamento: 27 giugno 2011

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