Salute

Coronavirus: non ci sono prove che l’ibuprofene peggiori la malattia

L'Agenzia euopea per i medicinali (Ema) interviene nel dibattito e conferma: «Attualmente non ci sono evidenze in grado di dimostrare il ruolo di alcuni farmaci antinfiammatori non steroidei, come l'ibuprofene, sull'infezione Covid-19»

Attualmente non ci sono prove scientifiche che stabiliscano una correlazione tra l’ibuprofene e il peggioramento del decorso della malattia da Coronavirus. A dirlo è l’Agenzia europea per i medicinali (Ema), intervenuta per mettere a tacere alcune voci allarmistiche.

Il ministro francese: «L’ibuprofene peggiora il decorso della malattia da Coronavirus»

A innescare il dibattito, qualche giorno fa, è il ministro della Salute francese, Olivier Véran, che su Twitter invita tutti i cittadini a non assumere farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), come l’ibuprofene, in caso di insorgenza di sintomi riconducibili al Coronavirus. Questi medicinali, a detta del politico, potrebbero peggiorare l’evoluzione della malattia. Per abbassare la temperatura corporea, suggerisce Véran, meglio prendere il paracetamolo. A fare la stessa richiesta è l’ospedale universitario di Losanna, che in una nota sconsiglia l’assunzione di antinfiammatori in caso di disturbi simil-influenzali, che potrebbero essere causati dal virus SARS-Cov-2.

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La fake news italiana (già smentita)

Nelle stesse ore, in Italia, inizia a circolare in Rete e su WhatsApp una dichiarazione attribuita al professor Walter Pascale dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, che conferma quanto detto dal ministro francese. Stando alle dichiarazioni dello specialista, l’assunzione di ibuprofene aggraverebbe il quadro clinico in caso di Covid-19. Fortunatamente il messaggio è stato immediatamente bollato come fake news dal diretto interessato e smentito categoricamente dallo staff della struttura milanese.

L’ibuprofene peggiora l’infezione da Coronavirus? Non ci sono prove scientifiche

Dunque, di fronte a queste notizie, l’Ema decide di fare chiarezza. A oggi non sussistono evidenze scientifiche in grado di dimostrare il ruolo dei farmaci antinfiammatori non steroidei sull’infezione da Coronavirus. Tuttavia l’Agenzia continua a monitorare la situazione e valuta tutte le nuove informazioni man mano disponibili su questo problema.

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Gli operatori devono considerare ogni opzione di trattamento

«All’inizio del trattamento della febbre o del dolore in corso di malattia da Covid-19 i pazienti e gli operatori sanitari devono considerare tutte le opzioni di trattamento disponibili, incluso il paracetamolo e i FANS» fa sapere l’Ema. «Ogni medicinale ha i suoi benefici e i suoi rischi, che devono essere presi in considerazione. Tenendo conto anche del fatto che molte linee guida europee raccomandano il paracetamolo come terapia di prima scelta in caso di febbre e dolore» prosegue l’Agenzia.

Non c’è motivo di interrompere la terapia con ibuprofene

«Attualmente, quindi, non ci sono ragioni per interrompere il trattamento con ibuprofene, in base a quanto riportato sopra. Ciò è particolarmente importante per i pazienti che assumono ibuprofene o altri FANS per malattie croniche» conclude l’Ema.

Anche le aziende farmaceutiche intervengono 

Anche le aziende farmaceutiche iniziano a farsi sentire. Reckitt Benckiser Healthcare, ad esempio, fa sapere che la sicurezza dei consumatori è da sempre la sua priorità numero uno. «In qualità di azienda responsabile e guidata esclusivamente da considerazioni basate sulla scienza – si legge in una nota – stiamo collaborando con le autorità sanitarie competenti. Sarà dunque nostra cura comunicare qualsiasi ulteriore informazione o raccomandazione si rendesse necessaria per continuare a garantire un uso sicuro dei nostri medicinali».

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