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Tumori: primo intervento radioembolizzante al fegato

Il primo trattamento di radioembolizzazione epatica con un dispositivo medico di ultima generazione è stato eseguito nei giorni scorsi con successo al Policlinico universitario Agostino Gemelli di Roma su un paziente anziano di 84 anni affetto da una neoplasia al fegato di elevate dimensioni (9cm) con associata trombosi portale, che non permetteva qualunque altra forma di terapia.

Il primo trattamento di radioembolizzazione epatica con un dispositivo medico di ultima generazione è stato eseguito nei giorni scorsi con successo al Policlinico universitario Agostino Gemelli di Roma su un paziente anziano di 84 anni affetto da una neoplasia al fegato di elevate dimensioni (9cm) con associata trombosi portale, che non permetteva qualunque altra forma di terapia.

La procedura è stata eseguita senza alcuna complicanza e il paziente è stato dimesso in buone condizioni cliniche quattro giorni dopo il trattamento. Il Gemelli diventa così il terzo ospedale della Regione Lazio, insieme all’Istituto Regina Elena e all’Ospedale di Latina, a poter offrire ai malati di tumore epatico resistente ad altri trattamenti questa sofisticata procedura. Per questo primo trattamento di radioembolizzazione epatica gli specialisti del Dipartimento di Bioimmagini e Scienze Radiologiche del Gemelli, diretto da Lorenzo Bonomo, hanno impiegato un device di nuova generazione rispetto a quello utilizzato nelle altre due strutture chiamato TheraSphere.

Gruppo San Donato

Sono solo 8 in Italia i centri oncologici attrezzati per l’impiego di questa procedura con TheraSphere, affiancandosi a prestigiosi centri di trattamento europei quali la BCLC Group Hospital Clinic di Barcellona (Spagna) e il Centre Eugene Marquis di Rennes (Francia), e 18 in totale, considerando i centri italiani che utilizzano anche l’altro dispositivo medico in commercio (Sirtex).

«La radioembolizzazione si caratterizza per essere una procedura gestita in maniera multidisciplinare – spiega Lorenzo Bonomo – con la presenza di competenze chirurgiche, gastroenterologiche, radiologiche, medico-nucleari e fisiche, tali da rendere possibile l’esecuzione del trattamento in maniera sicura ed efficace». Il risultato raggiunto al Gemelli, che permette di aggiungere una nuova efficace arma all’arsenale di strumenti per combattere l’epatocarcinoma, è stato possibile grazie al lavoro del Gruppo multidisciplinare per la gestione dell’Epatocarcinoma denominato HepatoCatt, attivo dal 2008.

Il gruppo comprende tutti gli specialisti che operano in tale ambito (epatologi, radiologi diagnostici e interventisti, chirurghi del fegato e del trapianto, oncologi, anatomo-patologi, radioterapista, medici nucleari, fisici). A oggi, con oltre 250 nuovi casi di cancro al fegato valutati e trattati ogni anno, il Gemelli si pone come l’ospedale con la maggiore casistica del Lazio e del Centro-Sud e tra i primi tre d’Italia.

Fonte Agi

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