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Per prevenire infarti e ictus in chi li ha già avuti bisogna abbassare ancor di più il colesterolo LDL

In presenza di precedenti eventi cardiaci quali infarto, ictus, eventi cerebrovascolari e interventi di rivascolarizzazione, la prevenzione secondaria ricopre un ruolo fondamentale nel contribuire a ridurre il rischio
di nuovi eventi cardiovascolari. L’associazione della terapia con una serie di buone pratiche quotidiane e uno stile di vita attivo risultano vincenti per contrastare l’aggravarsi di questa condizione. Per questo motivo è necessario abbassare il più possibile il colesterolo LDL, quello “cattivo”, per proteggere i pazienti ad alto rischio cardiovascolare.

I farmaci inibitori di PCSK9 per abbassare il colesterolo LDL 

Va in questa direzione l’indicazione delle più importanti società scientifiche dei cardiologi italiani e dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) di utilizzare i farmaci inibitori di PCSK9 in prevenzione secondaria per abbassare i livelli del colesterolo LDL da 100 a 70 mg/dL. Ora i medici nel nostro Paese potranno utilizzare gli inibitori di PCSK9 come alirocumab, un anticorpo monoclonale che riduce del 60% il colesterolo cattivo, anche per quei pazienti che fino a oggi non rientravano nei parametri di prescrivibilità a carico del Sistema Sanitario Nazionale, nonostante fossero classificati “ad alto rischio cardiovascolare”. L’efficacia dei farmaci inibitori di PCSK9 è confermata non soltanto dagli studi scientifici ma anche dall’utilizzo “sul campo” cioè in pazienti che già ora assumono la terapia.

Gruppo San Donato

«Il gruppo di lavoro di cui sono responsabile ha coordinato uno studio italiano su dieci centri che ha realizzato un’osservazione di mondo reale su 798 pazienti, ad oggi è la più ampia rappresentazione di mondo reale per singola nazione» spiega Pasquale Perrone Filardi, Professore di Cardiologia Università degli Studi di Napoli Federico II. «I dati dello studio, che saranno presentati tra poche settimane a Barcellona al congresso dell’ESC-European Society of Cardiology, hanno dimostrato sulla popolazione italiana l’elevatissima aderenza alla terapia, pari al 95%, l’efficacia e il mantenimento nel tempo dell’efficacia del trattamento e il ridottissimo numero di effetti collaterali, nessuno dei quali ovviamente rilevante o tale da determinare la sospensione del farmaco. Quindi abbiamo un dato di cui siamo orgogliosi in Italia, abbiamo raccolto un dato importante che ancora una volta dimostra la grande efficacia e la grande maneggevolezza di questa terapia».

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