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Parigi: le ribelli dei seni rifatti

Tra la folla di donne inferocite che urlano «vogliamo giustizia!», davanti al ministro della Sanità francese, un'operaia dai tratti pallidi e tirati si stringe nella giacca a vento e si sforza di ricacciare indietro le lacrime

Troppo timida e spaurita per dare il suo nome, non si riconosce nello stereotipo spesso cucito addosso alle vittime del peggiore scandalo di chirurgia estetica scoppiato in Francia negli ultimi decenni.

Decine di migliaia di donne si lamentano che la loro vita è diventata un inferno dopo aver ricevuto protesi mammarie difettose, contenenti non silicone per uso medico, bensì destinato all’industria, del tipo comunemente impiegato nella fabbricazione di componenti dei computer o nel settore dell’elettronica.

Gruppo San Donato

«Per tanto tempo ho sofferto di depressione e di altri problemi mentali legati alla percezione del corpo», dice una donna di 48 anni proveniente dalla Normandia. «In fabbrica guadagno mille euro al mese, e non ho potuto permettermi una ricostruzione del seno fino ai quarant’anni e passa. Dopo aver ricevuto le protesi mi sono sentita molto meglio, ho smesso di prendere antidepressivi, ho ricominciato a lavorare. Poi vengo a sapere che le protesi sono dannose per la salute. Dai controlli si vede che sono ancora al loro posto, ma per sicurezza me le farò togliere. Sono terrorizzata dall’idea che possano rompersi da un momento all’altro. Mi sforzo di dormire supina, quando ci riesco. Ci sono donne che evitano persino di fare movimenti violenti o praticare sport, per paura di danneggiare le protesi, ma io svolgo un lavoro pesante in fabbrica. Sono sempre angosciata, quando vado a dormire, quando mi sveglio. È come vivere con una bomba a orologeria dentro di te».

Nell’arco degli ultimi dieci anni, più di trentamila donne in Francia, oltre a migliaia di altre donne in vari Paesi, tra cui Spagna e Regno Unito, si sono sottoposte a interventi di chirurgia estetica al seno e hanno ricevuto protesi che si sono rivelate difettose e potenzialmente nocive per la salute, innescando quella che è già stata descritta come una vera e propria storia dell’orrore. Lo scandalo ha provocato reazioni di panico nell’imponente industria della chirurgia estetica in Francia.

L’azienda incriminata, la Poly Implant Prosthesis (Pip), situata nel sud della Francia, era rinomata a livello mondiale per la fabbricazione di protesi mammarie in silicone fino all’anno scorso, quando si è scoperto che aveva preso una scorciatoia, allettata da un risparmio che si aggira sul miliardo di euro annualmente, e si era messa riempire le protesi non con materiali da presidio medico, bensì con silicone per uso industriale. L’involucro delle protesi si è rivelato anch’esso difettoso e soggetto a perdite e rotture.

L’azienda oggi ha chiuso i battenti e oltre duemila donne hanno intrapreso azioni legali. La magistratura ha aperto un’indagine giudiziaria per omicidio preterintenzionale nel caso di una donna morta di cancro. Il governo francese, a oggi, ha riscontrato quattro casi di cancro in donne che avevano ricevuto le protesi, due delle quali sono decedute, anche se non è stato possibile stabilire un chiaro nesso causa-effetto tra le protesi e la malattia.

Tuttavia, le francesi che hanno ricevuto protesi mammarie prodotte dalla Pip ieri sono scese in piazza per manifestare davanti al ministero della Sanità, accusando il governo di non aver fatto abbastanza, e chiedendo che paghi i costi per la rimozione delle protesi.

«Siamo stufe di essere considerate aspiranti veline o peggio», protesta una donna nella folla, che ha ricevuto protesi della Pip dopo un intervento di mastectomia per tumore. Molte si lamentano di essere state respinte dalle autorità competenti e addirittura colpevolizzate.

Queste donne, per la maggior parte, hanno stipendi bassi e in molti casi hanno chiesto prestiti per l’intervento chirurgico iniziale e oggi sono in difficoltà per pagare anche l’asportazione delle protesi. Il settore della chirurgia cosmetica e plastica in Francia è tra i più fiorenti in Europa.

Fino a oggi, in questo Paese, tra le 400 mila e le 500 mila donne hanno ricevuto protesi mammarie. Un’indagine del 2009 ha rivelato che pur essendo le più magre in Europa occidentale, le francesi sono le più complessate per il loro aspetto e si sottopongono agli standard più severi per quel che riguarda il peso corporeo.

I chirurghi sostengono che il numero di operazioni cosmetiche al seno sia calato notevolmente dall’inizio dello scandalo. Le autorità francesi raccomandano a tutte le donne che hanno ricevuto protesi Pip di sottoporsi a regolari controlli per scongiurare il rischio di perdite o rotture.

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