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Margot Sikabonyi: «La morte di mio padre e il successo travolsero la mia vita. Sono rinata con la psicoterapia»

L'attrice, diventata famosa per il ruolo di Maria Martini nella fiction "Un medico in famiglia", racconta di come abbia fatto pace con se stessa e con i suoi malesseri fisici

Quando morì mio padre avevo solo dieci anni e in quel momento iniziai a chiedermi quale fosse il senso della vita. Poco dopo iniziò la lunga avventura della serie tv Un medico in famiglia e fui travolta dal successo. Nonostante fossi molto giovane cominciai subito a capire che il mondo che mi circondava era fatto di apparenza, di soldi, di potere. Mi capitava di ritrovarmi a cena al tavolo con persone che si ritenevano realizzate, ma palesemente tristi. «È così che ci si deve sentire quando si ha successo?», mi chiesi. Dentro di me la risposta già la sapevo, ma avevo bisogno di una «mano esperta» in grado di poterla far emergere. In quel periodo era evidente in me una certa forma di disagio interiore che si espresse attraverso alcuni segnali del corpo. Soffrivo di episodi di gastrite, di insonnia, e il più delle volte mangiavo in maniera nervosa e frenetica. Non erano disturbi che compromettevano la mia quotidianità, però non mi facevano stare bene.

Carica di rabbia, Margot Sikabonyi si è affidata a una psicoterapeuta bioenergetica

Consapevole che una pastiglia di melatonina o una bustina di antiacido avrebbe potuto sistemare le cose solo temporaneamente, mi rivolsi a una psicoterapeuta bioenergetica. Con la mia dottoressa intrapresi un cammino lungo ben otto anni: è stato un percorso complicato e difficoltoso, scandito da dubbi, passi fatti in avanti, altri compiuti indietro. È stato però necessario per tirare fuori tutta la rabbia che avevo dentro di me e che era la causa di quei malesseri fisici. Quando dico «tirare fuori» intendo il verbo nel suo vero significato. La psicoterapia bioenergetica, a differenza di quella normale, si avvale anche dell’ausilio del corpo, che con pugni, urla e movimenti, scaccia via tutte le emozioni rimaste bloccate all’interno. Perché il mio problema era proprio quello: riuscire a buttare fuori le emozioni, anche quelle più negative. Io ero carica di rabbia, rimasta incastrata in ogni cellula del mio corpo e che non aveva alcuna via d’uscita se non per mezzo di insonnia e gastrite.

Gruppo San Donato

Non esiste alcuna dimensione possibile se non il «qui e ora»

Con il passare degli anni l’aiuto specialistico è riuscito piano piano a regalarmi un equilibrio interiore, sgravandomi del peso di quelle mille domande alle quali, ovviamente, non ero in grado di dare una risposta. In quel periodo mi sono anche avvicinata al mondo dello yoga e me ne sono innamorata al punto tale da prendere il diploma per poter insegnare. Al di là dei benefici fisici, la pratica indiana mi ha permesso di imparare una cosa fondamentale: non esiste alcuna dimensione possibile se non il «qui e ora». Pare un assunto banale, ma se ci pensa non si è mai in grado di vivere pienamente il momento attuale perché si è proiettati a quello successivo, carico di ansie o aspettative, o quello precedente che ormai non esiste più.

Lo yoga è stato d’aiuto anche dopo la gravidanza

Costantemente in apnea, si vivono le giornate alla ricerca di chissà quali risposte fornite, per di più, da chissà chi. Lo yoga, per contro, insegna proprio che chiunque è un essere potente, in grado di poter vivere le emozioni con piena coscienza. Il percorso con la psicoterapeuta e i principi dello yoga mi sono stati di grande aiuto anche quando sono diventata mamma. Per me si è trattato di un carico di responsabilità, emotività troppo grande da affrontare da sola; allora ho messo in atto l’insegnamento più importante appreso negli anni: esprimere le emozioni. Ho parlato delle mie difficoltà con altre mamme, ho comunicato tutti i dubbi che avevo al pediatra e allo psicologo. E anche nei momenti più complicati non ho mai smesso di respirare davvero.

Margot Sikabonyi

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