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L’empatia guida i musicisti durante i concerti

Uno studio svolto da neuroscienziati italiani - coinvolti i ricercatori universitari e enti di ricerca di Foggia, Cassino, Napoli, Roma, Siena e Milano - ha dimostrato che durante l'esecuzione di un concerto, due aree frontali dell'emisfero cerebrale destro presentano un'attività strettamente collegata all'empatia del musicista. Queste regioni frontali fanno parte dei cosiddetti neuroni "specchio" ("Mirror systems") e sono ben note per il loro ruolo nella comprensione dei comportamenti, delle emozioni e delle intenzioni delle altre persone.

Uno studio svolto da neuroscienziati italiani – coinvolti i ricercatori universitari e enti di ricerca di Foggia, Cassino, Napoli, Roma, Siena e Milano – ha dimostrato che durante l’esecuzione di un concerto, due aree frontali dell’emisfero cerebrale destro presentano un’attività strettamente collegata all’empatia del musicista. Queste regioni frontali fanno parte dei cosiddetti neuroni “specchio” (“Mirror systems”) e sono ben note per il loro ruolo nella comprensione dei comportamenti, delle emozioni e delle intenzioni delle altre persone.

La ricerca sui musicisti in concerto le ha messe per la prima volta in relazione con una nuova dimensione dell’interazione umana: l’esperienza di suonare insieme. Questa esperienza deriva da una funzione primaria del cervello: comprendere gli stati d’animo degli altri nell’interazione sociale. I risultati della ricerca sono un primo passo verso una promettente avventura scientifica italiana nella mente dell’uomo musicale.

Gruppo San Donato

Suonare in concerto è un’esperienza tipicamente umana, caratterizzata dalla capacità, particolarmente sviluppata nei musicisti professionisti, d’interpretare la musica e coordinarsi con tempismo e sentimento con gli altri concertisti (empatia emotiva). Un aspetto curioso è che questa ricerca sul cervello in concerto sia stata coordinata da istituzioni che solitamente studiano pazienti con gravi disturbi della coscienza e del movimento quali l’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico San Raffaele Pisana e la divisione di neuroscienze dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. La ragione di quest’apparente paradosso è spiegata da Claudio Babiloni, ricercatore dell’Università di Foggia e del San Raffaele Pisana: «La metodologia, che abbiamo sviluppato per studiare i meccanismi del cervello in concerto, ci servirà per comprendere meglio gli effetti patologici delle malattie neurodegenerative e dell’ictus sulla comunicazione verbale e non verbale. Nel tempo potremo valutare più precisamente gli effetti della riabilitazione sui nostri pazienti e selezionare le procedure terapeutiche più efficaci”

Fonte Agi

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