È necessario ripensare l’equilibrio tra economia, salute e longevità, e pensare al futuro del welfare, considerando l’invecchiamento non solo come questione sanitaria, ma come sfida strutturale che incide su welfare, sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale e crescita del Paese.
È l’indicazione emersa dalla prima edizione dell’evento di Pfizer “FUTURE – Economia, Longevità e Salute”. L’evento ha visto riuniti esponenti del mondo politico, accademico, scientifico, industriale e delle associazioni di pazienti. L’obiettivo, quello di confrontarsi sulle sfide poste dall’invecchiamento della popolazione e dal calo demografico in Italia.
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Futuro del welfare: italiani sempre più anziani
«Secondo i dati Istat, al 1° gennaio 2025 l’età media degli italiani è pari a 46,8 anni, mentre il numero di over 65 ha raggiunto i 14,5 milioni (24,7% della popolazione). Entro il 2050, l’età media supererà i 50 anni e un terzo della popolazione avrà più di 65 anni, mentre il rapporto tra popolazione in età attiva e non attiva scenderà da 3:2 a 1:1. Questa dinamica determinerà un profondo squilibrio tra generazioni, con effetti diretti su produttività, sostenibilità dei sistemi previdenziali, domanda di assistenza e servizi sanitari.
Gli ultra 65enni assorbono il 60% della spesa sanitaria
«Inoltre, l’invecchiamento comporta costi sanitari più elevati» avverte Daniela Bianco, Partner The European House – Ambrosetti e Responsabile Healthcare Practice, TEHA Group. Secondo il Rapporto Meridiano Sanità di TEHA, le persone di età superiore ai 65 anni, sebbene rappresentino circa il 25% della popolazione italiana, assorbono circa il 60% della spesa sanitaria nazionale, un dato che potrebbe salire ulteriormente nei prossimi decenni, considerando l’incremento della speranza di vita e l’aumento dei casi di malattie croniche».
Futuro del welfare: fondamentale sostenere la ricerca scientifica
Per affrontare la sfida della longevità e rispondere in modo efficace alle sfide del cambiamento in un quadro economico difficile, di instabilità e incertezza, è fondamentale che venga riconosciuto il ruolo strategico della ricerca per la competitività del Paese.
«Il settore della ricerca è al centro di un ecosistema che favorisce la salute e l’innovazione, migliorando non solo la qualità di vita della popolazione, ma anche la produttività e l’occupazione» commenta Guido Rasi, Consulente del Ministro della Salute e Professore di Microbiologia all’Università di Roma Tor Vergata. «È necessario, tuttavia, potenziare l’attrattività del Paese per nuovi investimenti, migliorando le politiche fiscali e semplificando la burocrazia, per consolidare il ruolo dell’Italia come leader nel campo della salute e dell’innovazione in Europa e nel mondo».