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Il cloro della piscina uccide il coronavirus?

Secondo alcuni studi preliminari, il virus del Covid-19 resisterebbe in acqua solo una manciata di secondi

Zone bianche sparse in tutta Italia. Riaprono le piscine al coperto, tenute chiuse fino all’ultimo per limitare il contagio. Eppure alcuni studi si sono espressi a favore del cloro come potenziale sostanza in grado di “disattivare” il virus colpevole del Covid-19.

Acqua e contagio: poche prove

Di certo, scrivono gli esperti dell’Istituto superiore di sanità, non ci sono prove sul fatto che il coronavirus possa contagiare l’uomo attraverso l’acqua. Quindi all’interno di vasche, come una piscina o un idromassaggio. Tuttavia, consigliano di assicurarsi della presenza di sostanze di disinfezione, ad esempio cloro e bromo, nelle vasche. E comunque, anche facendo il bagno, come da regola generale, è meglio mantenere la distanza di un metro tra una persona e l’altra.

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Lo studio: il cloro inattiva il coronavirus

A rassicurare i nuotatori, in particolare quelli che amano le piscine al coperto per fare le loro vasche mattutine o serali, c’è uno studio condotto in primavera dagli scienziati dell’Imperial College di Londra. Il lavoro britannico, anche se piccolo e i cui risultati devono ancora essere validati, sostiene che l’acqua clorata delle piscine potrebbe inattivare il coronavirus in soli 30 secondi. Rendendolo, di fatto, incapace di infettare le cellule, almeno in condizioni di laboratorio.

Il team della professoressa Wendy Barclay, del Dipartimento di malattie infettive, è stato incaricato (da Swim England, l’ente governativo inglese per gli sport acquatici, e dalla scuola di nuoto Water Babies) di eseguire l’esperimento con campioni di acqua clorata raccolti da una piscina. In un laboratorio ad alto contenimento gli scienziati hanno misurato la capacità del virus di infettare le cellule, il primo passo nella trasmissione del virus.

In acqua il virus è “diluito” e poco contagioso

«Il virus non sembra sopravvivere all’acqua della piscina in quanto nel nostro studio non era più contagioso» ha spiegato l’infettivologa. «Questo, insieme all’enorme fattore di diluizione del virus che potrebbe penetrare in una piscina da una persona infetta, suggerisce che la possibilità di contrarre Covid-19 mentre si nuota è trascurabile».

Gli autori hanno utilizzato diverse concentrazioni di cloro e livelli di pH per valutare scenari differenti. Secondo i loro risultati, una concentrazione di cloro libero di 1,5 milligrammi per litro e un livello di pH di 7,0 (come raccomandano le linee guida per il funzionamento delle piscine) sono sufficienti per rendere trascurabile la possibilità di contagio.

Il coronavirus sopravvive una manciata di secondi

Tra gli esperti italiani, Guido Rasi, microbiologo dell’Università Tor Vergata di Roma, ha confermato – anche sulla base di altri studi – che il virus non resisterebbe «più di 20-30 secondi sopra il pelo dell’acqua mentre si nuota».

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