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Covid-19: un termometro dice quando aprire le finestre per evitare il contagio

Un dispositivo per monitorare la concentrazione di anidride carbonica negli ambienti chiusi riduce il rischio 
di infezione da Covid-19. I risultati di una ricerca italiana nelle scuole

Anidride carbonica come campanello d’allarme del virus. Secondo una recente ricerca italiana, misurare costantemente la sua concentrazione negli ambiente chiusi con un termometro potrebbe aiutarci ad evitare il contagio da coronavirus. Quello dell’anidride carbonica, infatti, è un parametro chiave per capire se la qualità dell’aria in una stanza è buona. Se non lo è, perché l’ambiente non è stato abbastanza ventilato, allora la trasmissione del coronavirus può avvenire più facilmente ed è meglio intervenire aprendo porte o finestre.

Lo studio condotto in Puglia

La ricerca è stata condotta in alcuni istituti scolastici pugliesi dalla Società italiana di medicina ambientale (Sima), in sinergia con l’Università di Bari, e pubblicata sulla rivista Environmental Research. «Dato il rischio di trasmissione diretta inter-personale e per via area (la cosiddetta “airborne transmission route”), abbiamo individuato nella CO2 un possibile parametro utile e semplice da monitorare» spiega Alessandro Miani, presidente Sima. La concentrazione di anidride carbonica indica «se la ventilazione naturale o supportata da sistemi meccanici dei nostri spazi chiusi sia sufficiente a diluire, in relazione al numero delle persone presenti, la potenziale carica virale di cui uno o più soggetti possono essere portatori».

Gruppo San Donato

L’esperimento in 11 classi

Lo studio ha coinvolto undici classi di nove plessi scolastici situati in diverse province della Puglia, differenziate per classi di età. Due classi di scuole materne (per la fascia 3-6 anni), cinque di scuole primarie (6-11 anni) e quattro di scuole medie (11-13 anni). In ogni aula è stato installato un dispositivo, simile a un termometro, validato per la misurazione dell’anidride carbonica che si produce dalla respirazione degli alunni. Quando la CO2 superava soglie di rischio, il dispositivo si illuminava con una luce semaforica (in base al livello di “gravità”), permettendo all’insegnante di intervenire. Quindi di aprire le porte o le finestre per arieggiare la stanza.

Evitato il contagio in 3 classi

«All’inizio dell’esperimento nessuna classe rispettava la soglia più bassa di rischio di 700 ppm (luce verde). Mentre ben sei classi su undici superavano la soglia di rischio limite di 1000 ppm (luce rossa)» fa sapere Gianluigi De Gennaro, decano del Comitato Scientifico Sima e coordinatore scientifico della ricerca. «Negli ultimi due mesi di scuola il progetto è stato esteso ad altri diciannove istituti scolastici pugliesi. Così abbiamo ottenuto prova dell’efficacia dei dispositivi». In tre classi, infatti, è stato individuato un caso di Covid-19. Ma il virus non si è diffuso proprio perché il termometro ha permesso di mantenere livelli ottimali di CO2.

Utile per evitare il contagio in autunno e inverno

Lo studio è stato realizzato unicamente nelle scuole. Ma i suoi risultati possono essere applicati a tutti gli ambienti chiusi che caratterizzano la vita quotidiana. Un termometro che dice quando arieggiare la stanza potrebbe rappresentare un’importante strumento per la riapertura di palestre, ristoranti, uffici, ambulatori e qualsiasi altra attività che si svolge al chiuso. Soprattutto quando l’estate finirà e si andrà incontro all’autunno e all’inverno.

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