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Nancy Brilli: punturine antirughe, le ho fatte anch’io

L'attrice si confessa sul numero di OK in edicola. Scopri i trattamenti di biostimolazione cutanea e di cosmesi personalizzata a cui si è sottoposta

Lei le chiama «restauro conservativo»: Nancy Brilli confida a OK di aver fatto le punturine antirughe. Ecco la sua confessione, pubblicata sul numero di maggio in edicola.

«Vorrò essere una cinquantenne, poi una sessantenne e ancora una settantenne, in forma smagliante.
Rughe? Inutile combattere contro i mulini a vento. Spuntano, si infittiscono, segnano il viso. Allora, visto che la medicina ci viene incontro e non mancano le tecniche: correggiamole. Ho detto correggere, non cancellare.

Gruppo San Donato

Sì, sono favorevole agli interventi estetici, purché soft e purché puntino a ripristinare la bellezza autentica di un viso rispetto alla sua età anagrafica. Più che chirurgia, mi piace chiamarlo restauro conservativo. Pazienza se l’effetto dura qualche mese e poi bisogna ripetere tutto: così mi sento più libera di decidere se rifarlo o no. L’ho già provato.

L’anno scorso ho interpretato un personaggio che pesava 140 chili o giù di lì. Ho recitato per quattro mesi con addosso, in viso, una maschera di silicone pesantissima. Tutti i giorni otto ore di set. La pelle soffocava e si disidratava sotto quella cappa. Quando abbiamo terminato le riprese, nonostante i quintali di crema che mi spalmavo mattino e sera, sembravo un tacchino.

Non ci ho pensato due volte. Mi sono sottoposta a quella che la gente chiama punturine e che i medici definiscono biostimolazione: microiniezioni su viso e collo a base di un precursore dell’acido ialuronico, la glucosamina, e di vitamine.

Già dalla prima seduta la pelle è tornata a respirare, i tratti si sono distesi, lisciati e riempiti. Il trattamento è stato come una medicina. E di effetto bozzo sulle guance o di zigomi a pandoro manco l’ombra. Ho solo stimolato la mia produzione di acido ialuronico della mia pelle, senza introdurre alcun impianto estraneo. (…)

Con la chirurgia estetica ho un rapporto sano. Tanto che il mio compagno, Roy De Vita, primario della divisione di chirurgia plastica e ricostruttiva dell’Istituto dei tumori Regina Elena a Roma, l’ho conosciuto da paziente, nel 2003.

È il mio compagno a curare la mia pelle
A causa degli interventi subiti, avevo una grossa cicatrice scura sulla pancia. Roy me l’ha presentato un’amica. Gli ho chiesto di togliermi quel segno che mi ricordava momenti faticosi della mia vita. Non avevo alcuna intenzione di conviverci.
Con l’intervento la cicatrice si è trasformata in un filo sottile, roseo, e io sono tornata a guardarmi allo specchio con serenità. A questo dovrebbe servire un chirurgo plastico: non a farti le tette come una ventenne se di anni ne hai 70». (…)

Testo raccolto da Francesca Gambarini – OK La salute prima di tutto

Ultimo aggiornamento: 22 aprile 2010

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