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Mietta: a 13 anni ho avuto il primo attacco di panico

La cantante soffre di crisi di terrore fin da bambina e ne ha dovuta affrontare una anche sul palco del Festival di Sanremo

La cantante Mietta deve affrontare gli attacchi di panico da quando ha 13 anni. A casa, per strada, perfino sul palco del Festival di Sanremo… Ecco la sua confessione a OK.

«Ho voglia di urlare, ma la voce rimane strozzata in gola. Ho voglia di scappare, ma le gambe sembrano inchiodate all’asfalto. Scappare da un vortice misterioso dal quale mi sento risucchiata. O, altre volte, scappare dal dolore. Quello che, subdolo e improvviso, mi comprime la testa, mi stringe un braccio, mi gela le gambe come se fossi caduta in un mare ghiacciato, o mi brucia la schiena come se ci fossero delle fiamme dentro di me. Benvenuti, si fa per dire, nell’incredibile mondo degli attacchi di panico. Quelli con i quali ho cominciato a fare i conti sin da quando ero ragazzina, a 13 anni.

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Il mio è un problema, molto sottovalutato, poco compreso. L’attacco di panico non ha nulla a che vedere con l’ansia, con quel senso di oppressione per gli impegni e per i ritmi quotidiani che scontano in tanti. No, lui è come un corteggiatore subdolo e fedelissimo: salta fuori quando meno te lo aspetti e tu non puoi farci nulla se non abbandonarti al suo abbraccio che ti toglie il respiro. A meno che non provi a rintracciare, piano piano, dove se ne sta nascosto.

A lungo stretta dall’angoscia
Solo negli ultimi anni ho capito che il terrore dentro di me è nato dalla paura della morte, che si è portata via la mia sorellina Valeria quando lei aveva sei mesi e la meningite e io solo due anni. Il senso di vuoto si è annidato in me e a un certo punto, durante la separazione dei miei genitori, mentre ero fragile, mi ha risucchiata.

Mi ricordo perfettamente: ero seduta sul divano davanti alla tv, da sola. Mia madre era in un’altra stanza. All’improvviso la testa ha cominciato a farmi male, fino a scoppiarmi. Volevo urlare, chiamare “Mamma, aiuto!”, ma non ce l’ho fatta. Quando, dopo una decina di minuti, questa morsa di angoscia mi ha lasciata sfinita sul divano, ho pensato: “Se la morte è così, mi terrorizza solo il pensiero”.

Da allora il panico si è fatto vivo parecchie volte. Specie nel periodo dell’adolescenza: arrivava mentre camminavo per strada o quando, guardandomi allo specchio, mi sembrava di non riconoscermi. In alcune fasi della mia vita, quelle più vulnerabili, gli attacchi di panico sono stati ciclici: ogni tre anni, puntuali, decidevano di piombare nella mia vita per alcuni mesi. Ogni volta in modo diverso, camuffandosi, prendendomi alla sprovvista, senza darmi modo di reagire.

Come quando, nel 1991, sul palco del Festival di Sanremo, metà del mio corpo fu completamente paralizzato dal terrore, proprio durante la mia esibizione. O come quell’altra volta in cui, camminando per strada, gambe e braccia non rispondevano più, costringendomi a correre senza meta. Altre volte era una tenaglia a stringermi la testa, a farmi urlare dal dolore.

Mia madre mi ha salvata
A un certo punto della mia vita, più o meno nel 2003, ho cominciato a fare la grande scoperta di me stessa. Mi ha aiutato molto mia madre. Io e lei siamo sempre state vicine, ma tra di noi nessuna delle due aveva il coraggio di affrontare quell’argomento, la perdita di Valeria, per paura di riaccendere il proprio dolore: l’angoscia per la mia sorellina, per la sua figlia perduta.

Anche grazie a lei, a poco a poco, ho affrontato le mie paure. E poi le ho messe su carta, descrivendo tutte le sensazioni che provavo, riversando nella scrittura tutto ciò che mi faceva soffrire (leggi: scrivere disintossica la mente). Ed è nato il mio libro, L’albero delle giuggiole, in cui Chiara, la protagonista, è preda di attacchi di panico dopo una delusione d’amore. Com’è capitato a me, quasi anni fa.

Ora sto meglio. Sarà che nel frattempo sono anche diventata mamma di Francesco Ian, a settembre 2010. Sarà che ho trovato due persone che mi sono state vicine, non voglio chiamarli medici, perché sono molto di più, sono due amici capaci di pettinarti l’anima. E, non mi vergogno a dirlo, anche la preghiera mi ha aiutata. Sono guarita? Non lo so. Ho imparato a tenere il panico al suo posto, spero nell’album dei ricordi».

Mietta (testo raccolto da Barbara Rossi per OK Salute e benessere di aprile 2011)

Gli altri personaggi famosi che soffrono di attacchi di panico:
Giovanni Allevi
Violante Placido
Martina Stella
Alessandro Gassman

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