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Artrite reumatoide: scoperto nuovo “interruttore” chiave della malattia

Si tratta di una molecola che altera le funzioni delle cellule dendritiche, scatenando la risposta autoimmune dell'organismo

I ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – Fondazione Policlinico A. Gemelli di Roma, in collaborazione con alcuni colleghi dell’Università di Glasgow, hanno compiuto un clamoroso passo avanti nello studio dell’artrite reumatoide. È stato scoperto, infatti, un importante “interruttore” della malattia, che accende le cellule più pericolose in questa patologia.

Lo studio

La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Communications, ha preso in esame le cellule dendritiche, responsabili della produzione di molte molecole pro-infiammatorie e note per avere un ruolo nella risposta autoimmune dell’organismo. Gli studiosi le hanno isolate dal sangue periferico, dal liquido sinoviale delle articolazioni e dal tessuto sinoviale di persone affette da artrite reumatoide.

Gruppo San Donato

I risultati

La ricerca ha dimostrato che queste cellule dendritiche sono ricche di una piccola molecola, la miR-34a, che sopprime il regolatore (AXL) delle cellule dendritiche stesse, carente – guarda caso – nelle persone con artrite reumatoide. Questo meccanismo, considerato come una sorta di “interruttore”, contribuirebbe a provocare la risposta autoimmune dell’organismo.

Un’ulteriore conferma arriva da uno studio su animali

I ricercatori hanno poi ottenuto ulteriore conferma della funzione cruciale del miR-34a nella malattia, grazie a uno studio di un modello animale di artrite: si è dimostrata la quasi completa resistenza alla patologia da parte di animali privi del gene per il miR-34a. Infatti, le cellule dendritiche prive di miR-34a presentano una ridotta capacità di attivazione soprattutto nella risposta dei linfociti T autoreattivi, responsabili della cascata infiammatoria in corso di artrite reumatoide.

Una nuova prospettiva per il futuro

Si tratta di una scoperta eccezionale tanto che «Il controllo dell’asse miR-34a/AXL nelle cellule dendritiche di persone con artrite reumatoide, con l’ausilio di inibitori selettivi, rappresenterà una strategia terapeutica in grado di ristabilire l’equilibrio immunologico e promuovere la risoluzione dell’artrite» commenta Gianfranco Ferraccioli, ordinario di reumatologia all’Università Cattolica – Fondazione Policlinico A. Gemelli di Roma.

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