Benessere

Medicina ayurvedica: cos’è, da dove viene e a cosa serve

La medicina tradizionale indiana non è ancora riconosciuta in Italia, ma secondo l’Organizzazione mondiale della sanità è un rimedio utile al mantenimento e al riequilibrio della salute. Ecco i suoi principi

Musica orientale, massaggi con oli e candele, preparati a base di erbe, rituali, seta e pendagli. Quando si parla di medicina ayurvedica sono le immagini più facilmente evocate. Per chi non la conosce, l’Ayurveda si colloca in un mondo dai tratti sfumati, tra la magia e la superstizione: viene vista non tanto come una scienza medica, ma come un pensiero filosofico e un insieme di pratiche naturali. Non è del tutto sbagliato, ma c’è di più: l’Ayurveda è una medicina tradizionale indiana, riconosciuta come tale anche dall’Organizzazione mondiale della sanità, che la ritiene un rimedio utile al mantenimento e al riequilibrio della salute, ed è considerata al pari della medicina moderna in Paesi come l’Ungheria e la Serbia.

Niente rimborsi dal Sistema Sanitario Nazionale

Non è il caso dell’Italia, dove nonostante la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri la riconosca come «atto medico», non può essere praticata negli ospedali pubblici. L’inquadramento di questa medicina nel nostro Paese rimane quindi confuso e a livello nazionale mancano registri con elenchi ufficiali dei medici ayurvedici. Secondo organizzazioni come la Società scientifica italiana di medicina ayurvedica (Ssima) e l’Associazione medica Italia Ayurveda (Ami Ayurveda), un registro ufficiale invece servirebbe, soprattutto per aiutare i pazienti a orientarsi nella giungla di finti esperti. Anche perché, «per potersi definire medico “esperto di Ayurveda” sono necessari una laurea in medicina e chirurgia e l’attestato di 600 ore di corso in medicina ayurvedica, distribuite in almeno tre anni» spiega Antonio Morandi, fondatore della Ssima e della scuola Ayurvedic Point di Milano. «Il medico ayurvedico fa diagnosi e prescrizioni, mentre a settembre 2019 siamo riusciti a ottenere dall’Uni, l’ente italiano di normazione, il riconoscimento della figura professionale del “tecnico in Ayurveda”, che fornisce consulenza e opera con la propria competenza tecnica, ad esempio facendo massaggi e tutti i trattamenti fisici previsti dall’Ayurveda».

Gruppo San Donato

Questo significa che un paziente che si sottopone a una visita ayurvedica non ha la possibilità di rimborsi da parte del Ssn, il Sistema sanitario nazionale, o meglio, «l’unico rimborso che una persona può ottenere è la detrazione della prima visita come visita specialistica generica», sottolinea Morandi. «Poi esistono assicurazioni private che rimborsano parte dei trattamenti ayurvedici, ad esempio i massaggi, mentre i prodotti prescritti, che sono sostanzialmente integratori o preparati a base di erbe, non possono essere mai rimborsati perché non sono categorizzati come farmaci».

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L’equilibrio dei tre Dosha

Ma che cosa significa sottoporsi a una visita ayurvedica? L’Ayurveda è un termine sanscrito che significa «conoscenza della vita». Nella comprensione della fisiologia riduce i cinque elementi di spazio, aria, fuoco, acqua e terra, a tre fattori chiamati Dosha: Vata, che racchiude spazio e aria, Pitta, fuoco e acqua, e Kapha, acqua e terra. «Quando nasciamo il rapporto tra i tre Dosha è in equilibrio, ma nel corso della vita può rompersi o incrinarsi: in questi casi subentra la malattia», spiega Roberto Giorgi, presidente di Ami Ayurveda. «Se ad esempio aumenta Vata, quindi lo spazio, può esserci un disturbo d’ansia o un intestino gonfio; se aumenta il fuoco, Pitta, compare un’infiammazione, una gastrite, una cistite. E così via».

La diagnosi del polso

Un medico ayurvedico è in grado di riconoscere uno squilibrio di salute attraverso la diagnosi del polso, il pilastro su cui poggiano tutte le decisioni di un medico ayurvedico. «Nello scorrimento del sangue a livello dell’arteria radiale del polso si riescono a percepire vibrazioni, cambiamenti o anomalie del flusso sanguigno come sensazioni di freddo o di caldo», continua Giorgi. «In questo modo, e anche grazie a un’anamnesi dettagliata, si è in grado di individuare il problema prima di sottoporre il paziente a esami strumentali. Successivamente, la diagnosi può essere confermata con delle analisi ematochimiche, radiologiche oppure ecografiche a seconda dei casi».

Quello che tengono a sottolineare gli esperti di Ayurveda è che questa medicina non si pone come alternativa alle terapie e agli esami tradizionali, ma come pratica complementare. La stessa Organizzazione mondiale della sanità in un documento del 2013 ha invitato i governi a integrare nei loro sistemi sanitari nazionali l’utilizzo delle medicine tradizionali con quelle non convenzionali, per un approccio al paziente più completo e basato sulla prevenzione. «Noi non facciamo altro che prendere in carico una persona nella sua totalità e accompagnarla in un percorso per ripristinarne lo stato di salute», chiarisce il presidente di Ami Ayurveda. «Se sono necessari farmaci di medicina tradizionale, verranno prescritti da noi o dallo specialista più adeguato, mentre, se il paziente segue già una cura, prende antibiotici oppure è sottoposto a cicli di chemio o radioterapia, l’Ayurveda non si pone in conflitto, ma a sostegno del paziente, ad esempio con consigli di alimentazione e stile di vita».

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Mente e corpo trattati insieme

La prevenzione e il mantenimento dello stato di salute di una persona, per promuoverne la longevità, sono infatti gli scopi principali della medicina ayurvedica, che per raggiungerli utilizza interventi sulla dieta, l’esercizio fisico e i bioritmi, quindi gli orari dei pasti e il riposo notturno. «I ritmi circadiani sono sempre più trascurati nella società moderna, ma rappresentano un aspetto fondamentale per ritrovare e mantenere il benessere, da un punto di vista sia fisico sia mentale», spiega Nancy Myladoor, medico esperto di medicina ayurvedica all’Ambasciata d’India a Roma. «Un’altra peculiarità dell’Ayurveda è il peso che conferisce alla mente del paziente: per ogni disturbo fisico cerchiamo sempre di riportare in equilibrio anche la sfera psicologica. I disturbi per cui è particolarmente efficace la medicina ayurvedica, in integrazione con quella moderna, sono infatti gastriti, infiammazioni intestinali, cefalee, alcune malattie della pelle o problemi di digestione. Il motivo è legato alla natura psicosomatica di queste condizioni, che nascono spesso da stress e ansie».

Massaggi efficaci contro il dolore

L’intervento del medico ayurvedico si basa sulla prescrizione di rimedi fitoterapici (integratori, tisane, oli a base di frutti, erbe, piante), consigli per riequilibrare la dieta, in particolare attraverso l’inserimento o l’esclusione di alcuni cibi, e poi trattamenti e attività come massaggi, impacchi, yoga, tecniche di rilassamento o meditazione. «I consigli sull’alimentazione e il comportamento vengono personalizzati in base al disturbo percepito. Ad esempio un problema legato all’ansia lo tratterò consigliando ambienti e cibi caldi, pratiche di distensione e di relax», riprende Giorgi. «Inoltre l’Ayurveda si serve anche del massaggio, che non va confuso con quello spacciato come ayurvedico in alcuni centri estetici tra candele e oli profumati, ma si tratta di un vero trattamento medico. Durante il massaggio si impiegano oli, in genere olio di sesamo trattato con erbe, per drenare le tossine e ripristinare l’equilibrio psicofisico del paziente».

Sull’efficacia dell’Ayurveda sono stati effettuati pochi trial clinici rigorosi, ma alcuni studi convalidano i trattamenti ayurvedici come positivi contro il dolore. Un lavoro pubblicato nel 2018 su Osteoarthritis and Cartilage, ad esempio, ha dimostrato i benefici dell’approccio multidimensionale dell’Ayurveda sull’osteoartrite del ginocchio e studi sui massaggi ayurvedici hanno confermato come questi aiutino ad alleviare il dolore cronico.

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Il progetto pilota in ospedale

Negli ultimi anni in Italia sono nati diversi centri di medicina complementare, ma l’Ayurveda non trova ancora spazio in queste realtà. L’unica occasione in cui la pratica ayurvedica è entrata in una struttura pubblica è stato nel 2002, quando presso l’ospedale Sacco di Milano fu creato il Centro di medicina psicosomatica e funzionale integrata. «L’obiettivo della struttura era trattare disturbi psicosomatici con approcci integrati, mettendo in pratica anche principi della medicina ayurvedica», spiega il fondatore del centro Bruno Renzi, psichiatra, psicoterapeuta e responsabile dell’Ayurveda Maharishi in Italia.

«Trattavamo in particolare disturbi minori nell’ambito psichiatrico, quindi lievi stati d’ansia, depressione, stress, disturbi disfunzionali e psicosomatici. Rispetto a questi ultimi il nostro scopo era intervenire in termini di prevenzione primaria per evitare che diventassero patologie conclamate. Sulla base della definizione della costituzione individuale, veniva effettuata una prescrizione integrata con indicazioni di tipo alimentare, modifica dello stile di vita e utilizzo di fitocomplessi ayurvedici sotto forma di integratori alimentari. Utilizzavamo anche delle tecniche di lavoro sulla dimensione psichica dei pazienti. In dieci anni abbiamo trattato circa duemila pazienti: di questi, almeno un 60-70% ha avuto netti miglioramenti».

L’esperienza ayurvedica nel Centro dell’Ospedale Sacco si è conclusa con il pensionamento di Renzi, nel 2012. Da allora l’Ayurveda è tornata estranea a ogni struttura pubblica, ma sia l’Ami Ayurveda, che la Ssima e altre associazioni lavorano costantemente da anni per ottenere un riconoscimento maggiore da parte delle istituzioni.

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