
Un nuovo studio porta alla luce un aspetto ancora poco esplorato: una dieta contenente aromi artificiali, come quelli che assomigliano al “profumo di bacon”, consumata durante gravidanza e allattamento, potrebbe innescare nei piccoli cambiamenti cerebrali associati a un futuro rischio di obesità.
Si tratta di una delle prime ricerche a collegare in modo così diretto l’esposizione precoce agli aromi e lo sviluppo di alterazioni metaboliche.
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Esposizione agli odori nel grembo materno
Gli scienziati non sanno ancora con certezza perché questo avvenga, ma propongono un’ipotesi interessante: l’esposizione a odori e sapori artificiali nelle primissime fasi della vita potrebbe creare una sorta di “associazione non corrispondente” tra ciò che il cibo fa percepire (odore/sapore) e l’effettivo contenuto calorico.
In altre parole, il cervello potrebbe imparare a fidarsi di segnali sensoriali che non rispecchiano la realtà nutrizionale, alterando nel tempo fame, sazietà e preferenze alimentari.
Come spiegano i ricercatori del Max Planck Institute for Metabolism Research di Colonia, in un articolo pubblicato su Nature Metabolism: «Il nostro studio indica che l’apprendimento di odori e sapori in epoca perinatale non solo trasmette preferenze alimentari alle generazioni successive, ma può anche avere conseguenze negative sulla salute metabolica».
Secondo gli autori, queste evidenze potrebbero avere “implicazioni rilevanti” per il consumo di aromi artificiali durante gravidanza e allattamento.
Lo studio: stessa dieta, ma con l’aggiunta di aroma di bacon
Per capire gli effetti degli aromi artificiali, i ricercatori hanno nutrito due gruppi di topi in gravidanza con la stessa dieta equilibrata:
- gruppo A: dieta standard,
- gruppo B: dieta standard + aroma artificiale di bacon
Le molecole dell’aroma, secondo i ricercatori, sarebbero state percepite dai piccoli prima attraverso il liquido amniotico, poi attraverso il latte materno.
Per quasi sei mesi, dalla nascita all’età adulta, gli scienziati hanno monitorato i piccoli con:
- test di tolleranza all’insulina,
- misurazioni della glicemia,
- analisi della composizione corporea,
- valutazioni della lunghezza e della crescita.
Esposizione agli odori nel grembo materno : più grasso corporeo e insulino-resistenza
Durante la gravidanza, il peso delle madri e quello dei feti è rimasto identico nei due gruppi.
Le differenze sono comparse solo nei figli esposti agli aromi.
I topi che avevano “sentito” l’aroma di bacon:
- accumulavano più grasso corporeo in età adulta,
- sviluppavano insulino-resistenza,
- consumavano meno energia, soprattutto se esposti a una dieta ricca di grassi,
- presentavano alterazioni dell’attività cerebrale, in particolare nelle aree che regolano fame e metabolismo.
Il profilo neurologico osservato assomigliava molto a quello tipico degli animali obesi.
Il ruolo dell’olfatto del feto
Già in precedenza alcune ricerche avevano suggerito che il feto è in grado di percepire gli odori a partire circa dalla 24ª settimana di gravidanza.
Questo studio rafforza l’idea che gli stimoli sensoriali legati al cibo – anche se artificiali – possano avere un impatto a lungo termine sul modo in cui il cervello regola appetito e metabolismo.
Cosa significa per gli esseri umani?
Sebbene si tratti di uno studio sui topi, i ricercatori sottolineano che i risultati sollevano una domanda importante: gli aromi artificiali consumati in gravidanza possono influenzare il rischio di obesità nei figli?
La risposta non è ancora definitiva, ma i dati suggeriscono che i segnali sensoriali percepiti molto presto nella vita potrebbero influenzare:
- preferenze alimentari future,
- risposta del cervello al cibo,
- rischio di obesità e disturbi metabolici.
Per ora, la prudenza potrebbe essere una buona scelta.




