Psicologia

Walter Di Francesco, il mentalista che “legge” la mente: «Non rubo i pensieri: creo le condizioni perché emergano»

Tra neuroscienza e musica binaurale, l’artista dei vip svela come fa a entrare nei pensieri degli altri ed essere più creativi e meno stressati

Non ha poteri paranormali, ma un’abilità rara: quella di entrare in sintonia con la mente altrui. Walter Di Francesco, classe 1977, è considerato il mentalista dei vip. È riuscito a «sbloccare» il telefono di Achille Lauro indovinando il pin cifra per cifra, ha intuito a chi stava pensando Pierfrancesco Favino e ha lasciato senza parole Checco Zalone durante una videochiamata di Capodanno. Oggi è protagonista di eventi esclusivi per personaggi come Renzo Rosso e Luca Cordero di Montezemolo, ma il suo percorso nasce da una passione infantile: «tutto è cominciato con la scatola delle magie che chiesi a Natale quando avevo cinque anni», racconta.

Il mentalismo come arte della mente

Un mago fa sparire oggetti, un attore interpreta un ruolo. Il mentalista, invece, lavora con la mente. «La differenza è che il mio spettacolo non avviene sul palco, ma dentro la testa delle persone», spiega Di Francesco. «Il mago fa sparire un oggetto, io faccio sparire una certezza. Non mostro qualcosa che non esiste: faccio dubitare di ciò che si credeva di conoscere». Dietro questa apparente magia c’è molto studio:

  • linguaggio del corpo;
  • programmazione neurolinguistica (PNL);
  • microespressioni;
  • psicologia comportamentale;
  • capacità empatica.

Mentalismo e neuroscienze: cosa dice la scienza

«Non rubo i pensieri: creo le condizioni perché emergano. È come una danza: io faccio un passo, la persona risponde, e insieme creiamo qualcosa che sorprende entrambi». Sebbene il mentalismo nasca come arte performativa, molte sue tecniche si basano su principi scientifici riconosciuti. Studi di Paul Ekman (Università di San Francisco) hanno dimostrato che le microespressioni facciali, brevi movimenti involontari che durano fra 1/25 e 1/5 di secondo, rivelano emozioni inconsce e universali, indipendenti dalla cultura o dal contesto.

Il cervello è “programmato” per la risonanza empatica

La psicologia cognitiva e le neuroscienze sociali (Decety & Jackson, Trends in Cognitive Sciences, 2004) confermano che il cervello umano è “programmato” per la risonanza empatica: neuroni specchio e circuiti limbici ci permettono di percepire intuitivamente gli stati mentali altrui. La PNL, pur criticata da parte della comunità accademica, ha comunque influenzato la psicologia della comunicazione, evidenziando il potere del linguaggio nel modulare stati interni e percezioni.

Un mentalista esperto, come Di Francesco, integra questi elementi con intuito e osservazione per decifrare — e talvolta “guidare” — i processi mentali dell’altro. «La mente non si manipola, ma può essere guidata. E quando impari ad ascoltarla, diventa il tuo miglior strumento», sottolinea.

La musica binaurale: il suono che spegne lo stress

Oltre al mentalismo, Di Francesco è un grande sostenitore della musica binaurale, una tecnica che utilizza due frequenze leggermente diverse per stimolare specifiche onde cerebrali. «Quando ascoltiamo due frequenze diverse, una per orecchio, il cervello ne crea una terza: un battimento interno, il cosiddetto beat binaurale. È come se la nostra mente si sintonizzasse su una nuova frequenza», racconta. Ricerche pubblicate su Frontiers in Human Neuroscience indicano che le onde binaurali possono ridurre l’ansia, migliorare la concentrazione e favorire il rilassamento.

Favorisce la calma e la creatività

Effetti simili sono stati osservati anche in studi della Monash University (Australia), che hanno rilevato un aumento dell’attività alfa e theta, associata a stati di calma e creatività. Di Francesco le utilizza prima delle performance o durante momenti di creatività: «Ascolto una traccia binaurale a 6 Hz, immersa in suoni naturali. È la frequenza theta: il cervello rallenta, ma resta vigile. Lì nascono le idee migliori». E aggiunge: «Non è magia, è preparazione mentale. Quando la mente si accorda sulla giusta frequenza, tutto vibra meglio».

Grounding: il mentalista aiuta a “ritrovare la terra sotto i piedi”

Prima di salire sul palco, il mentalista pratica anche il grounding, una forma di radicamento fisico e mentale. «Significa ricollegarsi al corpo e al momento presente. Camminare scalzi sull’erba, respirare profondamente, sentire il contatto reale con la terra. Non è filosofia, è fisiologia», spiega. Ricerche della University of California, a Irvine (Chevalier et al., 2012), hanno mostrato che il contatto diretto con il suolo può ridurre il cortisolo, migliorare il sonno e ristabilire l’equilibrio del sistema nervoso autonomo. «È come dire alla mente: puoi fermarti, sei al sicuro. Più le radici sono salde nella terra, più possiamo crescere verso l’alto».

Il metodo anti-insonnia del mentalista

Nell’epoca dei pensieri veloci e delle notifiche continue, anche la mente più lucida può faticare a rallentare. Di Francesco lo sa bene: «L’insonnia è il prezzo che paghiamo per un cervello che non vuole smettere di correre. Serve un rituale di atterraggio, come un aereo che scende piano e non può precipitare».

Il suo consiglio? Ecco il rituale da seguire:

  • scrivere i pensieri su un foglio prima di dormire;
  • respirare lentamente e con ritmo regolare;
  • spegnere gli schermi mezz’ora prima del sonno;
  • ascoltare frequenze rilassanti o musica dolce.

Tecniche di journaling e respirazione consapevole sono oggi supportate da studi di Harvard Medical School e Stanford University, che le collegano a una riduzione dell’attività dell’amigdala (la “centralina” dello stress) e a un miglioramento della qualità del sonno. «Non serve contare le pecore: basta imparare a contare su se stessi», conclude. «Il sonno arriva solo quando smetti di inseguirlo».

I mentalisti e il mondo dei vip: tra spettacolo e introspezione

Negli ultimi anni, i mentalisti sono sempre più richiesti anche nel mondo dello spettacolo e degli eventi privati. Dalle feste di celebrità hollywoodiane a quelle di imprenditori e influencer, la figura del mentalista è diventata un simbolo di mistero, empatia e introspezione. Molti vip li invitano non solo per stupire, ma per vivere esperienze di auto-scoperta e connessione mentale. Durante gli eventi, Walter alterna momenti di performance a esercizi di percezione condivisa: piccoli esperimenti psicologici in cui il pubblico sperimenta in prima persona come la mente costruisce — e spesso distorce — la realtà.

La mente come palcoscenico

Di Francesco chiude con una riflessione che racchiude la sua filosofia: «Non faccio magia, creo esperienze che ti fanno dubitare di ciò che credevi di sapere. E quando impari a guardare la mente da fuori, inizi davvero a conoscerti».

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Simona Cortopassi

Classe 1980, è una giornalista iscritta all’Ordine regionale della Lombardia. Toscana d’origine, vive a Milano e collabora per testate nazionali, cartacee e web, scrivendo in particolare di salute e alimentazione. Ha un blog dedicato al mondo del sonno (www.thegoodnighter.com) che ha il fine di portare consapevolezza sull’insonnia.
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