
Di recente, un allarme internazionale ha puntato i riflettori su una categoria di oggetti insospettabili: gli utensili da cucina in plastica nera. Dietro la loro apparenza raffinata potrebbe nascondersi una minaccia per la salute umana. Ma qual è la verità? E soprattutto: dobbiamo davvero sbarazzarci di mestoli, cucchiai e spatole nere?
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Sotto osservazione i ritardanti di fiamma bromurati
Un’indagine pubblicata su Chemosphere (ottobre 2024) realizzata da Toxic‑Free Future e la Vrije Universiteit Amsterdam ha analizzato 203 articoli in plastica nera — tra cui utensili da cucina, contenitori per asporto, giocattoli — rilevando la presenza di ritardanti di fiamma bromurati, sostanze chimiche persistenti e tossiche come decaBDE, addizionate inizialmente nei componenti elettronici.
Il problema nasce dalla filiera del riciclo della plastica
Secondo l’indagine condotta dall’organizzazione americana Toxic-Free Future, l’85% dei prodotti analizzati – tra cui utensili da cucina, contenitori per alimenti, giocattoli e spazzole – conteneva ritardanti di fiamma bromurati come il decabromodifeniletere (decaBDE), una sostanza già vietata dall’Agenzia per la protezione ambientale statunitense (EPA) dal 2021. Il problema nasce dalla filiera del riciclo della plastica. Durante questo processo, materiali provenienti da vecchi apparecchi elettronici – come televisori o computer – possono finire nella produzione di utensili da cucina, senza un’adeguata separazione. Questi dispositivi contengono spesso ritardanti di fiamma per prevenire incendi. Tuttavia, una volta riciclati, tali sostanze non dovrebbero trovarsi in oggetti destinati all’uso alimentare.
Plastica nera: i rischi per la salute
I ritardanti di fiamma individuati nello studio appartengono alla famiglia dei PBDE (eteri difenile polibromurati), già noti per la loro persistenza nell’ambiente e nel corpo umano. Diversi studi epidemiologici hanno collegato i livelli elevati di PBDE nel sangue a:
- Aumento del rischio di cancro (+300%)
- Disfunzioni endocrine e tiroidee
- Problemi di sviluppo neurologico nei bambini
- Tossicità riproduttiva
- Neurotossicità e alterazioni del comportamento
Secondo le stime degli autori, l’esposizione media quotidiana al decaBDE da parte di chi utilizza regolarmente utensili in plastica nera potrebbe arrivare a 34.700 nanogrammi al giorno. Una quantità che, soprattutto se sommata a quella assorbita da altre fonti ambientali, supera i limiti di sicurezza indicati dall’Unione Europea. Tuttavia, una successiva correzione ha mostrato che l’esposizione stimata (34 700 ng/giorno) era in realtà circa l’8% del limite di sicurezza dell’EPA per un adulto di 60 kg: un dato che abbassa l’allarme, ma non elimina il problema.
Plastica nera e cibi caldi: un mix pericoloso
Il rilascio di queste sostanze tossiche è favorito dal calore: cucinare con mestoli o spatole nere a temperature elevate può provocare la migrazione di ritardanti di fiamma nel cibo. A rendere più allarmante la questione è il fatto che molti di questi utensili vengono a contatto diretto con il cibo – o addirittura con la bocca, come nel caso dei cucchiai – aumentando l’assorbimento delle sostanze chimiche.
Le normative europee: cosa dice la legge?
In Europa, i materiali destinati al contatto con gli alimenti (MOCA) sono regolati dal Regolamento CE 1935/2004, che stabilisce due principi fondamentali:
- I materiali non devono trasferire sostanze agli alimenti in quantità tali da mettere a rischio la salute umana.
- Non devono modificare il gusto, l’odore o la composizione del cibo.
A ciò si aggiunge il Regolamento UE 2022/1616, che disciplina specificamente l’uso di plastica riciclata per uso alimentare. Questo prevede:
- Protocolli di decontaminazione certificati
- Test di migrazione globale e specifica
- Tracciabilità dei materiali riciclati
Se queste norme vengono rispettate, anche gli utensili in plastica riciclata possono essere sicuri. Il problema, tuttavia, nasce quando il riciclo non è tracciabile o non rispetta i criteri previsti, come avviene talvolta nei mercati extraeuropei o in produzioni low-cost.
Cosa possiamo fare per proteggerci?
Non è necessario farsi prendere dal panico, ma è fondamentale adottare alcune buone pratiche:
- Scegliere prodotti certificati MOCA, riconoscibili dal simbolo bicchiere-forchetta.
- Evitare la plastica nera, soprattutto se di provenienza sconosciuta o senza etichettatura chiara.
- Prediligere materiali alternativi, come aciaio inox (resistente, igienico, stabile alle alte temperature), legno grezzo non verniciato (buono, ma attenzione alla manutenzione e all’origine) e silicone alimentare (solo se di alta qualità e con certificazioni europee).
- Non riscaldare alimenti in contenitori di plastica nera, specialmente nel microonde.
- Non acquistare giocattoli neri in plastica per bambini, che potrebbero mordicchiarli ed essere esposti alle stesse sostanze.