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Melanoma in aumento, ma si guarisce di più

Il test molecolare potrebbe potenzialmente portare a una ulteriore riduzione del numero degli interventi invasivi scegliendo i pazienti per i quali procedere con la biopsia del linfonodo sentinella

Ci sono 12.000 nuove diagnosi di melanoma in Italia all’anno. Il Nord è la zona del nostro Paese che ha registrato un forte aumento. In Lombardia, per esempio, dal 1970 al 2015 è balzata da 2 a 26 casi all’anno ogni 100 mila abitanti negli uomini, e da 3 a 16 casi su 100 mila all’anno nelle donne. Fortunatamente però, insieme ai malati, aumenta anche la speranza di guarigione. Con percentuali di curabilità passate dal 5% al 50% negli ultimi 5 anni.

Nuove cure per il melanoma: aumenta la sopravvivenza

Questo grazie alle cure molecolari e agli anticorpi monoclonali, figli dell’immunoterapia. Il numero di malati che non sopravvivono alla malattia è stabile e questo è in grandissima parte dovuto all‘aumentata consapevolezza sull’importanza del controllo dei nei. E quindi della diagnosi precoce del melanoma.

Gruppo San Donato

Il test molecolare

I dati arrivano dall’Istituto europeo di oncologia di Milano. Al centro dell’attenzione del mondo medico le nuove tecniche di cura di questo tumore, che sono già meno invasive, ma che lo saranno sempre di più. Tutto grazie a un test molecolare, che consentirà di selezionare i pazienti da avviare alla biopsia del linfonodo sentinella.

Melanoma: diffusione e fattori di rischio

Il melanoma cutaneo è piuttosto raro nei bambini e colpisce soprattutto attorno ai 45-50 anni, anche se l’età media alla diagnosi si è abbassata negli ultimi decenni. Il principale fattore di rischio è l’esposizione eccessiva alla luce del sole. È importante ricordare che anche le lampade e i lettini solari sono sorgenti di raggi ultravioletti e devono quindi essere utilizzati con estrema attenzione e senza abusarne.

Altri fattori di rischio noti sono l’insufficienza del sistema immunitario (dovuta per esempio a precedenti chemioterapie o a trapianti), e alcune malattie ereditarie (per esempio lo xeroderma pigmentoso, nel quale il DNA non riesce a riparare i danni causati dalle radiazioni). Il rischio aumenta anche nelle persone con lentiggini o con nei, in quelle con occhi, capelli e pelle chiara e in quelle che hanno un parente stretto colpito da questo tumore o che hanno avuto un precedente melanoma cutaneo.

Il melanoma fa meno paura

«Il melanoma oggi fa molta meno paura che in passato» spiega Alessandro Testori, direttore della Divisione melanomi e sarcomi muscolo-cutanei dell’Ieo. «Perché da qualche anno abbiamo a disposizione cure che permettono di trattare pazienti anche in stadi più avanzati. In particolare il test molecolare potrebbe potenzialmente portare a una ulteriore riduzione del numero degli interventi invasivi. Sceglierà i pazienti per i quali procedere con la biopsia del linfonodo sentinella, perché presentano linfonodi che contengono cellule ricche di melanina. Ed escluderà quelli nei quali potrà essere evitata perché non ne presentano».

Francesco Bianco

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