Salute

Bpco, la più subdola tra le malattie polmonari: toglie fiato e qualità di vita

Più di 4 milioni di persone soffrono di Bpco, ma oltre la metà non sa di esserne affetto. E la diagnosi spesso arriva in ritardo. Le cause? La principale è il fumo.

Una tosse fastidiosa che non passa e che viene considerata normale dai fumatori. E poi il fiato corto e la fatica che si avverte dopo soli pochi gradini o portando il sacchetto con la spesa. Sono alcuni sintomi della Bpco, la Broncopneumopatia cronica ostruttiva, che ancora qualcuno chiama enfisema polmonare o bronchite cronica. Ogni anno il 19 novembre si celebra la Giornata mondiale dedicata alla Bpco per sensibilizzare la popolazione sulle caratteristiche di questa patologia di cui si parla ancora poco. Solo in Italia si stima che ne siano copite 4.400.000 persone ma di queste una percentuale impressionante, il 61%, non sa neppure di esserne affetto. I più rischio sono i fumatori perché il tabagismo è la prima causa di questa condizione.

Non è raro che i sintomi della Bpco vengano sottovalutati o confusi cone quelli dell’asma. I più comuni sono tosse protratta e catarro, dispnea (che potremmo descrivere come unafame d’aria), limitata tolleranza all’esercizio fisico fino a influenza o bronchiti che tardano a guarire. Tutti elementi suscettibili di più interpretazioni e talvolta trascurati, in quanto ritenuti conseguenza pressoché naturale dell’invecchiamento della persona o del fumo. Succede così che la diagnosi arrivi in ritardo o, nel peggiore dei casi, sia assente. “Si pensi che in alcuni pazienti la Bpco viene diagnosticata attorno ai 60 anni, quando la malattia è a uno stadio avanzato e la funzione respiratoria risulta già significativamente compromessa” spiega Carlo Mereu, Presidente della SIMeR, la Società Italiana di Medicina Respiratoria (ascolta la sua intervista). Il principale strumento diagnostico per la Bpco è la spirometria che verifica l’ostruzione del flusso aereo ma, dice Mereu, si tratta di un esame che si fa ancora troppo poco.

Gruppo San Donato

Una volta diagnosticata, la terapia della Bpco si basa su farmaci broncodilatatori a lunga durata d’azione (LAMA e LABA), in grado di tenere a bada i principali sintomi e rallentare la progressione della malattia. Fondamentale è eliminare il fumo e gli altri fattori di rischio. Altro aspetto importante è la gestione della malattia: la tattica vincente è basata sulla collaborazione tra medico di famiglia e specialista pneumologo, all’interno di un sistema di cure integrate sul territorio. E proprio questo, insieme alla sensibilizzazione dei medici curanti sul ridurre i tempi di diagnosi, è tra gli obiettivi principali del progetto Eureka, voluto dalle principali società scientifiche in ambito pneumologico AIPO, SIMeR, AIMAR e dai medici di famiglia della SIMG.

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