Salute

Alcolismo: la nuova strategia della Soft Therapy

È il nuovo approccio terapeutico al problema della dipendenza dall’alcol e si basa sulla riduzione graduale del consumo di bevande alcoliche come alternativa alla totale astensione

Adottata a partire dal 2014 presso il Day Hospital di Psichiatria e Farmacodipendenze del Policlinico “A. Gemelli” di Roma, la Soft Therapy nasce dalla combinazione di terapia farmacologica, terapia di gruppo e incontri individuali con il medico specialista. Obiettivo finale è quello di allontanare il paziente dal consumo di alcol accrescendo la consapevolezza e il controllo di se stessi. Per comprendere meglio di cosa si tratta abbiamo incontrato Luigi Janiri, Professore di Psichiatria presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.

Cos’è la Soft Therapy?

Gruppo San Donato

È una terapia innovativa nell’ambito della dipendenza dall’alcol. È rivolta a quegli alcolisti che non sono riusciti a smettere di bere attraverso l’astensione. La Soft Therapy propone una riduzione del consumo di alcol invece dell’astensione completa, riduzione che si può ottenere attraverso un processo graduale che prevede la partecipazione a un gruppo riabilitativo e l’utilizzo di un farmaco, il nalmefene, che aiuta i pazienti a ridurre il consumo di bevande alcoliche.

Quali sono i giovamenti?

Sono due gli effetti principali: un guadagno di salute da un punto di vista sia fisico che psichico. E poi l’acquisizione di maggior controllo del proprio comportamento. Ed è proprio questo lo scopo della terapia: far sì che i pazienti siano padroni di se stessi e dei propri comportamenti. Si tratta di un tipo di strategia precisa detta di “riduzione del danno“, mirata a ottenere un vantaggio attraverso un passaggio intermedio. Smettere di bere è l’obiettivo finale che può anche avere uno step nel mezzo, ovvero la riduzione dell’alcol, quindi la Soft Therapy. La riduzione del danno non significa tanto eliminare il problema ma, in un’ottica di gradualità, acquisire il controllo necessario a ridurre la dipendenza dall’alcol.

La Soft Therapy è già in uso. Quali sono i risultati ottenuti finora?

Il 90% dei pazienti che hanno iniziato la Soft Therapy ha riscontrato una riduzione del consumo di alcol. Ci sono ancora pazienti che non hanno raggiunto quel controllo di cui parlavano prima, ma spesso si tratta di pazienti che hanno un’elevata dipendenza. Mentre i pazienti è cui è rivolta la Soft Therapy appartengono a quella categoria che ha una dipendenza di tipo medio.

Quali sono gli step della terapia?

Innanzitutto c’è il farmaco che aiuta a ridurre la gratificazione che si ottiene dal consumo di alcol; se il paziente trova meno piacere tenderà quindi a bere di meno. Con questo farmaco diversi pazienti hanno addirittura azzerato il consumo di bevande alcoliche. Poi c’è la riabilitazione in gruppo che attraverso i meccanismi di rispecchiamento ed empatia, ripresi dall’esperienza degli alcolisti anonimi, supporta i pazienti e li motiva nel mantenere un livello accettabile di consumo di alcol. I pazienti non si sentono più soli e affrontano la cosa in gruppo. Il terzo pilastro è quello del follow up individuale: ogni paziente viene monitorato da medici esperti e psichiatri attenti. Nei giorni precedenti alla visita, al paziente viene chiesto di compilare una sorta di diario in cui racconta le esperienze legate al consumo di alcol. Non solo le quantità ma anche le modalità, le occasioni in cui beve: nel weekend, da solo, durante le vacanze, dopo i pasti, dopo il lavoro. Sono particolari che aiutano a comprendere meglio l’esperienza del singolo.

Ritiene soddisfacente l’esperienza fino ad oggi con la terapia?

Sì, con questo obiettivo siamo riusciti a far uscire dalla zona d’ombra dell’alcolismo molti pazienti che prima non avevano accesso al trattamento.

Chiara Ammendola

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