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Rita Dalla Chiesa: «Non posso più prendere il sole»

«Per colpa degli eccessi giovanili oggi mi trovo la pelle sciupata e piena di nei. Devo espormi pochissimo e con le dovute precauzioni»

Sono stati perentori, i medici: mi hanno consigliato di dimenticarmi la tintarella con la stessa determinazione con la quale invitano un tabagista incallito a smettere di fumare. Dunque niente lunghe esposizioni ai raggi ultravioletti per la mia pelle, neppure con lo scudo di creme ad altissima protezione.
Il motivo? I tanti eccessi giovanili. Per tutta la vita sono stata smodatamente attratta dal sole. Ero come una lucertola, capace di stare quasi immobile per ore ad abbronzarmi incurante del calore. Fin da quando ero bambina per me il sole ha rappresentato un’irrinunciabile fonte di energia. Appena arrivava la bella stagione ero in prima linea per catturarne ogni raggio. E non solo al mare! In città camminavo sempre nella parte assolata della strada. Se mi fermavo in un bar con dehors, sceglievo il tavolo privo d’ombra. Nonostante gli avvertimenti di mia madre, che mi raccomandava di proteggere la pelle dai danni indotti dagli ultravioletti, mi rifiutavo di utilizzare creme con protezione alta.

Mi abbronzavo senza protezione
La verità? Le compravo, ma poi le lasciavo intatte in valigia. Temevo di non abbronzarmi abbastanza con un fattore di protezione 50. Risultato? Chiara di carnagione come sono, mi scottavo irrimediabilmente ogni volta. Ma non mi preoccupavo, anzi, gioivo all’idea che dopo sarei diventata scura. Insomma, mi esponevo in modo eccessivo, selvaggio e inadeguato. Invece di usare solari protettivi, per lungo tempo sono stata consumatrice affezionata della Eutra, una crema inventata dagli svizzeri che al sole «friggeva». Senza contare che al mare mi sdraiavo a ridosso del bagnasciuga per godere anche del riflesso dell’acqua.

Gruppo San Donato

Ricordo che anni fa, durante una vacanza in Calabria, mi sono talmente bruciata da ritrovarmi con la faccia ricoperta di croste. Mi sono rivolta al farmacista, che mi ha dato una mano nel risolvere il problema, ma la lezione non mi è servita. Per 15 giorni mi sono rifugiata all’ombra, per poi riprendere con le mie solite cattive abitudini. Del resto, è soltanto in tempi recenti che le campagne informative sugli effetti del troppo sole e i rischi del melanoma hanno raggiunto l’obiettivo. Anche con me: la consapevolezza dei rischi mi ha fatto pentire del mio fanatismo. Ma troppo tardi: le conseguenze le ho pagate tutte. Le prime rughe sul viso mi sono comparse a trent’anni e oggi, rispetto alle mie coetanee, ho la pelle più sciupata e spessa. Per non parlare dei nei… ne ho tantissimi. E se prima non sapevo cosa fosse una mappatura, adesso mi controllo ogni 12 mesi. Ho capito che non vale la pena rischiare la propria salute per un colorito dorato e uniforme.

Certo, un po’ di tintarella è sana, mette di buonumore e permette di indossare abiti dai colori sgargianti. Senza dimenticare che il sole ci dà energia. Ma è fondamentale avere un senso della misura che io per prima non conoscevo. Tra l’altro quell’abbronzatura tendente al nero, ostentata dalle signore romane durante tutta la bella stagione, non mi piace più. La trovo cafona, volgare. Così, oggi il mio rapporto con il sole è radicalmente cambiato. Se mi espongo non lo faccio per abbronzarmi a ogni costo, evito accuratamente le ore più calde e abbondo con le creme a elevata protezione che riparino sia dai raggi UVA che dagli UVB, come da raccomandazione europea. E anche rimanendo sotto l’ombrellone un colorito dorato la mia pelle lo assume. Ma senza rischi.

Rita Dalla Chiesa

Testimonianza raccolta da Nicole Cavazzuti per OK Salute e benessere luglio 2015

 

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