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Filippa Lagerback: «Ho vinto l’insicurezza con le risate, la gravidanza e un cane»

«Mi sentivo inadeguata e non bella: quando mi hanno scelto come modella ho pensato che prima o poi si sarebbero accorti del “tragico errore”. Ecco come ho superato timidezza e disagio»

Due sono le caratteristiche che mi hanno sempre contraddistinta: una forte timidezza e una profonda sensibilità verso gli esseri indifesi. La prima l’ho superata, la seconda l’ho incanalata. La timidezza mi ha accompagnata sin da bambina e oltre, quando, a soli 14 anni, ho iniziato la carriera di modella: non erano gli obiettivi o le telecamere a farmi soggezione, ma le persone; mi sentivo troppo piccola e inadeguata per quel mondo di adulti e soltanto sul set, nascosta dietro a un travestimento, la mia insicurezza scompariva.

Ero il clown della compagnia
Così, più o meno inconsciamente, era iniziato il mio lungo percorso di autoterapia contro la timidezza, passando dal non parlare con nessuno al diventare, verso i 24 anni, il «clown» della compagnia. Ho cominciato a trovare un equilibrio, scoprendo come fare ridere gli altri mi facesse sentire più accettata. Intanto l’esperienza di modella all’estero – fra casting e provini che rappresentavano la mia personale sfida alla timidezza più che il successo nella selezione – mi costringeva ad affrontare continue situazioni di disagio.
Sono state proprio queste esperienze a sconfiggere gradualmente la mia insicurezza: mi hanno aiutato a capire come uscire dalla propria «comfort zone» e dalle sicurezze quotidiane ci renda più forti e migliori. Certo, mi vien da dire che è proprio vero che «in casa del calzolaio, le scarpe son sempre rotte»… Con una mamma medico e un padre psicologo, ho preferito non rivolgermi a nessuno dei due e risolvere il mio problema di timidezza cronica da sola.

Gruppo San Donato

Più fiducia con la nascita di Stella
Ma è con la gravidanza che le cose sono cambiate radicalmente. Tredici anni fa, quando è nata mia figlia Stella, mi sono resa conto della grandezza nella capacità di generare una nuova vita; a quel punto ho preso fiducia e le mie insicurezze sono svanite.
E con l’arrivo di Whisky è scomparso anche l’ultimo accenno di timidezza rimasta. Il cocker spaniel inglese è l’ultimo animale approdato in casa dopo la nascita di Stella: a Milano abbiamo avuto dei porcellini d’India, poi si sono aggiunti un coniglio e dei pulcini. Quando ci siamo trasferiti a Varese, in una casa con giardino, mia figlia e mio marito hanno iniziato a sognare un cane. Siamo andati a vedere dei cuccioli in un allevamento. Inutile dire che non siamo tornati a casa a mani vuote!

Il cocker spaniel mi aiuta a socializzare
Whisky si è da subito rivelato di estrema importanza per noi tutti in un momento così delicato come quello di un trasferimento in un’altra città, soprattutto per Stella che lasciava la vecchia scuola e tante amicizie. Il cane ci ha supportato con la sua semplice presenza, fatta di gioia continua e di amore incondizionato. Da quando c’è lui mia figlia non è mai sola e quando capita che Daniele e io torniamo tardi dal lavoro, sapere che lei è in buona compagnia mi fa stare serena. A Stella sto insegnando i doveri e le responsabilità di avere un cane e questo la fa maturare. Anche mio marito ha tratto giovamento dell’arrivo del nuovo membro di famiglia: lui passa ore nel suo studio di notte e Whisky ne approfitta per la sua passeggiata notturna. Infine ci sono io che, grazie al cocker spaniel, sono riuscita a cancellare anche quel poco di timidezza che ancora mi era rimasta, «costretta» a socializzare con gli altri proprietari di cani ai giardini. Con Whisky abbiamo tutti fatto terapia, e non a caso è stato scelto da un’azienda alimentare per animali domestici come testimonial di una campagna di sensibilizzazione a favore della pet therapy.

In generale, ho sempre pensato che ancor prima di fare terapia sia importante fare prevenzione. La cura degli occhi e le relative visite specialistiche, per esempio, sono trascurate perché le patologie degli occhi sono spesso asintomatiche. Ma un glaucoma o una semplice cataratta possono portare alla cecità e una visita ti evita il peggio; troppo spesso disinformazione e timori infondati frenano la volontà di un appuntamento medico, nascondendosi anche dietro alla scusa del tempo che manca.
Per questo motivo – dopo avere firmato con CBM Onlus una linea di occhiali per Salmoiraghi, il cui ricavato è andato in beneficenza per operare donne e bambini ciechi in Africa – con la Lega italiana per la lotta contro i tumori ho creato mini-eventi pro prevenzione, il più recente a sostegno della lotta al tumore della mammella che prevedeva una gita con me in minibus per effettuare una mammografia e, a seguire, un aperitivo. Il prossimo evento in ambulatorio mobile potrebbe essere dedicato proprio alla prevenzione della vista.

Filippa Lagerback

Tratto da OK Salute e benessere giugno 2016

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