Salute

Stenosi dell’esofago: cosa fare quando il cibo non scende?

Lo specialista di chirurgia endoscopica digestiva, Luigi Dall'Oglio, spiega come mai può insorgere un restringimento dell'esofago e in che modo si può trattare

L’esofago è quel tratto di apparato digerente che collega la bocca allo stomaco e ha la funzione di consentire il passaggio del cibo e della saliva. Un suo restringimento, chiamato stenosi, impedisce una regolare deglutizione. Quest’ultima condizione è chiamata disfagia. Luigi Dall’Oglio, responsabile di chirurgia endoscopica digestiva dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, spiega meglio di cosa si tratta.

Come si manifesta la stenosi dell’esofago?

Una stenosi dell’esofago può essere sospettata quando il cibo, dopo essere stato deglutito, sembra non proseguire verso lo stomaco o fa fatica a scendere con necessità di bere molta acqua. In alcuni casi si osserva il vomito del cibo che, non essendo arrivato nello stomaco, non ha l’odore e l’aspetto del cibo digerito.

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Quali sono le cause?

Le stenosi possono essere dovute a una malformazione congenita o a cicatrici. Sono ancora tanti i bambini che, per disattenzione degli adulti, deglutiscono detersivi o altre sostanze caustiche che bruciano gravemente le pareti dell’esofago. La stenosi cicatriziale può essere dovuta anche alla malattia da reflusso gastroesofageo: se l’acidità dello stomaco risale in esofago in modo cronico e non adeguatamente controllata dai farmaci, l’acido può bruciare le pareti dell’esofago. In conseguenza di una rara malattia congenita, l’atresia dell’esofago (un neonato su 2.500-4.000 può presentare questa malformazione caratterizzata dall’interruzione dell’esofago), una stenosi esofagea cicatriziale può comparire nel punto dove sarà stato ricreato, con un intervento chirurgico di anastomosi esofagea, un esofago normale.

Per un adulto con progressiva difficoltà a deglutire il cibo è della massima importanza sentire il parere del medico curante che indicherà l’esecuzione di una gastroscopia per escludere un tumore. L’acalasia, infine, è una stenosi causata dalla contrazione della muscolatura della parte bassa dell’esofago che impedisce il passaggio del cibo. L’esofago si dilata pertanto moltissimo (megaesofago), subentrano problemi di malnutrizione e il rischio che le secrezioni o il cibo possano passare nei polmoni.

In che modo si fa la diagnosi di stenosi dell’esofago?

In una sospetta stenosi dell’esofago la diagnosi può essere fatta con una radiografia (Rx esofagogramma con contrasto) e una esofagogastroscopia. L’acalasia si diagnostica anche misurando le pressioni dei muscoli dell’esofago (manometria esofagea).

Quali sono le terapie disponibili?

Per curare le stenosi si passano sonde semirigide in plastica o a palloncino, guidate da un endoscopio flessibile, per forzare gradualmente il tratto ristretto in modo da consentire il regolare passaggio del cibo (dilatazione esofagea). Le stenosi cicatriziali tendono a riformarsi e quindi la dilatazione va ripetuta più volte. Nel nostro ospedale, unico centro pediatrico in Europa, l’acalasia si cura con un intervento che si esegue per via endoscopica ed endoluminale, tagliando i muscoli dell’esofago (miotomia cardiale endoscopica POEM). Non solo si evita quindi un intervento chirurgico tradizionale, ma la procedura è più sicura ed efficace.

Il brevetto dello stent esofageo dinamico

Nei casi di stenosi cicatriziali che tendono a recidivare nonostante tutti i tentativi di trattamento con dilatazioni si renderà necessario ricorrere ad altre strategie per evitare interventi chirurgici. Con l’obiettivo di cercare di ridurre il numero di dilatazioni, e quindi di anestesie e ricoveri, per far guarire meglio e prima la stenosi, il nostro ospedale ha ideato e brevettato uno stent esofageo dinamico, che ha recentemente ottenuto il marchio CE, consentendo una guarigione più rapida. Purtroppo nelle stenosi più gravi anche lo stent può non essere efficace per risolvere definitivamente il problema. In alcuni casi sarà possibile asportare il tratto malato e ricongiungere l’esofago ma, in caso di tratti di cicatrice più lunga, si renderà necessario eseguire un intervento di sostituzione dell’esofago con altri tratti dell’apparato digerente.

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