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Si può diventare allergici in età adulta?

L'allergologa Mona-Rita Yacoub spiega come mai alcune allergie stagionali possono insorgere con il passare degli anni

L’allergia è una risposta eccessiva del sistema immunitario a una o più sostanze – gli allergeni – presenti nell’ambiente, che in realtà sono innocue ma vengono scambiate per “nemiche” dall’organismo. Per difendersi da ciò che è inoffensivo ma ritenuto dannoso, le nostre cellule rilasciano grandi quantità di istamina, un composto che innesca fenomeni infiammatori che si traducono in prurito al naso, raffica di starnuti, naso che cola, lacrimazione e arrossamento oculare, respiro sibilante, asma, costrizione a gola e torace e tosse.

Perché alcune allergie si definiscono “stagionali”?

In alcuni individui le allergie seguono un andamento stagionale perché l’organismo innesca la reazione infiammatoria solo in presenza di allergeni ambientali, cioè i pollini, che compaiono in alcuni periodi dell’anno, soprattutto durante la primavera e l’estate. Ad esempio tra febbraio e marzo compaiono i pollini di betulla, nocciolo e ontano, da marzo a settembre troviamo le graminacee e da agosto a ottobre l’ambrosia. Questi lassi temporali, però, possono variare perché – come sappiamo – ultimamente il clima e le temperature stanno subendo notevoli modificazioni rispetto al passato.

Gruppo San Donato

Le allergie possono comparire in età adulta

Come spiega Mona-Rita Yacoub, Coordinatrice del Centro di Allergologia dell’Unità di Immunologia, Reumatologia, Allergologia e Malattie Rare dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano nella videointervista qui sopra, l’allergia (stagionale ma anche perenne) può comparire anche in età adulta e quindi non dare manifestazione di sé nei primi anni di vita. Stando alle stime, nella maggior parte dei casi i sintomi dell’allergia respiratoria insorgono durante l’infanzia e nella giovinezza ma comunque possono spuntare anche più in là nel tempo. Come mai? È tutta “colpa” della genetica: si nasce predisposti o meno a sviluppare allergie. Se c’è una predisposizione “scritta” nel Dna, infatti, prima o poi si andrà incontro ai sintomi allergici, contatto dopo contatto con l’allergene in questione.

Chiara Caretoni

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