Salute

Otosclerosi

L'otorinolaringoiatra Ettore Cassandro spiega quali sono le cause e i sintomi di questa patologia e in che modo si può intervenire

L’otosclerosi è una patologia che colpisce la staffa, uno dei tre piccoli ossicini situati nell’orecchio medio. A causa della crescita di osso esuberante, la staffa si irrigidisce e non riesce a trasmettere correttamente il segnale sonoro alla coclea. Solitamente colpisce entrambe le orecchie (otosclerosi bilaterale). L’otorinolaringoiatra Ettore Cassandro, professore dell’Università degli Studi di Salerno, spiega quali sono le cause, i sintomi e in che modo si può intervenire.

Quali sono le cause dell’otosclerosi?

La causa dell’otosclerosi è genetica e ha quindi carattere ereditario. Colpisce più le donne che gli uomini, anche se non se ne conosce il motivo.

Gruppo San Donato

Come si manifesta?

Il sintomo per eccellenza è la perdita d’udito. L’ipoacusia è progressiva e, nei casi più avanzati, può evolvere in sordità grave. In generale, la gravità dell’otosclerosi dipende dallo stadio della malattia: si va dallo stadio 1 con sordità moderata e funzione cocleare integra allo stadio 4 con sordità grave e funzione cocleare compromessa. Alla perdita d’udito spesso si associa l’acufene, la percezione di rumori nell’orecchio che può essere anche il primo sintomo. In gravidanza i sintomi possono diventare più evidenti a causa delle fluttuazioni ormonali.

Come si diagnostica l’otosclerosi?

Le due indagini principali sono: l’esame audiometrico tonale e quello impedenzometrico. Con il primo è possibile diagnosticare l’ipoacusia, che nei primi stadi ha carattere trasmissivo mentre il secondo evidenzia invece un’alterazione o l’assenza del riflesso stapediale, ovvero il riflesso che, in caso di suono troppo intenso, blocca la catena ossiculare presente nell’orecchio medio e che permette una diagnosi precocissima.

L’otosclerosi si risolve chirurgicamente

Non c’è una terapia medica risolutiva. L’unica possibilità è intervenire chirurgicamente, a patto che la malattia non abbia raggiunto uno stadio molto avanzato. L’intervento d’elezione è la stapedotomia che, a differenza della strapedectomia, non prevede la rimozione della staffa. La stapedotomia, infatti, consiste nel praticare un foro nella platina della staffa, attraverso il quale viene inserita una protesi di teflon, simile a un piccolo pistone. Questo viene agganciato all’incudine e serve a trasmettere all’orecchio interno il segnale acustico della catena ossiculare. Nei casi in cui l’intervento non possa essere effettuato si può ricorrere alla protesi acustica tradizionale che deve essere tarata in maniera molto accurata.

Cosa succede dopo l’intervento?

Pur essendo delicato, l’intervento non richiede tempi di recupero lunghi. La pressione può danneggiare la protesi, per esempio quando si viaggia in aereo con il raffreddore o durante le immersioni subacquee, ma non è un’evenienza molto comune. Per quanto riguarda il parto, nei casi in cui venga richiesto uno sforzo eccessivo, la cosa migliore è optare per il cesareo.

Leggi anche…

None found

Mostra di più
Pulsante per tornare all'inizio