
Per anni abbiamo sentito parlare delle donne come “sesso debole” in senso generico. Oggi, però, un nuovo studio pubblicato su Ophthalmology Science attribuisce proprio al sesso femminile una maggiore vulnerabilità a perdita visiva e cecità. Si tratta della prima ricerca condotta su un campione immenso: 14,5 milioni di esami oculari inseriti nel più grande database mondiale per l’oftalmologia (IRIS Registry), con l’aggiunta di un dato fondamentale: il sesso dei pazienti.
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Le donne sviluppano più spesso malattie oculari: i numeri del nuovo studio
Dalla degenerazione maculare senile alla retinopatia diabetica, fino ai fori maculari e alla cataratta, le donne risultano più esposte di fronte alla maggior parte delle patologie oculari. L’unica “eccezione” è il distacco di retina, più comune negli uomini.
Secondo i dati del database IRIS, analizzati su pazienti tra i 50 e i 99 anni:
- il rischio di perdita visiva lieve o moderata nelle donne è del 30% superiore rispetto agli uomini,
- la perdita visiva grave è più frequente del 35%,
- la cecità è addirittura più comune del 54% nel sesso femminile.
“Per qualsiasi livello di deficit visivo, tranne il distacco di retina, le donne presentano una probabilità più alta di perdere la vista”, spiega Stanislao Rizzo, presidente di FLORetina ICOOR e direttore dell’Oculistica al Policlinico Gemelli.
Malattie della retina e donne: perché il rischio aumenta dopo i 50 anni
Il sesso femminile influisce non solo sulla prognosi, ma soprattutto sulla probabilità di sviluppare malattie retiniche. Come sottolinea Daniela Bacherini, Università di Firenze:
- dopo la menopausa le donne hanno un rischio più alto del 32% di sviluppare degenerazione maculare e fori maculari,
- un rischio maggiore dell’8% di retinopatia diabetica,
- un aumento del 10% del rischio di occlusioni vascolari retiniche.
Una parte di questa vulnerabilità è legata agli estrogeni, ormoni protettivi verso lo stress ossidativo della retina. Con la menopausa il loro livello si abbassa, lasciando l’occhio più esposto.
Occhio femminile e occhio maschile: anatomie diverse
Non si tratta solo di ormoni: anche la struttura della retina è diversa tra uomini e donne.
Un recente studio basato su tecniche di machine learning ha analizzato le scansioni oculari di giovani adulti sani e ha scoperto che:
- negli uomini gli strati interni della retina sono più spessi,
- nelle donne risultano più sottili,
- negli strati esterni, invece, le differenze sono minime.
Gli algoritmi sono stati in grado di riconoscere il sesso dei partecipanti solo dagli spessori retinici: prova evidente che la differenza esiste indipendentemente dalla presenza di patologie.
Proteine e risposta immunitaria: un’altra chiave della differenza di genere
Un ulteriore studio pubblicato su Biology of Sex Differences ha identificato:
- 21 proteine espresse in modo diverso nella retina tra uomini e donne,
- 58 proteine diverse nell’epitelio pigmentato retinico (la parte che nutre le cellule visive).
Queste varianti influenzano processi fondamentali come attivazione cellulare, riparazione, sopravvivenza e morte delle cellule retiniche.
Le differenze non finiscono qui. Come ricorda Francesco Faraldi, Ospedale Mauriziano – Umberto I di Torino:
- le donne sviluppano più spesso uveiti autoimmuni, perché hanno una risposta immunitaria più reattiva,
- gli uomini, invece, sono più colpiti da uveiti infettive,
- il distacco di retina è meno comune nelle donne (-30%), spesso perché negli uomini è più frequente in seguito a traumi.
Non solo biologia: anche la pratica clinica deve cambiare
Nonostante queste evidenze, nel campo dell’oftalmologia manca ancora un vero approccio di genere, come già accade in cardiologia. Ignorare le differenze biologiche e cliniche tra uomini e donne può portare a:
- diagnosi tardive,
- terapie non adeguate,
- minore aderenza alle cure,
- più effetti collaterali.
“Serve sviluppare protocolli clinici che tengano conto delle differenze di genere”, sottolinea Rizzo. “Solo così potremo garantire cure più efficaci, personalizzate ed eque”.
La ricerca sta finalmente rivelando che, quando si parla di salute della retina, le donne non sono più solo “pazienti più longeve”, ma persone con bisogni clinici specifici, legati a biologia, ormoni e genetica.
Capire e riconoscere queste differenze è il primo passo per una medicina oculare più precisa e realmente su misura.




