Salute

Leccarsi le ferite aiuta davvero a guarire prima

Il muco contenuto nella saliva stimola le cellule di difesa del sistema immunitario a produrre “reti” che intrappolano i batteri invasori

Non sarà una cosa molto elegante da fare in pubblico, ma leccarsi le ferite aiuta davvero ad accelerarne la guarigione. I nostri amici a quattro zampe ce lo ricordano sempre, ma ora lo dimostra anche la scienza. Il muco contenuto nella saliva induce le cellule di difesa del sistema immunitario a produrre delle “reti” che intrappolano i batteri invasori, tenendo pulita la ferita e accelerandone la cicatrizzazione. Lo hanno scoperto i ricercatori svedesi dell’Università di Lund, che pubblicano il loro

Leccarsi le ferite: il ruolo dei neutrofili

Protagonisti assoluti della ricerca sono i “guardiani” del sistema immunitario, i globuli bianchi chiamati “neutrofili”. Sono molecole che viaggiano nel sangue pattugliando l’organismo pronti ad intervenire in caso di pericolo. Queste cellule rappresentano la prima linea di difesa contro le infezioni e si trovano in tutti i distretti del corpo, compresa la mucosa orale.

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Nella bocca, la loro azione viene stimolata dal muco presente nella saliva. In caso di pericolo, il neutrofilo si sacrifica, e prima di morire lancia una “rete” fatta di Dna e proteine antimicrobiche che va a intrappolare i batteri invasori. Questo meccanismo di difesa, chiamato NETosi, è molto più efficace nella mucosa orale di quanto non lo sia nel resto del corpo, probabilmente perché la bocca rappresenta una via d’accesso fin troppo facile per i microrganismi pericolosi.

Leccarsi le ferite: il problema della stomatite aftosa

Qualche falla in questo sistema di sicurezza è presente nei pazienti che soffrono di stomatite aftosa e sindrome di Behcet. Entrambe sono caratterizzate da ulcere della mucosa orale. In questi casi, la saliva non pare essere abbastanza efficiente nello stimolare la produzione delle reti di difesa. «Non possiamo ancora affermare con certezza che queste malattie siano causate dall’incapacità del muco di stimolare i globuli bianchi a produrre reti efficienti – spiega Ole Sorensen, ricercatore del dipartimento di malattie infettive dell’Università di Lund –. Speriamo che ulteriori studi e nuove conoscenze sulla formazione delle reti prodotte dal muco possano portare in futuro alla realizzazione di nuovi trattamenti per la cura di queste malattie».

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