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Influenza: casi, complicanze e importanza del vaccino

L’influenza è una malattia sottostimata, ma il suo impatto globale è di oltre un miliardo di casi all’anno. Con conseguenze che portano a un numero di decessi che varia fra i 290mila e 650mila. Il vaccino è disponibile e fondamentale

In un periodo in cui siamo sommersi di notizie (negative) sul coronavirus, prendere l’influenza può apparire un problema banale. In realtà, non è esattamente così. Perché la «semplice» influenza è a tutti gli effetti una malattia e quando colpisce persone fragili può portare a complicanze gravi.

I medici lo sanno bene, ma in Italia – e non solo – i casi di influenza registrati ogni anno rappresentano solo la punta dell’iceberg. Questo perché la ricerca dei virus influenzali con le analisi di laboratorio viene richiesta raramente. I casi confermati sono quindi poche centinaia, ma i morti attribuibili all’influenza sono realmente molti di più, circa 8 mila.

Gruppo San Donato

La cifra nasce dal calcolo dell’eccesso di mortalità che si registra durante i mesi invernali, cioè nel pieno della stagione influenzale. Il motivo principale è che spesso il virus influenzale è in grado di aggravare le condizioni già compromesse di pazienti affetti da altre patologie. Specialmente quelle respiratorie o cardiovascolari. In questi casi, però, il virus influenzale non viene identificato o perché non viene ricercato oppure perché il decesso viene attribuito a polmoniti generiche. 

I costi dell’influenza

Ad essere rilevante è anche l’impatto economico. Uno studio italiano ha stimato che nel periodo 2008-2015, oltre alle 4.407 ospedalizzazioni per influenza, in media ci siano stati altri 15.206 casi di malati ospedalizzati attribuibili allo stesso problema. Il costo totale stimato? 37 milioni di euro l’anno.

Le complicanze dell’influenza

Tra le complicanze più conosciute dell’influenza ci sono quelle che colpiscono il sistema respiratorio. Ad esempio bronchiti, polmoniti, infezioni dei seni paranasali e infezioni dell’orecchio. È anche ben noto che l’influenza può aggravare una serie di condizioni croniche sottostanti del sistema respiratorio, tra cui l’asma e la BPCO.

L’influenza infatti è un trigger per eventi respiratori e cardiovascolari. Basti pensare che aumenta di cento volte il rischio di polmonite, quello di infarto del miocardio di dieci e quello di ictus di otto. Anche negli adulti sani (over 40 anni), il rischio di infarto e ictus cerebrale aumenta nel periodo immediatamente successivo ad un episodio influenzale.

Infine, a seguito di un’influenza, le persone con diabete hanno un rischio triplo di ospedalizzazione, quadruplo di ricovero in terapia intensiva e doppio di infezioni letali.

Influenza e anziani

Il 65% delle ospedalizzazioni legate all’influenza e l’85% dei decessi correlati alla contrazione di questo virus riguardano principalmente le persone over 65. Inoltre, un anziano su dieci ospedalizzato per via dell’influenza perde gran parte della sua indipendenza.

Capita poi che spesso negli anziani l’influenza abbia sintomi più sfumati. Può non essere presente la febbre ma semplicemente vedersi un peggioramento del quadro complessivo di salute. Per questo, soprattutto per le categorie più fragili è importante non sottovalutare alcun sintomo.

Prevenire l’influenza negli anziani consentirebbe di diminuire il loro accesso al pronto soccorso in presenza di sintomi ormai gravi, evitando di esporli a ulteriori rischi, come quello di contagio con il coronavirus. Gli anziani dopotutto ricoprono un ruolo importante nella nostra società, non solo perché si prendono cura dei nipoti ma anche perché contribuiscono all’economia. Il 22% della popolazione over 65 nei paesi OCSE lavora ancora.

Il vaccino antinfluenzale: sicuro ed efficace

Il modo più efficace per prevenire l’influenza e le sue complicanze è la vaccinazione. In effetti fin dal momento della loro introduzione sul mercato, negli anni Quaranta, i vaccini antinfluenzali hanno salvato vite e limitato la diffusione di pandemie. 

Ad esempio, negli Stati Uniti durante il periodo 2019-2020, la vaccinazione antinfluenzale ha permesso di prevenire circa 7,5 milioni di malattie influenzali, 3,7 milioni di visite mediche associate all’influenza, 105.000 ricoveri ospedalieri associati all’influenza e 6.300 decessi associati all’influenza.

Da cosa ci protegge il vaccino?

La protezione offerta dal vaccino antinfluenzale va oltre l’influenza. Secondo quanto emerso da una recente metanalisi, c’è stata una diminuzione del 36% del rischio di eventi cardiovascolari in persone fragili vaccinate. E nelle persone con diabete di tipo 2 vaccinate il rischio di ospedalizzazione si è abbassato del 79%. Uno studio del 2021, invece, ha mostrato che negli adulti la vaccinazione antinfluenzale diminuisce del 26% il rischio di essere ammessi in reparti di terapia intensiva. E del 31% di morire per influenza rispetto alla popolazione non vaccinata. 

Una metanalisi che ha valutato quindici pubblicazioni in cui si confronta il vaccino antinfluenzale ad alto dosaggio con il vaccino a dosaggio standard nell’arco di dieci stagioni, ha rilevato una superiore efficacia relativa del vaccino ad alto dosaggio rispetto al vaccino a dosaggio standard. Questi i dati:

    • +11,7% (7.0–16.1) sui ricoveri per influenza;
    • +27,3% (15.3–37.6) sui ricoveri per polmonite; 
    • +17,9% (15.0–20.8) sui ricoveri per cause cardiorespiratorie;
    • +8,4% (5.7–11.0) sui ricoveri per tutte le cause. 

Vaccino antinfluenzale e Covid-19

Il vaccino antinfluenzale permette anche di alleviare il carico dell’infezione da coronavirusUno studio condotto in Inghilterra dimostra che l’infezione combinata influenza e Covid-19 è associata a un rischio doppio di ricovero in terapie intensiva e di morte rispetto alla sola infezione da coronavirus.

Una survey condotta in Italia nel 2020, invece, ha rilevato che adulti e anziani che avevano ricevuto la vaccinazione antipneumococcica nell’anno precedente avevano una minore probabilità di prendere il Covid-19 rispetto alle controparti non vaccinate.

Come per l’influenza, la gravità della malattia Covid-19 è fortemente associata all’età avanzata. E gli adulti più anziani sono a maggior rischio di forme gravi di malattia e di decesso rispetto agli adulti più giovani. Per questo l’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda di dare la priorità per la vaccinazione antinfluenzale agli anziani ricoverati in strutture assistenziali a lungo termine o assistiti a domicilio. Inoltre, si dovrebbe considerare di estendere questo gruppo a rischio includendo gli adulti oltre i 50 anni di età che sono a più alto rischio di Covid-19 grave.

I vaccini non sono tutti uguali

I vaccini hanno indicazioni specifiche a seconda della fascia di età e delle condizioni di salute. Gli ultra 65enni rappresentano la popolazione a maggior rischio di gravi complicanze correlate all’influenza come polmonite, eventi cardiovascolari e ictus. Gli anziani vanno incontro a immunosenescenza e hanno necessità di vaccini specifici, che garantiscano una maggiore protezione. 

Per gli anziani i vaccini indicati sono i vaccini quadrivalenti. Quelli, cioè, che proteggono da tutti e quattro i virus individuati dall’Oms per la stagione in corso. In particolare, i vaccini ad alto dosaggio garantiscono una protezione massima e hanno dimostrato un’efficacia superiore nel prevenire ricoveri ospedalieri negli anziani, evitando anche eventi cardiovascolari e quadri di polmoniti.

La programmazione sanitaria

«La programmazione della campagna vaccinale è la chiave per poter assicurare i vantaggi della vaccinazione antinfluenzale a tutta la popolazione. A partire dai più fragili e dagli anziani.» interviene Michele Conversano, direttore del Dipartimento di Prevenzione ASL di Taranto. «Programmare la vaccinazione antinfluenzale vuol dire dare la possibilità alle Regioni, attraverso la circolare ministeriale, di organizzarsi il prima possibile. Tutto questo è fondamentale, perché sebbene i dati della copertura vaccinale 2020-2021 siano migliori rispetto a quelli dell’anno precedente, c’è ancora tanta strada da fare per riuscire a raggiungere almeno il target minimo nelle popolazioni a rischio (75%, l’ottimale sarebbe 95%). Negli over 65 la copertura è arrivata al 66,5%, dunque siamo ancora molto lontani dall’obiettivo».

La programmazione sanitaria della campagna antinfluenzale è anche fondamentale in considerazione dell’invecchiamento progressivo della popolazione e della quota crescente di grandi anziani longevi. Le previsioni demografiche dell’Istat ci dicono che nel 2030 ci saranno più di 16 milioni di over 65.

La popolazione fragile

L’invecchiamento degli italiani avrà come effetto finale un aumento della proporzione di soggetti affetti da patologie croniche e da comorbidità. Negli ultimi vent’anni la proporzione di italiani affetti da almeno una malattia cronica è aumentata dal 35,1 al 37,9%. Mentre quella dei soggetti affetti da almeno due malattie croniche è aumentata dal 17,7 al 20%. In valori assoluti questo significa un incremento di circa 2,7 milioni di pazienti con almeno una malattia cronica. Di cui circa 2 milioni con almeno due patologie croniche.

Influenza: immunità inferiore a causa del Covid

Nella stagione 2020-2021 il sistema di sorveglianza dell’influenza ha fatto registrare a livello mondiale un calo dei casi. Da una parte le misure di contenimento per il coronavirus hanno agito anche su altri virus. Dall’altra c’è stata meno attenzione all’individuazione degli altri virus – compresi quelli influenzali – per via dell’emergenza Covid-19.

La riduzione del livello di immunità di popolazione porta all’allargamento della fetta di persone suscettibili ai virus influenzali, fenomeno che potrebbe portare all’emergere di un’influenza stagionale più grave. L’influenza è imprevedibile, per questo è necessaria la massima protezione.

La campagna di vaccinazione antinfluenzale 

Vista l’attuale situazione epidemiologica relativa alla circolazione del coronavirus, il ministero della Salute ha raccomandato di anticipare la campagna di vaccinazione antinfluenzale a partire dall’inizio di ottobre e di offrire la vaccinazione ai soggetti eleggibili in qualsiasi momento della stagione influenzale. Anche se si presentano in ritardo per la vaccinazione.

Inoltre ha allargato la platea della popolazione eleggibile all’offerta vaccinale gratuita a tutti i bambini sani dai 6 mesi ai 6 anni e ai soggetti di età pari o superiore a 60 anni.

L’approvvigionamento dei vaccini anti-influenzali si deve basare su stime effettuate sulla popolazione eleggibile e non sulle coperture delle stagioni precedenti.

Il sistema logistico-organizzativo usato per la campagna vaccinale contro Covid-19 può essere usato almeno in parte per favorire l’accesso alla vaccinazione antinfluenzale che deve essere portata il più vicino possibile ai cittadini: hub vaccinali, farmacie, organizzazione di open day.

La doppia somministrazione è sicura

In Italia il Ministero della Salute ha dato il via libera alla somministrazione nella stessa seduta dei due vaccini in soggetti a rischio per entrambe le infezioni o in occasione della terza dose booster del vaccino anti Covid-19 che il Ministero ha raccomandato ormai a tutti. «Chi si sta sottoponendo alla terza dose, in particolare gli anziani e soggetti fragili, può fare contemporaneamente la vaccinazione antinfluenzale. È una possibilità che ci è stata consentita perché è sicura e perché ci aiuta ad aumentare le coperture vaccinali, booster e antinfluenzale» conclude Conversano.

I risultati preliminari del primo studio descrittivo di co-somministrazione del vaccino quadrivalente ad alto dosaggio con la terza dose di vaccino Covid-19 mRNA mostrano che la somministrazione contemporanea dei due vaccini è sicura, ben tollerata e con una adeguata risposta anticorpale pari a ciascun vaccino somministrato singolarmente.  

Oltre al ministero della Salute italiano, diverse autorità sanitarie (Austria, Danimarca, USA, Finlandia, Francia, Germania, Regno Unito) hanno emesso raccomandazioni per la co-somministrazione di entrambi i vaccini se il paziente è a rischio per entrambe le infezioni.

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