Salute

Incontinenza urinaria maschile: ne soffre 1 cinquantenne ogni 10

Dopo i 75 anni ne soffre la metà degli uomini. L'incontinenza non è una malattia, ma un sintomo. Vanno capite le cause per procedere alla terapia ideale per ogni paziente

L’incontinenza urinaria maschile è molto più diffusa di quanto si possa pensare. Anche se fino alla terza età le donne che ne soffrono sono decisamente più degli uomini, dai 75 anni in su la percentuale è la stessa. Nel dettaglio, intorno ai 50 anni interessa il 20% delle donne e circa il 12 degli uomini. Una volta compiuti i 75 anni, invece sono la metà degli individui (sia uomini che donne) a dover convivere con le perdite di urina. I dati arrivano dall’Osservatorio della Terza Età.

Uno dei problemi principali dell’incontinenza maschile è che gli uomini fanno fatica a parlarne e arrivano dal medico in ritardo. Come per ogni problema, prima si interviene, più semplici saranno i trattamenti. Le stime degli urologi dicono che solo il 25% circa delle persone che soffrono di incontinenza urinaria si rivolge al medico per iniziare una terapia.

Gruppo San Donato

Quali sono le cause dell’incontinenza urinaria maschile?

Va ricordato che l’incontinenza urinaria non è una malattia in sé, ma un sintomo. Con il passare degli anni la prostata può ingrossarsi. È molto comune negli uomini sopra i 50 anni, ma può colpire anche persone più giovani. Man mano che la prostata cresce, può premere sull’esterno dell’uretra, facendola restringere. Ciò può causare problemi di incontinenza. In questi casi si parla di ipertrofia prostatica benigna (IPB), una condizione in cui la prostata è ingrossata, ma non cancerosa.

Ci possono essere altri motivi, come le difficoltà di contrazione dei muscoli intorno alla vescica o problemi ai nervi che controllano l’azione della vescica. Naturalmente il cancro alla prostata, soprattutto dopo un trattamento chirurgico importante o anche la radioterapia.

Sempre a causa dell’invecchiamento, la vescica perde la capacità di svuotarsi completamente. Anche la tosse cronica e alcuni problemi neurologici possono causare perdite di pipì.

Quali esami possono essere utili per identificare le cause dell’incontinenza urinaria maschile?

Ovviamente il primo è l’esame dell’urina, un test estremamente semplice. Si può procedere anche ad urinocoltura per capire se ci siano batteri. In genere occorrono da uno a tre giorni per avere i risultati. Anche un esame del sangue può essere utile, soprattutto per capire se ci siano problemi della funzionalità renale o uno squilibrio chimico dell’organismo. È possibile anche dosare il livello di uno specifico antigene prostatico (PSA), una proteina prodotta dalla prostata che tende a essere più alta nei soggetti con cancro prostatico.

Quali sono le terapie?

Dipende dal tipo di incontinenza. In genere sono molto utili gli esercizi per il rafforzamento del pavimento pelvico. Dedicare delle sedute di yoga e pilates può essere particolarmente utile a tal proposito. In genere si può evitare di bere bevande a base di caffeina perché irritano la vescica. Per evitare di farsi la pipì addosso di notte, meglio limitare i liquidi nelle due ore precedenti alla scelta di andare a dormire. Anche controllare il peso corporeo può rappresentare una decisione cruciale. Il fumo di sigaretta è particolarmente nocivo per la vescica. Va da sé che chi soffre di questo disagio deve immediatamente smettere.

Gli esperti propongono anche un addestramento della vescica. Ad esempio si può decidere di andare comunque in bagno ogni tot di tempo. Man mano che ci si sente più sicuri possiamo dilatare nel tempo gli appuntamenti con il WC.

I farmaci contro l’incontinenza urinaria maschile

Il medico può prescrivere dei farmaci che rilassano la vescica, riducono spasmi vescicali o trattano l’incremento di volume della prostata. Da qualche tempo si usa il botulino. Si inietta alle persone con condizioni neurologiche come lesioni del midollo spinale o sclerosi multipla. L’iniezione in vescica del botox ne provoca il rilassamento, aumentando le capacità di immagazzinamento e riducendo l’incontinenza. L’efficacia della tossina dura circa dieci mesi.

Gli altri interventi

L’elettrostimolazione nervosa

Se la situazione ancora non migliora si può ricorrere all’elettrostimolazione nervosa. I metodi più diffusi sono due:

  1. la stimolazione del nervo sacrale, che prevede l’impianto di uno stimolatore vicino al nervo;
  2. quella percutanea del nervo tibiale, per prevenire l’incontinenza, l’eccessiva frequenza di minzione e altri sintomi. L’elettrostimolazione modifica i riflessi vescicali tramite impulsi elettrici.

Iniezioni di collagene e sfere di carbonio

L’urologo può decidere anche per iniezioni di collagene e sfere di carbonio per chiudere l’apertura della vescica. Dopo un po’ di tempo bisogna rifare le iniezioni.

Intervento chirurgico

Se non funziona niente, si può optare per l’intervento chirurgico, come lo sfintere urinario artificiale e la sling.

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Francesco Bianco

Giornalista professionista dal 1997, ha lavorato per il sito del Corriere della Sera e di Oggi, ha fatto interviste per Mtv e attualmente conduce un programma di attualità tutte le mattine su Radio LatteMiele, dopo aver trascorso quattro anni nella redazione di Radio 24, la radio del Sole 24 Ore. Nel 2012 ha vinto il premio Cronista dell'Anno dell'Unione Cronisti Italiani per un servizio sulle difficoltà dell'immigrazione. Nel 2017 ha ricevuto il premio Redattore del Gusto per i suoi articoli sull'alimentazione.
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