Salute

I betabloccanti per prevenire il mal di testa

Utilizzate anche in cardiologia, queste medicine sono efficaci come profilassi della cefalea

I betabloccanti sono utilizzati per combattere ipertensione arteriosa e disturbi cardiaci, ma possono essere utili anche per prevenire il mal di testa. Agiscono principalmente diminuendo la frequenza del battito del cuore e bloccando l’azione di ormoni come l’adrenalina.

Cosa curano i betabloccanti

I disturbi più frequenti per cui vengono utilizzati i betabloccanti sono pressione alta, anche in associazione ad altri farmaci, dolore al petto (angina pectoris), causato dal restringimento delle arterie coronarie che irrorano il cuore, insufficienza cardiaca, cioè l’incapacità del cuore di pompare abbastanza sangue nelle arterie, e fibrillazione atriale (battito cardiaco irregolare). Meno comunemente, sono impiegati per prevenire l’emicrania o curare disturbi come ipertiroidismo, stati d’ansia, tremore, glaucoma.

Gruppo San Donato

Betabloccanti e mal di testa

Atenololo, bisoprololo, carvedilolo, metoprololo, nebivololo, propranololo sono i più comunemente utilizzati. Di questi, i più efficaci contro il mal di testa sono il propranololo e il metoprololo, in grado di ridurre la frequenza degli attacchi di mal di testa nel 69-80% dei soggetti. Solo nel 5,3% dei pazienti emicranici si verifica una sospensione del farmaco per la comparsa di effetti collaterali, tra i quali stanchezza, mancanza di energia o desiderio. Sono controindicati in gravidanza.

Le linee guida americane: prevenire meglio che curare

Secondo le linee guida evidence-based della American Academy of Neurology nel caso dell’emicrania è meglio prevenire che curare. Cioè utilizzare farmaci “preventivi” piuttosto che quelli che contrastano il dolore. Secondo il documento, infatti, circa il 38% dei pazienti che hanno periodicamente cefalee, tanto forti da essere debilitanti e incidere sulla qualità della vita, potrebbero prevenirle completamente con un regime giornaliero di farmaci anticonvulsivanti e betabloccanti.

Tuttavia, solo tra il 3 e il 13% dei pazienti usa i farmaci che potrebbero prevenire il dolore. I possibili motivi sono intuibili: da una parte è difficile convincere le persone a prendere medicinali quando si sentono bene; in secondo luogo molti pazienti non hanno diagnosi corrette.

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