Salute

Frattura all’omero: una nuova cura con le staminali

Quando si rompe l'osso lungo del braccio si interviene con placche, chiodi o un innovativo sistema con le cellule prelevate dal midollo osseo del bacino

Cosa accade quando ci si frattura l’omero? Ecco come si interviene quando si rompe l’osso lungo del braccio che si articola sopra con la scapola e sotto con le due ossa dell’avanbraccio: radio e ulna.

Le placche. «Quando la frattura è scomposta, cioè quando l’omero appare diviso in più frammenti disallineati fra loro, il chirurgo utilizza placche di titanio o acciaio, che vengono applicate con apposite viti», spiega Angelo Chessa, dirigente medico presso la clinica ortopedica e traumatologica dell’ospedale San Paolo di Milano. L’osso viene risistemato e poi bloccato nella posizione giusta.

Gruppo San Donato

I chiodi. «Se la frattura non è vicina alle articolazioni si può utilizzare (in alternativa alla placca, con tecniche di chirurgia mininvasiva) un chiodo all’interno dell’osso (endomidollare)», continua Chessa.
«Quando la frattura, invece, è esposta, cioè l’omero fuoriesce dalla ferita, si può usare un fissatore esterno assiale, applicato con alcune viti (che poi va tolto). Se, infine, la frattura non guarisce, è possibile reintervenire con innesti ossei prelevati dal bacino (ala iliaca) o dalle apposite banche regionali dell’osso».

Le staminali. «Da qualche tempo si usano anche le staminali, per accelerare la ricostruzione dell’omero (sempre nel caso che la frattura non guarisca)», dice Chessa. «Queste cellule vengono prelevate con un ago siringa dal midollo osseo del bacino».
OK La slaute prima di tutto

Mostra di più
Pulsante per tornare all'inizio