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Farmaco monoclonale per riparare il cuore dopo un infarto

Un team internazionale ha messo a punto un farmaco biologico capace di rivitalizzare le cellule muscolari del cuore

Monoclonali e malattie del cuore: finalmente arriva un farmaco monoclonale capace di proteggere il cuore dopo un infarto. A mettere a punto il farmaco, che potrebbe rivoluzionare le terapie delle malattie cardiovascolari, un gruppo di esperti internazionali che ha lavorato anni. A coordinare il team Serena Zacchigna, professore di Biologia Molecolare presso l’Università degli Studi di Trieste e responsabile del laboratorio di Biologia Cardiovascolare dell’International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology (ICGEB) di Trieste. Con la sua équipe hanno lavorato anche ricercatori dell’Università di Zagabria e un team di cardiochirurghi di Innsbruck, in Austria.

Monoclonali e malattie del cuore: ferma la fibrosi

Il farmaco è in grado di bloccare la fibrosi, cioè la produzione da parte del corpo di grandi quantità di tessuto connettivo in un organo come il cuore. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Communication.

Gruppo San Donato

L’anticorpo individuato si chiama anti-BMP1.3. Funziona utilizzando un doppio meccanismo:

  1. facilita la sopravvivenza delle cellule muscolari del cuore,
  2. riduce la formazione del tessuto fibroso, che rende complicata la funzione della pompa cardiaca.

Cosa sono i farmaci biologici?

I farmaci biologici sono una classe di farmaci che non possono essere prodotti attraverso la sintesi chimica. Si ottengono a partire da materiale biologico. In genere sono estratte e purificate da cellule cresciute in vitro in laboratorio. Altre si ottengono a partire da organi vegetali, animali o umani. Un esempio su tutti è quello dell’insulina, che fino a pochi decenni fa si estraeva dal pancreas di bovini e suini.

Monoclonali e malattie del cuore: il ruolo di alcune proteine

Al centro dello studio c’è una famiglia di proteine, chiamate Bone Morphogenetic Proteins (BMPs). Gli esperti in forza al centro di ricerca austriaco si sono concentrati sui meccanismi che partecipano al danno ischemico e allo sviluppo di terapie innovative.  Solo nel nostro Paese, infatti, si spendono più di 20 miliardi di euro all’anno per la cura di queste malattie, con i numeri destinati a crescere nel futuro prossimo.

Il futuro nelle terapie biologiche

“Le nuove terapie biologiche stanno trasformando le cure oncologiche o delle malattie ereditarie. Sono davvero pochi però i farmaci biologici per il trattamento delle malattie cardiovascolari”, ha commentato Zacchigna.  “Si tratta per lo più di piccole molecole chimiche che generalmente hanno un unico bersaglio. Bloccano ad esempio l’azione di un enzima o di un recettore. Al contrario, i farmaci biologici riproducono elementi che normalmente esistono nei nostri tessuti. Per questo motivo hanno la potenzialità di interferire con meccanismi complessi di terapia”. Il limite è che si tratta di farmaci complessi sia da utilizzare, sia da preparare. Sono anche decisamente più costosi.

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Francesco Bianco

Giornalista professionista dal 1997, ha lavorato per il sito del Corriere della Sera e di Oggi, ha fatto interviste per Mtv e attualmente conduce un programma di attualità tutte le mattine su Radio LatteMiele, dopo aver trascorso quattro anni nella redazione di Radio 24, la radio del Sole 24 Ore. Nel 2012 ha vinto il premio Cronista dell'Anno dell'Unione Cronisti Italiani per un servizio sulle difficoltà dell'immigrazione. Nel 2017 ha ricevuto il premio Redattore del Gusto per i suoi articoli sull'alimentazione.
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